MILANO (ITALPRESS) – “Dedichiamo l’8 marzo alle donne ucraine e ai loro figli: oltre 70 mila sono arrivate in Italia dopo l’inizio del conflitto. Dopo un anno di guerra la solidarietà nei loro confronti deve proseguire con gesti concreti di sensibilizzazione e di raccolta di aiuti”. A dichiararlo è Filippo Poletti, autore del libro “Ucraina: grammatica dell’inferno”. Sarà lui il protagonista di due iniziative ad alto valore simbolico organizzate nella giornata di domani, mercoledì 8 marzo. La mattina, alle ore 8:45, terrà un incontro sulla pace alla scuola primaria “Salvo D’Acquisto di San Donato Milanese” con le quinte elementari dove studia Nicole, allieva italo-ucraina di nove anni, che un anno fa distribuì nel Milanese il volantino “Sos Ucraina” dedicato ai nonni residenti a Cherson. Alle ore 17 Poletti sarà protagonista dell’evento “Women for freedom”, organizzato da Claudia Conte in largo Guido Donegani 2 a Milano. “Le 14 mila persone di nazionalità ucraina accolte a Milano hanno visto l’impegno straordinario delle famiglie della nostra città – dice Poletti -. Oggi, a un anno di distanza dall’inizio del conflitto, occorre proseguire nell’accoglienza, facendo sentire la nostra vicinanza concreta anche a tutti coloro che ospitano le donne con i bambini. Per questa ragione i ricavati del libro “Ucraina: grammatica dell’inferno” andranno alla fondazione Progetto Arca che, dall’inizio della guerra a oggi, ha dato il primo aiuto a Milano a più di 10 mila persone”. Nel libro di Poletti sono presenti i racconti delle profughe: “In Italia ho sperimentato la corsa alla solidarietà che, quando non hai più nulla, ti porta a sperare in una nuova umanità: un’umanità di vita e non di morte, di pace e non di guerra”, confida Aliona, una delle 77.212 donne ucraine arrivate in Italia dopo lo scoppio della guerra nel 2022. Assieme a lei c’è Halyna: “Ho 36 anni: la notizia dell’attacco all’ospedale di Mariupol è ciò che mi ha spinto a lasciare l’Ucraina. Ho pensato che se non c’era pietà per i bambini, che sono il futuro, mai più ci sarebbe stata per una donna come me. Ho preso l’essenziale, chiuso la porta e sono scappata”. “In 240 pagine ho voluto raccontare il conflitto con le emozioni di chi ne sta pagando le conseguenze. Sono donne di età compresa tra 33 e 50 anni arrivate a Milano. Nel loro Paese, ad eccezione di una, lavoravano: c’è chi faceva l’imprenditrice, chi l’ingegnere, chi la farmacista, chi la biologa, chi l’insegnante di danza, chi la traduttrice, chi la cassiera o la commessa, chi l’addetta alla reception. Il 24 febbraio 2022 hanno perso tutto: la casa, gli affetti familiari rimasti in patria e il lavoro. Per questa ragione, ancora una volta, dall’8 marzo deve partire un forte appello a prendersi cura di loro”.(ITALPRESS).
Photo Credits: ufficio stampa Filippo Poletti