di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – In South Carolina, il 24 febbraio si sarebbe dovuta disputare la partita elettorale più favorevole a Nikki Haley nel lungo duello con Donald Trump nelle primarie che nomineranno il candidato repubblicano per la sfida di novembre. L’ex ambasciatrice all’ONU del 45esimo presidente degli USA, infatti gioca “in casa”: nel 2010, l’allora sconosciuta Haley, contro tutte le previsioni, vinse le elezioni che la elevarono la prima governatrice donna dello Stato del Sud dove lei era nata 38 anni prima da genitori immigrati dall’India. Ma a distanza di 14 anni da quel clamoroso trionfo e a poche ore dalle primarie di sabato, nel suo Stato Haley si ritrova con oltre 30 punti di distacco da Trump. A questo punto l’appuntamento elettorale è atteso con la curiosità di sapere se quella di Trump sarà una vittoria schiacciante oppure se, come successe in New Hampshire, sarà netta ma senza umiliare colei che aspira ad essere la prima donna nominata dal GOP per la presidenza. Haley ha comunque già annunciato ai media nazionali – in un discorso chiamato “The state of the race”, Lo stato della corsa – che la sua corsa continuerà, qualunque cosa succeda sabato in South Carolina.
Haley non è infatti più un “candidato normale”, che di fronte ad una umiliante sconfitta proprio nello stato che ha governato, sarebbe costretto a gettare la spugna. Perché la sua candidatura si riflette in quella assolutamente inedita nella storia delle elezioni americane del suo avversario. Un ex presidente imputato in diversi processi (4 penali), con spade costituzionali che potrebbero annullarne non la partecipare alle elezioni, ma l’eventuale esercizio della carica presidenziale anche se vincesse, fanno di Haley la “riserva vincente” pronta alla sostituzione. I candidati non rinunciano per l’umiliazione di una sonora sconfitta alle primarie, ma perché quella prosciuga le donazioni senza le quali non si continua la costosissima campagna. Invece, con lo stato di “riserva”, Haley gode di un continuo flusso di donatori, per lo più composto non solo dai ‘never Trump’ ma anche da quegli interessi che non vogliono un democratico alla Casa Bianca e che sono convinti che invece la candidatura di Trump porterà alla vittoria di Biden o di un suo sostituto. Per questo l’ex ambasciatrice è “finanziariamente immune” dalle batoste elettorali già subite da Trump e quelle future.
Ma perché Haley è rimasta così indietro a Trump proprio nel suo Stato? È stata forse una governatrice impopolare? Haley governò bene per i repubblicani che la votarono e la confermarono e anche tra democratici e indipendenti acquistò simpatie dopo aver firmato la legge che abbassò per sempre la bandiera confederata davanti al Parlamento dello Stato. Allora perché Trump resta stravincente in South Carolina? Il partito repubblicano in cui nel 2010 e 2014 Haley vinceva le elezioni non c’è più, ormai è quello “personale” del leader del movimento MAGA (Make America Great Again). Inoltre Haley si trova così indietro, perché in queste primarie aperte – sia indipendenti che democratici possono votare nelle primarie repubblicane se non hanno votato in quelle del Partito democratico – le è mancata la spinta “fuori” dal suo partito. I democratici non sono stati “mobilitati” per darle una mano e da questo fatto, dove il partito del presidente in carica non ha cercato di aiutare Haley, c’è la conferma che l’amministrazione Biden teme la candidatura di Haley molto più di quella di Trump, un candidato “pericolo per la democrazia” ma ritenuto, anche grazie ai suoi guai giudiziari, molto più “abbordabile” per le elezioni di novembre.
– Foto Onu –
(ITALPRESS).