“Nelle attuali condizioni della finanza pubblica e con un basso grado di efficienza nell’amministrazione, il ricorso al disavanzo va utilizzato con cautela, assicurando un impiego delle risorse effettivamente rivolto al sostegno dell’attività economica, nel breve e nel più lungo termine”. Lo ha detto il governatore della Banca d’Italia Vincenzo Visco nel corso del suo intervento al 64° Convegno di Studi Amministrativi, a Villa Monastero di Varenna. “Anche se un’efficace politica di investimenti riuscisse a portare l’economia su un più elevato sentiero di crescita, resterebbe necessario definire una strategia credibile negli obiettivi di bilancio e nelle linee di riforma, tale da determinare una riduzione del premio per il rischio sui titoli di Stato italiani – ha aggiunto -. In questo scenario il rapporto tra debito e prodotto si avvierebbe su una traiettoria di progressiva riduzione, tanto più rapida quanto più contenuta la differenza tra onere per interessi e crescita nominale dell’economia e più ampio l’avanzo di bilancio al netto della spesa per interessi”.
“Aumentare gli investimenti pubblici può avere effetti positivi sul livello dell’attività economica nel breve periodo e incidere sul potenziale di crescita nel lungo termine, ma l’effetto di breve periodo può essere tanto forte da ridurre il rapporto tra debito e Pil solo se sono rispettate delle condizioni importanti come rapidità, efficienza e la stabilità dei tassi di interesse”, ha spiegato Visco -. Vanno tenuti in considerazione i vincoli che derivano dall’elevato livello del debito. Un aumento improduttivo del disavanzo finirebbe col peggiorare le prospettive delle finanze pubbliche, alimentando i dubbi degli investitori e spingendo più in alto il premio per il rischio sui titoli di Stato. Il rapporto tra debito pubblico e prodotto potrebbe rapidamente portarsi su una traiettoria insostenibile”.
“Se l’espansione di bilancio dovesse essere accompagnata da un deterioramento della fiducia degli investitori, l’impatto sui tassi di interesse potrebbe essere particolarmente elevato – ha sottolineato il governatore -. Non si possono applicare a situazioni di questo genere le stime basate sui valori registrati nelle economie avanzate in condizioni finanziarie normali. Bisogna comunque ricordare che ogni anno lo Stato deve collocare sul mercato circa 400 miliardi di debito pubblico”.