ROMA (ITALPRESS) – Il cancro al colon retto è il secondo tipo di tumore più frequente nel nostro paese ed è anche il secondo tra i più letali, con 48.100 nuove diagnosi stimate nel 2022 e 21.700 decessi. Rispetto al 2020, l’incidenza è cresciuta dell’1.5% negli uomini e dell’1.6% nelle donne. Lo dice il report “I numeri del cancro 2022” stilato dall’associazione italiana di oncologia medica. Un modo efficace per diagnosticarlo precocemente c’è, ma purtroppo in Italia è poco sfruttato: si tratta dello screening per la ricerca del sangue occulto nelle feci, proposto gratuitamente ogni due anni dal sistema sanitario nazionale a tutte le persone tra i 50 e i 70 anni. In Italia meno del 50% della popolazione nella fascia 50-70 anni aderisce allo screening, una percentuale che nel sud Italia addirittura non supera il 15-20%. Sono questi i temi trattati dal professor Alberto Malesci, senior consultant gastroenterologo presso l’Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e professore straordinario di Gastroenterologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, intervistato da Marco Klinger per Medicina Top, format dell’agenzia di stampa Italpress.
“In un contesto storico che negli ultimi decenni ha visto una diminuzione di incidenza e mortalità, ci sono però due novità epidemiologiche di rilievo – ha esordito – La prima è che si è visto un picco di incidenza in soggetti di età inferiore a 50 anni a livello globale, e non si sono ancora capite per intero le cause di questo rialzo, probabilmente riguardanti abitudini negative dei millennials. La seconda novità – ha aggiunto Malesci – è rappresentata dal periodo della pandemia, che ha visto un drastico calo degli screening con un drammatico calo delle diagnosi, fatto per cui ci si aspetta un incremento della mortalità a causa delle diagnosi tardive. E per quanto riguarda la sintomatologia: “I sintomi sono piuttosto semplici. Dolori addominali, presenza di sangue nelle feci, difficoltà nelle evacuazioni, anche un calo di peso non spiegato deve portare a indagare nel colon, oppure un’anemia per cui non si trova altra spiegazione”, ha sottolineato.
“Il cancro del colon così come le lesioni precancerose come gli adenomi possono essere assolutamente asintomatici. Il fatto che il tumore del colon possa essere asintomatico giustifica i programmi di screening sulla popolazione asintomatica – ha ricordato il professore, soffermandosi poi sulle aspettative di vita di questo tipo di pazienti oncologici – Le prospettive sono in grande miglioramento per chi ha questa diagnosi, dipende dallo stadio: in stadio 1 e 2 la prognosi è di oltre il 90% a cinque anni, lo stadio 3 si è guadagnato un 10% di sopravviventi a 5 anni e ora siamo al 70%, per lo stadio 4 siamo intorno al 20%, ma le nuove terapie stanno facendo guadagnare punti di sopravvivenza e qualità di vita. La vera novità straordinaria è che quest’anno per la prima volta è stata riportata la regressione di un cancro al colon retto con la sola terapia medica senza intervento chirurgico”.
L’esame diagnostico di riferimento indicato è la colonscopia, che diventa anche terapeutico quando si tratta non di cancro ma di lesioni che potrebbero evolversi in formazione cancerogena. Sono tante, infatti, le patologie più o meno gravi legate al colon retto: “In Italia oggi circa 250.000 persone riportano malattie infiammatorie al colon, il rischio di questi pazienti di sviluppare il cancro del colon, per quanto variabile, va dal 15 al 40% nell’arco della loro vita, mentre nei pazienti non portatori di queste malattie siamo intorno al 5% – ha puntualizzato Malesci – Il problema è magnificato anche dal fatto che la prevalenza della malattia infiammatoria nella nostra popolazione è destinata ad aumentare, è un fenomeno squisitamente anagrafico, nel 2030 probabilmente ci si aspetta che raddoppi: non per l’aumento dell’incidenza, ma per l’aumento dell’età dei pazienti che hanno già la diagnosi, circa mezzo milione di persone avrà un’infiammazione al colon che può sfociare poi in cancro”.
E sul diffusissimo colon irritabile: “E’ un’altra patologia il cui disturbo è molto diffuso ma naturalmente molto meno preoccupante, a livello globale colpisce il 10-15% della popolazione, il trend è in incremento, ma mancano studi longitudinali di qualità, e spesso il compito del medico è di tranquillizzare il paziente – ha spiegato – Ci sono mille integratori e vari trattamenti, il mio consiglio di base è implementare una dieta a basso potere di fermentazione. Ha un grosso background scientifico e può ridurre sostanzialmente i sintomi”.
– foto da video Medicina Top –
(ITALPRESS).