ROMA (ITALPRESS) – “Insieme a intellettuali ed ex sindacalisti, ho firmato un Manifesto per sostenere il popolo ucraino e chiedere la pace. L’intento è di ribadire un concetto fondamentale: distinguere chi aggredisce da chi è aggredito”. Così Cesare Damiano, presidente dell’Associazione Lavoro&Welfare, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress. “Putin ha aggredito e l’Ucraina è stata aggredita. Non siamo convinti che la strada migliore sia quella intrapresa da chi dice di volere la pace ma non sta né con Putin né con la Nato – aggiunge -. Questo non significa che io ritenga che l’operato di occidente e Nato sia giusto, rivendico la libertà di critica fermo restando che la priorità è lo stop alla guerra. Bisogna trovare una pacificazione, far incontrare le parti in causa con l’aiuto delle grandi potenze per trovare una soluzione. La riflessione -continua Damiano- è che la politica ancora una volta non è all’altezza della situazione, temo non ci sia strategia per il futuro. In un mondo globale e interconnesso, non si può pensare che la globalizzazione vada d’accordo con le parole guerra e sanzioni”.
Per Damiano l’Occidente non ha fatto tutte le mosse giuste. “La mia generazione ha vissuto l’equilibrio del terrore, io ricordo nel ’62 il blocco di Cuba per impedire l’avanzata dei missili sovietici alle porte degli Stati Uniti. Il tema della sicurezza vale per gli Usa, la Russia o la Cina. Il Patto di Varsavia era il contraltare della Nato, due alleanze militari che obbedivano a due sfere di influenza, quella sovietica e quella americana, nel momento della dissoluzione dell’Unione Sovietica e di conseguenza del Patto di Varsavia perché rimane in piedi la Nato? Sarebbe meglio un esercito europeo invece della Nato come alleanza militare che si è comunque spinta verso est. Bisogna trovare il giusto equilibrio. Le invasioni non sono giustificabili e la tragedia di questa guerra è indiscutibile. Non possiamo auspicare che la Russia si dissolva – continua l’ex ministro del Lavoro – e bisogna ritrovare la strada della diplomazia se si ha un’idea di strategia per il futuro. Poi c’è la Cina che è per la globalizzazione e se dovesse mediare potrebbe avere un bel vantaggio. L’energia dalla Russia che non scenderà più verso l’Europa potrebbe andare alla Cina a un prezzo competitivo che potrebbe alimentare la sua economia e quindi la sua produzione. Per quanto riguarda l’Italia, torneremo indietro al carbone per necessità, noi che siamo per la decarbonizzazione”.
“In Italia accusiamo delle conseguenze forti, dall’aumento dell’inflazione, delle materie prime e dell’energia e anche come Europa saremo costretti a riscrivere i piani di investimento – spiega ancora Damiano -. Il mondo del lavoro in Italia è in sofferenza. C’è l’inflazione al 4%, l’aumento del costo dell’energia, delle materie prime e rare e approvvigionarsi è difficile. La conseguenza sarà un raffreddamento della crescita, c’è bisogno di una risorsa aggiuntiva, un debito buono per soccorrere imprese e lavoratori altrimenti avremo una crisi sociale importante”. “Avevo avvertito un certo malessere rispetto al Piano nazionale di ripresa e resilienza – prosegue Damiano -, che non può limitarsi a un rilancio di profilo quantitativo. Accanto alla risalita delle ore lavorate c’è anche quella degli infortuni sul lavoro (47%), delle morti sul lavoro (12%) e delle malattie professionali (7%). Temo che l’emergenza della guerra che sposterà le risorse verso questioni essenziali metterà in ombra gli elementi di qualità sociale, necessari per una vera ripresa”.
Per quanto riguarda l’Europa, l’ex ministro si domanda se sarà capace di mantenersi unita sugli interventi necessari per fronteggiare le difficoltà prodotte dalla guerra. “Mi domando se l’Europa avrà la forza di ritrovare le ragioni di un’alleanza per interventi straordinari a sostegno di famiglie, lavoratori e aziende in difficoltà. È auspicabile che l’Europa produca un Recovery Fund sull’energia ma temo che l’unità abbia degli ostacoli che mi auguro superi. Le imprese sono in sofferenza anche per l’import-export dalla Russia. Penso che sulle sanzioni sia necessario ragionare con molta oculatezza, devono colpire l’avversario, non ucciderlo. Non possiamo costruire un mondo che ricostruisce le ragioni che hanno caratterizzato il dopo guerra con dei blocchi contrapposti, a meno che non si voglia rinunciare alla relazione fra gli stati e che è l’elemento che pone le condizioni per una guerra. Condivido quello che ha deciso l’Europa ma non sono per un’escalation. l’America forse se lo può permettere, noi siamo in una condizione di sofferenza estrema. Le sanzioni bisogna farle bene, tenere il punto, di fronte alle azioni disumane dobbiamo far sentire la nostra voce ma dobbiamo anche pensare al futuro. Guai ad avere una visione corta dell’evoluzione della storia”, conclude Damiano. (ITALPRESS).