ROMA (ITALPRESS) – “L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è un atto da condannare in modo fermo, va contro ogni logica. I due anni di Covid che abbiamo vissuto hanno avuto un peso drammatico dal punto di vista economico. Il rimbalzo del Pil è un’iniezione di positività però al tempo stesso non possiamo non considerare che le sanzioni inflitte alla Russia rappresenteranno un grave aumento delle bollette per imprese e famiglie. Serve un altro scostamento”. Così Claudio Durigon, deputato della Lega, intervistato da Claudio Brachino per lo speciale Primo Piano dell’agenzia Italpress sulla guerra in Ucraina. “Già oggi si possono prevedere le ricadute della guerra in atto, a partire dall’aumento del costo delle materie prime, serve un innesto forte come ha detto Salvini. Una cifra non è ponderabile attualmente ma serve iniettare risorse perché l’effetto Putin, al di là delle sanzioni, può essere drammatico sulla nostra economia”, ha aggiunto Durigon.
“Oggi abbiamo dato pieno mandato al Presidente Draghi per gestire questa fase complicata e trovi soluzioni adeguate insieme all’Europa per risolvere la crisi in Ucraina. Speriamo che la guerra si fermi presto per ripartire con il processo diplomatico”, ha sottolineato l’esponente della Lega.
“Questa situazione triste e difficile farà capire all’Italia quanto sia necessario essere autosufficienti, il Paese deve cambiare, basta dire no, serve più sì per far andare bene le cose. Il settore energetico è predominante, fondamentale per mandare avanti il lavoro. Il momento è drammatico ma lo affronteremo insieme perché il Governo è unito e al fianco del Presidente Draghi siamo più forti”, ha aggiunto Durigon.
“In Ucraina la possibilità che non sia una guerra lampo è reale. Se non sarà una guerra lampo, non dico che noi saremmo costretti a intervenire con gli scarponi sul campo, ma a sostenere i gruppi di resistenza sì, però bisogna vedere come reagisce l’opinione pubblica russa. L’effetto combinato di sanzioni e problemi di prolungamento dell’intervento con morti e altro potrebbero mettere in crisi il sistema di Putin”, ha spiegato Paolo Poletti, vicepresidente di Digimetrica ed esperto di cyber security, ospite dello stesso speciale.
“Putin ha una sua non condivisibile linearità, da quando è diventato leader della Russia dal 2000 ha seguito una deriva illiberale e di tipo autoritario tacitando ogni tipo di opposizione nella convinzione che la dialettica democratica avrebbe fatto male all’interno del Paese stesso – ha aggiunto Poletti -. Il corollario è stato una concessione quasi maniacale della sicurezza del Paese, condizionata al fatto di avere Paesi cuscinetto a protezione e con sistemi di governo favorevoli alla Russia e chi di fatto costituissero quello che era il vecchio confine dell’Unione Sovietica. Ha questa idea maniacale della sicurezza, confini della vecchia Russia che non possono essere ripristinati, ma attraverso Stati satelliti andrà avanti fino a quando non realizzerà questo disegno”.
“Non ci sono più i servizi segreti che fanno atti di spionaggio, gli attacchi cyber li fanno fare a grandi organizzazioni che a loro volta si avvalgono di piccoli gruppi appaltatori che diffondono le armi cibernetiche – ha proseguito -. Le armi cibernetiche fondamentalmente sono due: i malware ovvero i virus, e i ransomware cioè i virus che bloccano i dati, impediscono l’accesso e chiedono un riscatto. Oggi con la crisi ucraina abbiamo visto malware che distruggono i dati così da non poterli riutilizzare”.
(ITALPRESS).
Ucraina, Poletti: “Non è detto che sia una guerra lampo”. Durigon: “Attacco contro ogni logica”
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