I ricercatori dell’esperimento Cuore (Cryogenic Underground Observatory for Rare Events) situato ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) hanno pubblicato oggi su Nature i nuovi risultati sulla natura del neutrino, che dimostrano l’eccezionalità della tecnologia sviluppata, in grado di mantenere un rivelatore di oltre 700 kg a temperature vicine allo zero assoluto, per più di tre anni. L’esperimento, al quale ha contribuito anche l’Università di Milano-Bicocca, è stato ideato 25 anni fa dal professor Ettore Fiorini, professore emerito dell’ateneo milanese, a coronamento degli studi pionieristici sui rivelatori criogenici condotti negli anni ’80 del secolo scorso dal suo gruppo di ricerca milanese. “Il risultato di questo esperimento ha una ricaduta importante nella fisica astroparticellare, in particolare riguardo il neutrino, e nella tecnologia delle basse temperature, con un criostato capace di raffreddare più di 700 kg di rivelatore a temperature prossime allo zero assoluto”, spiega la professoressa Chiara Brofferio, docente del Dipartimento di Fisica “Giuseppe Occhialini” di Milano-Bicocca e spokesperson italiano dell’esperimento. E aggiunge: “Il gruppo del professor Fiorini, di cui facevo parte, ha guidato fin dall’inizio questa avventura. Oggi siamo orgogliosi di raccoglierne i frutti”. Cuore, che opera nel silenzio cosmico delle sale sperimentali sotterranee dei Laboratori del Gran Sasso, protetto da 1.400 metri di roccia, è tra gli esperimenti più sensibili al mondo per lo studio di un processo nucleare, chiamato doppio decadimento beta senza emissione di neutrini, possibile solo se neutrino e antineutrino sono la stessa particella. Questo decadimento, se osservato, chiarirebbe per la prima volta il mistero della natura di Majorana del neutrino. I risultati di Cuore si basano su una quantità di dati, raccolta negli ultimi tre anni, dieci volte più grande di qualsiasi altra ricerca con tecnica sperimentale simile. Da questo risultato è possibile stabilire che un atomo di tellurio impiega più di 22 milioni di miliardi di miliardi di anni per decadere. I nuovi limiti di Cuore sul comportamento dei neutrini sono cruciali nella ricerca di una possibile nuova scoperta della fisica delle particelle, che sarebbe rivoluzionaria perché aiuterebbe a comprendere le nostre stesse origini. “L’obiettivo è capire come ha avuto origine la materia” spiega Carlo Bucci, ricercatore dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso e responsabile internazionale dell’esperimento Cuore. (ITALPRESS).
Università, anche Milano-Bicocca protagonista dell’esperimento Cuore
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