KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – Nonostante la guerra, il legame culturale tra Italia e Ucraina non si è mai spezzato. Ne parla Edoardo Crisafulli, dal 2020 alla guida dell’Istituto italiano di cultura a Kiev, in un’intervista al direttore di The Odessa Journal Ugo Poletti per l’agenzia Italpress. “Ci siamo occupati di vari progetti a Roma, soprattutto borse di studio per studenti ucraini venivano offerte in continuazione soprattutto da Università italiane – afferma -. E poi abbiamo lavorato a questo progetto, ‘La Bohème’, produzione del Teatro dell’Opera di Leopoli, che abbiamo portato col sostegno del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, anche finanziario. L’abbiamo portata a Torre del Lago, è stata una cosa difficilissima da organizzare. In quella contingenza ce l’abbiamo fatta. E’ stata un’esperienza molto, molto forte”.
Un mandato vissuto molto intensamente per Crisafulli, specie dallo scoppio del conflitto. Ma ci sono state anche altre esperienze diplomatiche turbolente nella sua carriera. “Sono stato il direttore dell’Istituto di Cultura di Haifa in Israele ed ero lì sia durante la seconda intifada che durante la guerra Hezbollah Israele del 2006, e quindi ci fu già una parziale evacuazione in quel periodo – ricorda -. E poi in Siria all’inizio della guerra civile, o insorgenza, come volete chiamarla, e quindi anche lì ero direttore dell’Istituto di cultura dovetti lasciare la sede lì dopo poco tempo, 8-9
mesi. E poi adesso in Ucraina”.
Dove è nato il libro “33 Ore”. Crisafulli ne spiega il significato. “Sono le ore che abbiamo impiegato a raggiungere i confini dell’Unione europea partendo da Kiev, due giorni dopo lo scoppio della guerra, il 26 febbraio quindi. In via d’aria sarebbero credo 700-800 km per arrivare o in Polonia o in Romania, ma chiaramente, per via della guerra, c’erano incursioni, bombardamenti e paracadutisti russi nel corso del viaggio. E quindi abbiamo fatto molte deviazioni, quindi 33 ore”.
Il libro è al tempo stesso “un diario di viaggio sui generis”, da parte di un diplomatico culturale, e ha “un po’ l’intenzione non solo di, ovviamente, schierarsi a favore di questo popolo,
di questa terra martoriati. Ma anche lo scopo di far riflettere, di far conoscere qualche aspetto meno conosciuto della storia Ucraina, come per esempio Holodomor, il genocidio pianificato
da Stalin, che è della generazione dei miei nonni, dei miei genitori, addirittura, quando erano piccolini, qui ha mietuto dai 4 ai 7-8 milioni di vittime, ed è una cosa che è molto forte
nella psiche proprio delle famiglie, quindi della società ucraina. Quindi è un libro che vuole anche andare oltre”. Il mandato di Crisafulli è però in scadenza. “Sono arrivato qui in una fase difficile, perché c’era ancora la pandemia, e per un paio d’anni l’Istituto era stato acefalo, senza direttore, per una serie di mancanza di personale a Roma e questioni varie. L’ambasciata – prosegue – aveva fatto di tutto per mantenere il
posizionamento dell’Istituto, ma chiaramente senza il direttore era comunque difficile. Siamo comunque riusciti a portare avanti diversi progetti”.
Crisafulli svela un sogno nel cassetto. “Mi piacerebbe che si potesse lavorare di più sui corsi di italiano che ho, purtroppo, dovuto un po’ trascurare perché all’inizio avevo anche pochissimi elementi, persone a contratto. Poi abbiamo fatto diversi concorsi, adesso – conclude – abbiamo una buona situazione con lo staff e vorrei che venisse proseguita, in particolare, tutta l’opera che noi abbiamo svolto sulla traduzione del libro italiano”.
– foto Italpress –
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