di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – L’appuntamento di martedì con le primarie repubblicane del New Hampshire appare decisivo perché se Nikki Haley non dovesse vincere – o almeno arrivare vicina a Donald Trump – sono in molti a credere che getterebbe la spugna. Quello che si attende del resto anche da Ron DeSantis, che resta a percentuali ad una cifra, ma che resiste.
Ma i due potrebbero restare in corsa anche dopo una debacle in New Hampshire? Probabile e per due motivi. Primo perché “vendere cara la candidatura” serve ad ottenere qualcosa di importante in cambio, ma anche perché nel giro di poche settimane, il responso delle urne potrebbe essere ribaltato nelle aule di giustizia e chi è secondo potrebbe di colpo ritrovarsi primo.
Come è successo in passato, i candidati che alle primarie hanno già speso tantissimo e capiscono che non hanno speranza di vincere la nomination, restano in corsa fino a quando non venga promesso loro il “giusto compenso” per sospendere la candidatura dando l’appoggio al candidato vincente. Questo perché il vincitore delle primarie ha bisogno del sostegno di tutto il partito per poter sperare di vincere le elezioni a novembre contro un candidato democratico che, in questo caso, è – almeno finora – il presidente in carica Joe Biden.
Quindi finché Trump non avrà la proposta adatta a “ricompensare” Haley (ancor più che DeSantis, che resta governatore in carica della Florida), si prevede che la ex ambasciatrice resti attiva nel chiedere di scegliere lei, mettendo in guardia i repubblicani che invece Trump rischia di perdere a Novembre.
Trump offrirà la vicepresidenza ad Haley? Ciò sembra escluso dalla stessa ex sua ambasciatrice, che ha ribadito che non accetterebbe mai quell’incarico. Ci sono però alternative di altrettanto prestigio, come quella di Segretario di Stato, come fece Barack Obama subito con Hillary Clinton dopo averla battuta alle primarie del 2008, per assicurarsi il pieno appoggio dell’ex First Lady per la sfida a novembre contro il repubblicano John McCain.
Ma la ex governatrice della Sud Carolina ed ex ambasciatrice all’ONU sta ancora cercando di vincere nel New Hampshire? Questo stato del New England non sarebbe dovuto essere “trumpista” come l’Iowa, e il suo popolare governatore repubblicano Christopher Sununu ha da tempo dato l’appoggio a Haley. Eppure, secondo il “termometro” dei sondaggi che il seguitissimo sito fivethirtyeight.com raggruppa, appare ormai impossibile. Trump sfiora il 50% (come in Iowa), mentre Haley, pur facendo molto meglio che in Iowa, resta a circa 16 punti di distacco dall’ex presidente.
Che il vento del GOP rinforzi ormai solo Trump, lo conferma la notizia che persino Tim Scott, il senatore repubblicano della South Carolina ex candidato alla Casa Bianca, ha deciso di appoggiare l’ex presidente. Cioè nella importantissima tappa alle primarie della South Carolina, dove Trump si trova già in netto vantaggio, ora con l’appoggio ricevuto anche da Scott, la risalita di Haley da ardua sembra diventata impossibile.
Ormai i sostenitori MAGA (dallo slogan trumpiano, Make America Great Again) stanno spazzando via le ultime resistenze di quel mezzo partito repubblicano che non si rassegnava alla ricandidatura dell’ex presidente. A questo punto la nomination di Trump è inevitabile? Non ancora. Resta la spada di Damocle giudiziaria a pendere sopra le ambizioni di Trump di riconquista della Casa Bianca.
Proprio giovedì il team legale di Trump ha scritto alla Corte Suprema, per avvertire che una eventuale sua esclusione dal voto porterebbe “il caos e il pandemonio”. Gli avvocati di Trump, con una mossa piuttosto rischiosa, fotografano la realtà prima che l’8 febbraio la Corte Suprema si pronunci sulla sua candidatura, un vero e proprio “avvertimento”. La Corte suprema dovrà infatti decidere sulla esclusione di Trump dal voto delle primarie in Colorado, deciso da una corte statale per aver istigato l’assalto al Congresso, e quindi applicando il 14esimo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che vieta la candidatura ai pubblici ufficiali che, dopo aver giurato sulla Costituzione, hanno partecipato a insurrezioni contro la stessa. Una decisione presa già anche in Maine ma sospesa in attesa che si pronuncino i 9 giudici supremi, che con la loro decisione cancelleranno o confermeranno le cause pendenti in decine di altri Stati dell’Unione.
Trump con il team dei suoi legali scrive alla Corte Suprema che queste cause minacciano di privare dei diritti civili milioni di americani e che si potrebbe scatenare il caos se altri tribunali e funzionari statali “seguiranno l’esempio del Colorado ed escluderanno il probabile candidato presidenziale repubblicano dalle loro votazioni”. Nella lettera alla Corte Suprema la difesa di Trump afferma che l’ex presidente non ha mai partecipato ad una insurrezione: “Semmai al contrario, Trump ha invocato la pace, il patriottismo, la legge e l’ordine”.
Se anche la decisione dei giudici supremi dovesse favorire Trump, si prevede un’altra importantissima decisione della Corte Suprema sull’immunità presidenziale, per quanto riguarda il processo federale intentato dallo speciale procuratore Jack Smith con l’accusa che il 45esimo presidente abbia cospirato per annullare il voto che aveva eletto Biden, provocando quindi l’attacco al Congresso del 6 gennaio 2021.
Toccherà quindi alla Corte Suprema, che ricordiamo dopo i tre giudici nominati da Trump, ha una maggioranza “conservatrice” di sei a tre, l’ultima parola. L’attesa vittoria di Trump tra pochi giorni in New Hampshire potrebbe alla fine risultare inutile, nonostante i pur credibili avvertimenti sullo “scoppio del caos”.
– Foto: Agenzia Fotogramma –
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