Un Vinitaly che guarda al futuro, in virtù della continua crescita, ma che alle porte della sua 53a edizione si ferma per riflettere sul mercato, «per capire le tendenze e anticiparle», come osserva Maurizio Danese, presidente di Veronafiere. Alla presentazione romana dell’evento, in programma dal 7 al 10 aprile a Verona, è stata tracciata una linea ideale che congiunge la piattaforma italiana con il mercato asiatico, con una particolare attenzione verso l’utenza cinese. Il recente gemellaggio fra la città di Verona e quella cinese di Hangzhou, siglato nel corso del memorandum Italia-Cina, ha infatti rafforzato l’impressione che il Made in Italy possa spingersi con maggior convinzione in direzione di Pechino, sfruttando le opportunità del mondo del vino.
«Al di là delle considerazioni politiche, penso che la visita del presidente Xi Jinping in Italia possa rivelarsi una leva importantissima per il made in Italy», ha detto Giovanni Mantovani, ceo di Veronafiere Spa, prevedendo «oltre 5000 operatori provenienti dall’Asia orientale».
La formula vincente di “profilare” l’evento in due realtà – business in fiera, wine lover in città – sarà replicato anche in occasione di quello che lo stesso Danese definisce il «Vinitaly più grande di sempre». Il sold out degli spazi – informa Veronafiere – è stato registrato già nel mese a novembre 2018, nonostante un incremento della superficie netta espositiva. Con la riorganizzazione dei padiglioni F e 8, per la prima volta l’area netta venduta raggiunge i 100.000 metri quadrati, mentre sono oltre 130 i nuovi espositori diretti, a cui si aggiungono gli indiretti e i rappresentati, che portano il numero totale di aziende a quota 4.600 da 35 nazioni e ad oltre 16.000 le etichette a catalogo.
«Ma non sono solo i numeri a renderlo così importante», sottolinea Danese. «Quest’anno, infatti, segna un’ulteriore evoluzione del modello di business legato alla rassegna. Innovazione, internazionalità e digitalizzazione sono le tre direttrici su cui Veronafiere ha sviluppato la manifestazione, pensando ai propri espositori, operatori professionali, e top buyer in arrivo a Verona da 140 nazioni».
Il continuo successo di Vinitaly “obbliga” Veronafiere a porre particolare attenzione al piano industriale al 2022: «Degli oltre 100 milioni di euro previsti a budget, buona parte riguarda proprio Vinitaly», annuncia Danese nel corso della conferenza stampa presso l’Auditorium Via Veneto, a Roma. Il presidente di Veronafiere ribadisce l’importanza di presidiare mercati come l’Asia e gli Usa con «la creazione di due piattaforme promozionali», oltre al radicamento in Sud America, dov’è già stato organizzata la prima edizione del Wine South America, in Brasile.
«L’Asia Orientale – aggiunge Mantovani – rappresenta un’area commerciale di circa un terzo della popolazione mondiale, con un valore delle importazioni di vino per 6,45 miliardi di euro l’anno e una crescita annua registrata negli ultimi 10 anni del 12,6%. L’Italia raccoglie solo il 6,5% del mercato, per un equivalente di 419 milioni di euro. Per certi versi si può affermare che il nostro gap con i francesi su scala mondiale – che è di poco più di 3 miliardi – si manifesti in gran parte proprio in questa area».