di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Per la prima volta da quando Theodore Roosevelt tentò di riconquistare la Casa Bianca nel 1912 (dove aveva già speso due mandati) sembra ormai che un presidente in carica e un ex presidente si sfideranno alle elezioni per la Casa Bianca di novembre. Il Super Martedì, come previsto, ha reso ormai imminenti le “matematiche” nomination del presidente Joe Biden e dell’ex presidente Donald Trump per la sfida del 5 novembre (anche se rimangono le “mine vaganti” dell’età per Biden e dei guai giudiziari per Trump che potrebbero far naufragare le chance di nomina o vittoria per entrambi). Nel Super Martedì i due “presidenti” hanno entrambi accumulato una quantità tale di delegati con le loro vittorie in quasi tutti gli stati in ballo (15 tranne uno) che i due “vecchietti” a gonfie vele si dirigono verso quella rivincita per la Casa Bianca che la maggioranza degli americani, secondo i sondaggi, continua a non volere.
L’unica rivale di Trump, l’ex governatrice della Sud Carolina Nikki Haley, è riuscita a vincere il Vermont, privando così Trump dell’emplein. Biden ha vinto ovunque tranne nei caucus democratici nelle isole Samoa americane, dove ha vinto lo sconosciuto Jason Palmer. Mentre scriviamo aspettiamo ancora i risultati di Utah e Alaska. Haley, che non ha parlato martedì sera, potrebbe annunciare il ritiro tra poche ore, ma quella media di circa il 30% di consenso a livello nazionale finora da lei raccolto resta una pesantissima zavorra per le speranze di vittoria di Trump a novembre. L’ex presidente, invece dalla Florida ha parlato a lungo martedì sera con tono insolitamente calmo – senza mai nominare Haley – ripetendo che tocca a lui salvare gli Stati Uniti dal “peggior presidente della storia”. Trump ha soprattutto incitato i repubblicani a unirsi, ma Haley obbedirà? Anche se la sua ex ambasciatrice all’ONU decidesse per “l’unità” del partito (magari per ottenere da Trump la promessa della Segreteria di Stato come riuscì ad Hillary con Obama), una importante percentuale di coloro che l’hanno sostenuta finora, resterà nel campo dei “never Trump” che – confermano gli exit poll – sono andati a votare Haley convinti che l’ex presidente loro non lo voteranno mai. Sceglierebbero Biden allora? Mai, resteranno a casa ma potrebbero anche essere tentati da un candidato indipendente…
Per quanto riguarda Biden, la vittoria del super martedì è stata ancora più netta, in certi casi trionfante. Ma in alcuni stati (come Minnesota e Colorado) si è ripresentato per il presidente il serio problema del voto “uncommitted”, che esprime la protesta per il conflitto a Gaza – già esploso una settimana fa Michigan – e che Biden non potrebbe permettersi di trascinarsi fino a novembre. Biden non ha parlato martedì sera, ma ha diffuso un comunicato in cui ha ribadito che la sua rielezione serve a salvare la democrazia da Trump e per questo chiede il voto a democratici, indipendenti ma anche ai repubblicani che ancora hanno a cuore i valori costituzionali. Biden non ha parlato martedì sera soprattutto perché lo farà giovedì sera al Congresso riunito per il discorso sullo “Stato dell’Unione”, forse il suo più importante della lunga carriera politica.
Il 46esimo presidente dovrà riuscire nell’impresa di calmare i timori sul suo stato di salute, e allo stesso tempo essere in grado di delineare un programma politico di secondo mandato capace di ricostruire quella “coalizione allargata” che gli consentì di battere Trump nel 2020 e che oggi appare sfaldata. Infatti non solo i giovani lo stanno abbandonando, ma addirittura gli afroamericani, come già facevano gli ispanici, vengono attratti in percentuali mai viste nel campo di Trump. Questa analisi è iniziata ricordando la sfida di centododici anni fa nelle elezioni tra due presidenti, uno in carica, il repubblicano William Taft, e un ex ancora molto popolare e “fuori dagli schemi”, Teddy Roosevelt. TR però non correva più nel Gop, ma con un suo partito chiamato “Progressive”. Nel 1912, non vinse nessuno dei due “presidenti”. La spuntò un terzo sfidante, il democratico Woodrow Wilson.
Anche nella sfida tra Trump e Biden si sta allungando l’ombra di un terzo candidato, Robert Kennedy jr, finora snobbato dai grandi media. Eppure il figlio del senatore RFK e nipote del presidente JFK, nonostante quel suo passato “no vax”, continua a salire nei sondaggi grazie alle sue posizioni anti-guerra, ambientaliste e capacità di comunicazione nel web. Così, nonostante le vittorie senza avversari nelle primarie, potrebbero saltare tutti i calcoli e le strategie elettorali dei due “vecchietti” che si ostinano a sfidarsi nonostante la maggioranza dell’America vorrebbe non essere costretta a scegliere tra i due.
foto: Agenzia Fotogramma
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