Usa, su Trump si abbattono la grinta di Kamala e l’uragano Taylor

Mandatory Credit: Photo by ABC/ZUMA Press Wire/Shutterstock (14711442a) NEWS - "Kamala Harris and Donald Trump - ABC News Presidential Debate" airs Tuesday, Sept. 10, at 9:00 p.m. EDT, live on ABC and streams live on the 24/7 streaming network ABC News Live, Disney+, and Hulu from Philadelphia, PA, and will be simulcast. "World News Tonight" anchor and managing editor David Muir and "World News Tonight" Sunday anchor and ABC News Live "Prime" anchor Linsey Davis are the moderators. KAMALA HARRIS, DAVID MUIR, LINSEY DAVIS, DONALD TRUMP, Philadelphia, Pa, USA - 10 Sep 2024

di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Se il dibattito per la Presidenza degli Stati Uniti di martedì sera sulla ABC in diretta da Filadelfia volessimo raccontarlo come una partita di calcio, scriveremmo che dopo un primo tempo a reti inviolate, nella seconda metà Kamala Harris ha dilagato contro Donald Trump concedendo, solo alla fine, all’ex presidente un inutile goal della bandiera. La vicepresidente ha mostrato fin dai primi secondi della diretta in tv più sicurezza dell’avversario. Salendo sul palco, è andata a cercarlo e stringendogli la mano ad alta voce ha detto il suo nome (che l’ex presidente di solito storpia). Poi, dopo una partenza lenta dovuta anche alla prima domanda sull’economia in cui la vice di Biden è più vulnerabile, la candidata che potrebbe diventare la prima donna presidente del paese più potente del mondo, per oltre un’ora ha scaricato micidiali affondi sull’avversario, frastornandolo. Harris ha bucato la difesa di Trump attaccandolo sulle decisioni sull’aborto, sulle sue condanne penali, sulle sue pericolose bugie – ancora ripetute ieri – sul voto nelle elezioni del 2020, sulle sue responsabilità per il 6 gennaio 2021 – con Trump “nudo” e quindi sfuggente alla domanda se avesse qualcosa da recriminare -. Ridicolizzando Trump persino sulle notizie “inventate” sui migranti che “ruberebbero” gli animali domestici degli americani “per mangiarseli”. Persino sulla politica estera, in cui Trump avrebbe voluto dominare sostenendo che con lui si evita “la terza guerra mondiale”, ha dovuto invece subire la scaltrezza di Harris. Come quando la vice presidente, dopo aver rivelato che diversi ufficiali militari le avevano confidato di considerare Trump “una vergogna, una disgrazia” per la sicurezza degli USA, ha poi descritto la tendenza dell’allora presidente a “piegarsi” alle volontà dei dittatori. Qui Harris è riuscita a colpire con un siluro che potrebbe dargli la vittoria in uno degli stati in bilico: “chissà cosa ne pensano gli oltre 600 mila americani di origine polacca della Pennsylvania’, ha detto accusando Trump di voler dare il via libera alla Russia di Putin in Ucraina e poi in Europa. L’ex presidente, che nei primi minuti non aveva iniziato male, mantenendo la calma e seguendo un suo filo logico pur saltando di palo in frasca negli argomenti, ha cominciato a barcollare quando ha abboccato all’esca lanciata dall’astuta Harris. Riferendosi al pubblico che partecipa ai comizi di Trump, Kamala ha provocato il narcisismo di Donald affermando che i “suoi comizi in cui parla solo di se stesso sono così noiosi che sempre più gente va via prima della fine’. Fumava di rabbia Trump a quelle insinuazioni e per tutto il resto del dibattito ha perso la bussola.
Da quel momento il candidato repubblicano ha continuato ad abboccare alle provocazioni dell’avversaria, rispondendo ad ogni critica confusamente, tentando di replicare con l’arma della disinformazione ma che veniva puntualmente ripresa e annullata dai conduttori. Così, come se fosse tornato all’asilo, si assiste a Trump esclamare all’improvviso: “Ora vi dico un segreto, anche Biden la detesta”. Tutto questo in un’ora e mezza in cui Trump non ha mai rivolto lo sguardo verso Harris, mentre la vicepresidente lo osservava facendo espressioni col viso e chiaramente lanciando il messaggio al pubblico a casa: ma come si fa a prenderlo sul serio? “È ora di voltare pagina”, ha ripetuto Harris, col piglio avvolte da pubblico ministero nei confronti dell’imputato all’arringa finale. Harris ha descritto Trump come un servitore dei suoi interessi personali e dei miliardari e delle grandi corporation, mentre lei sarebbe stata la paladina della classe media. Trump ha dal canto suo descritto la Harris come non solo “liberal”, ma