Un giovane su tre non è in grado di riconoscere fake news

MILANO (ITALPRESS) – In Italia, un giovane su tre non è in grado di comprendere correttamente se un’informazione online è affidabile oppure se si tratta di una fake news. In particolare, quando si tratta di informazione scientifica, tra i giovani viene riscontrata un’alta tendenza a credere alle teorie del complotto contro la scienza. E’ quanto emerge dal report “Disinformazione a Scuola”, realizzato da un team di ricerca guidato dal professore Carlo Martini dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e presentato durante la conferenza “Fake off, spegniamo la disinformazione” – organizzata da Havas Pr, società di consulenza in comunicazione parte di Havas Group -, che ha messo a confronto diversi esperti del settore sui temi delle false notizie e della comunicazione responsabile. Il report è stato realizzato su un campione di oltre 2.200 studenti di 18 scuole superiori di Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna.
“L’uso irresponsabile o distorto del digitale e dell’intelligenza artificiale oggi pone grandi minacce, specie per i più giovani, profondamente connessi nelle piattaforme digitali e nei social media – ha sottolineato Caterina Tonini, Ceo di Havas Creative Network Italy e co-Founder e Ceo di Havas PR Milan -. Sono 20 anni che Havas Pr si occupa di comunicazione, avendo la consapevolezza che comunicare significa agire in maniera responsabile affinchè si formino le opinioni e si costruisca un ingaggio di chi ci ascolta. Attualmente il fenomeno delle fake news è molto presente, ecco perchè il ruolo della comunicazione responsabile è molto importante. Proprio per aiutare chi ascolta a capire qual è l’informazione corretta e quindi a scegliere e agire in modo responsabile”.
“Le fake news rappresentano un grandissimo rischio per le aziende e il mondo delle imprese – ha evidenziato Corrado Tomassini, vicepresidente Havas Pr Milan -. Queste false notizie nascono quasi sempre con un obiettivo e, attualmente, i meccanismi che ci sono, soprattutto quelli sui social, di massimizzare l’engagement, fanno sì che circolino molto di più. Uno degli elementi chiave per contrastare la fake news è conoscere l’obiettivo per cui è stata diffusa: una vendita, la distruzione di una reputazione o la visibilità di chi l’ha messa in giro. Come società di comunicazione, la cosa più importante è avere professionisti preparati, formati, che conoscano gli strumenti e sappiano dare le risposte in tempi immediati”.
“Purtroppo – ha proseguito Tomassini – rispondere alle fake news con un fact checking e un debunking ben fatto, rischia di avere una viralità molto ridotta. Su questo aspetto, come abbiamo visto anche oggi, è utile lavorare con influencer e persone in grado di aumentare la viralità di un contenuto”.
Biagio Oppi, external communications director di Pfizer Italia, ha parlato dell’iniziativa “A dire il vero”, lanciata un anno e mezzo fa dalla casa farmaceutica per promuovere la comunicazione responsabile, l’informazione giornalistica corretta e il pre-bunking rispetto ai temi di ambito medico-scientifico. “L’idea è quella di non limitarci al debunking, quindi fare il fact checking sulle notizie che possono essere false o fuorvianti, ma cercare di mettere in moto, appunto l’attività di pre-bunking, promuovendo un’alfabetizzazione mediatica sui temi della salute. In questo modo, aiutiamo le persone ad avere quel senso critico per decifrare potenziali fake news e avere gli strumenti per trovare la verità – ha spiegato Oppi -. Ci focalizziamo sulle scuole, quindi studenti e professori, e sui master di giornalismo universitari, rivolgendoci così ai futuri comunicatori. Abbiamo iniziato a lavorare sia con l’Ordine dei giornalisti per i giornalisti delle testate locali che con le associazioni dei comunicatori Ferpi e Pa Social”.

– Foto xm4/Italpress –

(ITALPRESS).

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