UNIONCAMERE, PER IMPRESE FIDUCIA NEL 2019

Il 2018 è stato un anno complesso per le medie imprese industriali italiane, segnate dallo scenario nazionale e internazionale, nonostante ormai rappresentino quasi il 20% della manifattura italiana. Per il 2019 esiste un moderato ottimismo che fatturati, occupazione e produzione possano riprendere a crescere. Questa è la fotografia che emerge della diciassettesima edizione dall’indagine pubblicata da Unioncamere e Mediobanca, che hanno preso in esame i bilanci di circa un quarto delle 3500 medie imprese industriali presenti sul territorio. Domenico Mauriello, direttore dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne – Unioncamere, ha esposto le principali tendenze osservate per l’anno trascorso: «Ci sono delle difficoltà, sia sullo scenario nazionale che internazionale, che hanno portato una parte rilevante della media impresa a subire una battuta d’arresto. Nel 2018, solo una media impresa su 4 ha visto aumentare il proprio fatturato. Nel 2019, ci potrà essere un “rimbalzo” per alcune imprese ma prevale un sentiment di attesa sul quadro economico. A livello internazionale, le medie imprese si confermano i pivot del nostro made in Italy, con un brand fortemente percepito in mercati come Stati Uniti e Cina».

Rispetto al 2017, infatti, è aumentata la percentuale di imprese che hanno dichiarato un aumento di fatturato, calando dal 52% al 25% in soli dodici mesi. Le imprese che invece indicano difficoltà per il fatturato sono scese dal 6% al 2%. Per il 2019, le previsioni indicano che il 67% delle imprese vivrà una situazione stazionaria. Rispetto al 2018, invece, potrebbe salire la percentuale di imprese che avranno un aumento di fatturato (32%), con un possibile incremento del 7% rispetto al 2018. Dal punto di vista della produzione, solo il 23% del campione ha visto un aumento nel 2018 rispetto al 2017. Una percentuale simile a quella dell’occupazione: per il 22% è aumentata, stazionaria per il 75% e in diminuzione per il 3%. Per il 2019, c’è una moderata fiducia per l’aumento dell’occupazione – che il 25% potrebbe vedere in aumento – e per la crescita della produzione, che potrebbe passare dal 23% del 2018 al 31% del 2019. L’export rimane forte – costituendo il 44% del fatturato – ma scende rispetto all’analisi del 2017, passando dal 46% al 27% (2018). Nel 2019, secondo il campione, potrebbe tornare a crescere arrivando al 32%.

Negli ultimi 21 anni, informano Unioncamere e Mediobanca, le medie imprese familiari hanno rafforzato il proprio peso nella manifattura italiana. Il loro valore aggiunto è cresciuto dal 12,4% al 18,6% del totale manifatturiero, il fatturato dal 14,6% al 19,8%, l’export dal 15,6% al 18,7%, trainate dal made in Italy, che rappresenta il 61% del valore aggiunto, ma anche dalla meccanica (39% del valore aggiunto) e dal farmaceutico-cosmetico che vale il 15% e ha raggiunto la dimensione dell’alimentare e rappresenta una nuova eccellenza italiana. In questo contesto, però, le imprese familiari dovranno fare i conti con la necessità di un rinnovamento per la governance interna. 

«Lo studio mostra che le medie imprese familiari hanno performato molto bene nel tempo – spiega Gabriele Barbaresco, responsabile Area Studi Mediobanca -. Osservate su un orizzonte di 20 anni notiamo una crescita sostanzialmente costante. Il tema più problematico, per il futuro, riguarda la governance. Sono imprese familiari, in cui la famiglia tende ad avere una presenza eccessiva. Vi è ancora un’imperfetta predisposizione ad aprirsi verso competenze esterne, che nel mondo di oggi sono sempre più importanti per venire incontro alle esigenze (del mercato, ndr) in termini di internazionalizzazione e d’innovazione».

Per motivi anagrafici, infatti, nei prossimi anni, una media imprese familiare su 4 sarà chiamata a rinnovare i ruolo di vertici nel proprio Cda. Il 66% delle medie imprese familiari è gestito da organi monocratici o da soluzioni che prevedono un cumulo di cariche con deleghe. La quota scende al 42,7% nelle medie imprese non familiari. I cosiddetti “Baby boomers”, con età tra 53 e 72 anni, rappresentano la fascia generazionale più significativa nei board (46,9%). Nelle medie imprese familiari, l’età media è sensibilmente più alta rispetto a quelle manageriali. Il presidente di un’impresa familiare, per esempio, ha mediamente 66 anni; ne ha 59 se invece si osserva il mondo manageriale.

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