“Io credo che la ricomposizione dei diritti e dei doveri, sia la grande sfida della politica nei prossimi anni, oltre le facili sirene del populismo che segnano la stagione corrente”.
A dirlo, stamattina a Bari Alessandro Barbano, in occasione della presentazione del suo libro “Troppi diritti” presentato nell’aula magna dell’Ateneo, nell’ambito dei ‘Cenacoli del Libro’, organizzati dall’Università. “C’è stato uno scollamento – ha detto Barbano ai giornalisti – fra i diritti e i doveri e ci sono state delle culture, delle retoriche demagogiche che hanno innaffiato la cultura del ‘dirittismo’ e hanno smontato pezzo pezzo le forme della democrazia. Io – ha sottolineato – credo che questo scollamento abbia messo l’Italia su un piano inclinato e oggi – ha ribadito l’autore – bisogna ricostruire una pedagogia civile fondata sulle basi della democrazia”.
Per Barbano è necessario “reintermediare una democrazia disintermediata e soprattutto tornare a spiegare ai cittadini che la democrazia, ancorché imperfetta è il migliore dei sistemi possibili”. E’ il modo migliore per farlo, secondo l’autore, è “attraverso un percorso realistico, non fatto di promesse quindi non fatto di promesse irrealizzabili che strutturano la trasformazione dei desideri in diritti. Attraverso – ha aggiunto – un nuovo realismo che la politica deve riscoprire, non solo la politica, ma anche il giornalismo che è la proiezione civile della dimensione pubblica nello spazio pubblico”.
“Questo – ha spiegato Barbano – è importante, perché solo un realismo riallaccia i diritti ai doveri. I diritti – ha continuato – sono stati un carburante attraverso cui le democrazie si sono imposte sulla scena del mondo attraverso due secoli, sfidando prima le autorità e le verità dell’ancien régime e poi quella dei totalitarismi, ma quando i diritti hanno inverato le democrazie – ha aggiunto – da presupposto delle stesse sono diventate una forza disgregatrice, perché in assenza di un’autorità da sfidare è mancato quell’aggancio con i doveri e con quelle responsabilità che avrebbero potuto continuare a dare ai diritti una forza propulsiva. E invece – ha concluso – i diritti sono diventati una forza di disgregazione”. A presentare l’autore il rettore dell’Università, Antonio Uricchio. “Come Aldo Moro ebbe a dire in una nota lettera del 1942 agli studenti quando era presidente della Gioventù Cattolica – ha detto Uricchio – la stagione dei diritti deve essere accompagnata da quella dei doveri. E quindi – ha continuato – c’è uno stretto collegamento tra diritti e doveri e l’affermazione del diritto deve necessariamente trovare nel riconoscimento, nella previsione del dovere il proprio completamento”.
“L’autore – ha aggiunto Uricchio – si occupa anche di una degenerazione: quando il diritto diventa privilegio, quando il diritto anche attraverso l’espressione che lui ha coniato e utilizzato ampiamente, il ‘dirittismo’ fa perdere di vista anche il senso della legittima affermazione di una prerogativa sancita dalla norma e diventa semplicemente abuso. Questo – ha sottolineato – credo che sia un aspetto su cui dobbiamo necessariamente riflettere, cioè riportare anche il riconoscimento dei diritti all’interno di un alveo che viene garantito dalla nostra Costituzione e che impedisce quelle derive a cui purtroppo abbiamo assistito quando il diritto diventa privilegio e quando fin troppo spesso anche il diritto perde di vista quella che è la naturale funzione e diventa – ha concluso – strumento di protezione di interessi particolari”.