addirittura “una marxista come suo padre, un professore marxista di economia che le ha insegnato bene’. Solo alla fine Trump è riuscito a collegare la Harris all’amministrazione del poco popolare Joe Biden e nel suo discorso di chiusura, ha detto che l’avversaria non avrebbe mai realizzato quello che promette, “perché non lo ha fatto negli ultimi tre anni e mezzo che era alla Casa Bianca”. Se Trump è pur riuscito a sferrare dei colpi ad Harris sull’andamento dell’economia con Biden, riferendosi più volte ai danni provocati dall’inflazione, la vicepresidente ha replicato presentando la sua proposta di concedere 50 mila dollari di sgravi fiscali alle piccole aziende “start-up” e fino a 6 mila dollari l’anno per figlio ai genitori. Ma è stato sull’aborto che Trump ha subito l’attacco da Harris andato perfettamente a segno: ‘Non è necessario abbandonare la propria fede o convinzioni profondamente radicate per concordare che il governo – e Donald Trump, certamente – non dovrebbe dire a una donna cosa fare del suo corpo”. La sala a Filadelfia era senza pubblico e con due giornalisti della ABC a condurre le domande e aprire e chiudere i microfoni, con David Muir e Linsey Davis, a differenza di quello che accadde nel precedente dibattito condotto dalla CNN tra Trump e Biden, che sono intervenuti quando uno dei candidati (ovvero sempre il candidato repubblicano) ha detto falsità con dati inventati così evidenti che alla replica, lui non ha avuto il coraggio di insistere. ‘Non esiste uno stato in questo paese in cui sia legale uccidere un bambino dopo la nascita’, la giornalista Davis stizzita ha richiamato ad un certo punto Trump dopo che quest’ultimo aveva continuato ad affermare che i democratici in certi stati permettevano l”esecuzione’ dei neonati.
Ma il gran colpo della serata per la campagna elettorale di Harris-Walz è arrivato quando il dibattito contro Trump era già finito da pochi minuti e i network televisivi e i siti dei giornali americani hanno diffuso la “breaking news”: la pop star Taylor Swift aveva appena annunciato con un post sui social il suo appoggio per il ticket democratico della vicepresidente Kamala Harris e del governatore del Minnesota Tim Walz. Rivolgendosi ai suoi quasi 300 milioni di follower su Instagram, Swift ha firmato il suo post ‘gattara senza figli’, in riferimento ai commenti dispregiativi sulle donne senza figli fatti da JD Vance, il senatore dell’Ohio scelto da Trump nel ticket repubblicano. Nel post scriveva perché sosteneva Harris-Walz, mettendo l’accento nel diritto della donna alla libertà di scegliere sul proprio corpo. Concludiamo avvertendo che la prestazione convincente di Harris nel dibattito non potrà servire a portar via dei voti da quel 50% di elettori repubblicani e MAGA e che finora nei sondaggi hanno indicato costantemente che voteranno Trump il 5 novembre nei sette stati chiave per vincere le elezioni (oltre alla Pennsylvania, il Michigan, Wisconsin, Georgia, North Carolina, Nevada e Arizona). Invece il dibattito potrebbe avvantaggiare Harris se ha convinto – la conferma l’avremo nei poll post dibattito- una maggioranza di elettori ancora indecisi nei 7 stati “dondolanti”, che sono ormai pochissimi ma che nella corsa tra candidati “testa a testa”, il loro voto sarà determinante. L’appoggio di Taylor Swift potrà far la differenza per Harris? L’appello della cantante più popolare d’America e del mondo, potrebbe avere certi prevedibili effetti sulle decine e decine di migliaia di giovanissime che ancora non si erano mai interessate alla politica. In quel caso vedremo le “swifties” correre per la prima volta al seggio elettorale per votare Kamala. Alla fine del dibattito di Filadelfia (intanto la campagna di Harris sfida subito quella di Trump ad organizzarne un altro in ottobre) resta sospesa, come una spada di Damocle, la domanda che ieri nessuno ha fatto a ciascuno dei candidati: ma se vincesse Trump (considerato da Harris un tiranno pericoloso per la democrazia) cosa direbbe la vicepresidente al suo elettorato? Si può accettare la sconfitta lasciando la democrazia USA in balia del futuro dittatore? Ma se a vincere invece fosse la Harris (appena chiamata da Trump la marxista pronta a distruggere l’America) cosa potrebbe dire l’ex presidente al suo elettorato? Tutti i MAGA alla presa della Casa Bianca?

– Foto Ipa Agency –

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