Si concluderà domani la prima esperienza di “Zona Luce”, il progetto sviluppato dalla Figc e dalla Fondazione Scholas Occurrentes nell’ambito della collaborazione avviata nel 2020 per favorire attività finalizzate all’integrazione e alla riabilitazione per quelle categorie in condizioni di disagio o emarginazione, con lo scopo di tutelare e rafforzare il valore educativo, morale e culturale del calcio. Un’iniziativa destinata agli operatori di polizia penitenziaria e ai detenuti del carcere minorile di Nisida, nel napoletano, che si colloca all’interno della macro area Rete Social Football della Federazione, e articolata attraverso un percorso per la formazione di istruttori sportivi, con l’obiettivo di trasferire ai destinatari le necessarie competenze per poter proseguire un’attività nel mondo del calcio a fine pena. Dopo i dieci incontri, svolti sotto la guida dello staff tecnico Figc-Scholas, attraverso un programma mirato e condiviso, e in piena sinergia con la struttura carceraria, in occasione dell’inaugurazione del campo da calcio di Nisida, avrà luogo la consegna degli attestati di partecipazione alla presenza del Prefetto di Napoli, Marco Valentini, del direttore dell’istituto penitenziario, Gianluca Guida, del presidente del Settore Giovanile e Scolastico, Vito Tisci, del presidente del Comitato regionale Lnd, Carmine Zigarelli, della Coordinatrice di Scholas Italia, Alessandra Graziosi e del Coordinatore Sgs Campania, Giuseppe Madonna.
“Molte persone libere vivono chiuse in se stesse – ha dichiarato José María del Corral, direttore mondiale Scholas – altre invece conquistano la loro libertà scoprendo il Significato e la Bellezza interiore”. “Zona Luce è un progetto di grande valore e significato – sottolinea invece Tisci – e rappresenta l’attenzione e l’impegno della Federazione sulle tematiche sociali e destinate ai giovani”.
Il progetto Zona Luce ha visto la partecipazione anche dell’Alta Scuola di Psicologia (Asag) dell’Università Cattolica per una azione di monitoraggio e valutazione dell’efficacia dell’intervento coordinata Caterina Gozzoli e Chiara Corvino. In attesa degli esiti del lavoro di ricerca-azione possono già essere evidenziati due aspetti di estremo valore del progetto: il coinvolgimento in un’attività comune di molteplici attori che raramente si rileva (i giovani ragazzi di Nisida, altri giovani della città di Napoli, gli operatori di polizia penitenziaria e società sportive del territorio); la costruzione, fin dall’inizio del progetto, di un gruppo di lavoro con gli allenatori, gli operatori e i ragazzi, accomunato dalla volontà di riflettere sulle attività in campo, per monitorare gli aspetti di miglioramento e gli esiti di quanto svolto. Dopo l’esperienza di Nisida, l’8 marzo Zona Luce sarà avviato anche presso il carcere minorile di Casal del Marmo (Roma) e, nelle prossime settimane, nelle analoghe strutture di Torino e Milano.(ITALPRESS).