Web tax, cos’è e come funziona

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Web tax, cos’è e come funziona il sistema di tassazione web anche detto web tax 2019. Chi deve versare l’imposta e limiti.

Per il sole 24 ore la web tax Europea è un passo avanti, in una situazione dove ogni Stato europeo presenta una visione propria in materia di servizi digitali e tassazioni, tuttavia avverte: la web tax europea non è priva di limiti!

Nello stesso contesto temporale, anche in Italia arriva una web tax, introdotta con la legge di Bilancio 2018 e entrerà in vigore nel 2019. Vediamo insieme cosa sono questi due provvedimenti e cosa cambierà per chi lavora nel web.

Web tax, cos’è

Negli ultimi tempi ne sentiamo spesso parlare ma non tutti ne hanno compreso il significato e soprattutto, non tutti hanno capito che esistono due distinti provvedimenti, uno con risonanza Europea e uno del tutto nostrano. E’ per questo motivo che abbiamo deciso di dedicare una pagina di Italpress.com per cercare di chiarire che cos’è e come funziona la web tax europea e la web tax italiana.

La web tax europea è un nuove regime di tassazione fiscale che la Commissione Europea ha presentato lo scorso 21 marzo 2018.

Questo sistema di tassazione, detto web tax, non interesserà le piccole attività online (blogger, editoria digitali…), la web tax riguarda i colossi del web come Google, Facebook, Amazon, Netflix, Apple, Microsoft, eBay… La commissione europea, con la web tax propone un’imposta pari al 3% del fatturato generato dai giganti del web. Lo scenario della web tax europea colpirà anche l’Italia.

Web tax Europea. L’imposta web tax colpirà soltanto le multinazionali con fatturati mondiali superiori ai 750 milioni e qualora il fatturato della stabile organizzazione dia pari almeno a 50 milioni di euro.

Web tax Italia o web tax 2019

Quando si parla di web tax è bene fare una netta differenza tra la web tax proposta dalla Commissione Europea e la web tax introdotta con la Legge di Bilancio 2018.

In Italia, la Legge di Bilancio 2018 ha introdotto un’imposta sulle transazioni digitali relative a prestazioni di servizi effettuati tramite mezzi elettronici. Anche in questo caso l’aliquota sarà pari al 3% e si applicherà sull’ammontare dei corrispettivi relativi alle prestazioni effettuate tramite mezzi digitali.

Chi non dovrà pagare la web tax Italia?

I soggetti esonerati dalla web tax 2019 sono:

  • Le imprese agricole
  • I contribuenti che hanno aderito al regime forfettario
  • I contribuenti che hanno aderito al regime dei minimi
  • Le imprese che hanno aderito alle agevolazioni per l’imprenditoria giovanile e i lavoratori in mobilità così come previsto dall’articolo 27 del decreto legge 6 luglio 2011, n.98
  • I contribuenti che generano utili dagli ecommerce
  • Le attività web che operano meno di 3.000 transazioni digitali

Chi milita nel regime dei minimi e nel regime forfettario (così come previsto dall’articolo 1, commi 54-89 della legge di stabilità 2015, legge 23 dicembre 2014, n. 190) e non versa l’IVA, non dovrà fare i conti con la web tax.

Questo nuovo emendamento è stato presentato da Boccia e prevede che l’imposta verrà prelevata con l’applicazione di una ritenuta da parte dell’acquirente ma esclusivamente per i prestatori che effettuano più di 3.000 transazioni digitali all’anno.

Il comma 9 chiarisce che la nuova web tax Italia sarà applicata agli utili generati attraverso mezzi elettronici, cioè:

“quelli forniti attraverso Internet o una rete elettronica e la cui natura rende la prestazione essenzialmente automatizzata, corredata da un intervento umano minimo e impossibile da garantire in assenza della tecnologia dell’informazione” 

La tassa al 3% è calcolata sull’ammontare dei corrispettivi al netto dell’IVA e va caricata in forma di ritenuta operata da parte dell’acquirente.

Non dovranno pagare la web tax le imprese che effettuano meno di 3.000 transazioni digitali in un anno.

Il significato della Web tax, in termini pratici, sta nella tassazione da parte dell’Agenzia delle Entrate che opererà attraverso due soglie: una è la presenza di 1.500 transazioni digitali (vendite di beni/servizi via web) nel giro di 6 mesi (quindi 3.000 transazioni all’anno). L’altra soglia mette in evidenza i ricavi, la web tax Italia colpirà le attività online che generano 1,5 milioni di euro di ricavi in sei mesi.

Come funziona?
E’ il cliente ad agire da sostituto di imposta versando allo stato l’aliquota. Quindi i clienti che si troveranno a fare spese su Amazon si ritroveranno, dal 2019, a dover versare un 3% di aliquota per la web tax Italia e un 3% di aliquota per la web tax Europea (totale 6%), mentre le imprese italiane non saranno passibili di una doppia tassazione (tassazione al 3%).