Università, dal Cdm ok alla riforma dei contratti di ricerca

Roma - Palazzo Chigi, sede del Governo italiano (Roma - 2021-01-28, Luigi Mistrulli) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

ROMA (ITALPRESS) – Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha approvato il disegno di legge di riforma dei contratti della ricerca.
Con il provvedimento, si ampliano gli strumenti a disposizione delle Università, degli enti pubblici di ricerca e delle istituzioni Afam per inquadrare professionalmente le diverse figure all’interno del sistema della ricerca con un meccanismo di tutele crescenti.
Nello specifico, si prevedono forme di collaborazione da parte di studenti durante il corso di laurea o di laurea magistrale per un massimo di 200 ore l’anno. Gli studenti potranno fornire assistenza all’attività di ricerca in aggiunta alla collaborazione ai servizi universitari. Il compenso può arrivare a 3.500 euro/anno.
Si introducono poi due tipologie di borse di assistenza all’attività di ricerca: una junior, destinata ai laureati magistrali o a ciclo unico per iniziare percorsi di ricerca sotto la supervisione di un tutor; una senior per i dottori di ricerca che potranno svolgere attività di ricerca. In entrambi i casi la durata va da un minimo di un anno a un massimo di tre. Il trattamento economico sarà stabilito con un decreto del Ministro dell’Università e della Ricerca.
Arriva poi il contratto postdoc che potrà essere sottoscritto dal dottore di ricerca (con possibilità di deroga EPR per aspiranti tecnologi). In questo caso potranno essere svolte attività di ricerca, nonchè di collaborazione alle attività di didattica e terza missione. In merito al trattamento economico, l’importo minimo sarà stabilito con decreto del Ministro in misura non inferiore al trattamento iniziale spettante al ricercatore confermato a tempo definito (13 mensilità e TFR). La durata va da un minimo di un anno a un massimo di tre.
Rimangono in essere i contratti di ricerca, introdotti nel 2022, per i quali è in corso la contrattazione ARAN-sindacati. Viene poi introdotta la figura del Professore aggiunto (Adjunct professor), che potrà svolgere nelle università specifiche attività di didattica, di ricerca e di terza missione, arricchendo, con il proprio contributo, il percorso formativo degli studenti mediante un approccio più pratico e multidisciplinare. Il contratto potrà avere una durata minima di tre mesi fino ad una durata massima di tre anni.
“Si tratta di una vera e propria ‘cassetta degli attrezzì a disposizione delle Università, degli EPR e delle istituzioni AFAM, con strumenti differenziati a seconda dei diversi livelli di ricerca e con tutele crescenti via via che si avanza nel percorso accademico. Un intervento di grande impatto sul sistema della ricerca, con cui si intende superare il precariato storico che affligge da tempo il settore e iniettare nuova linfa con strumenti diversificati per attrarre e trattenere i migliori talenti nel circuito della ricerca e dell’innovazione scientifica”, ha sottolineato il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. “E’ stata scelta la strada del ddl perchè su questo provvedimento siamo aperti al confronto in misura massima. Già nella stesura del testo abbiamo preso in considerazione larga parte delle osservazioni delle università e abbiamo avuto un dialogo preliminare anche con i sindacati. E’ un percorso che proseguirà, sia in Parlamento sia con incontri al Ministero. Il contributo degli stakeholder, dei sindacati e delle associazioni di categoria per una riforma innovativa e sostenibile è fondamentale”, ha aggiunto.
-foto Agenzia Fotogramma-
(ITALPRESS).

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