di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Negli ultimi giorni, l’amministrazione Trump ha scatenato una vera e propria battaglia su più fronti, facendo tremare le istituzioni americane. Dallo scontro senza precedenti con la magistratura alla chiusura di emittenti storiche come Voice of America, passando per attacchi alle università e la risposta alle proteste contro Elon Musk, la Casa Bianca sta ridefinendo i confini del potere. Il tutto mentre il mondo osserva con il fiato sospeso i suoi colloqui con Putin e Zelensky. Il presidente ha lanciato una crociata contro i giudici federali che hanno bloccato le sue politiche, chiedendone l’impeachment in un attacco senza precedenti all’indipendenza della magistratura. Il bersaglio principale? James Boasberg, il giudice che ha bloccato la deportazione di presunti membri di gang venezuelane, decisa dalla Casa Bianca con il controverso Alien Enemies Act del 1798. Trump lo ha definito un “radicale di sinistra” non eletto da nessuno, minacciando di spazzare via quei giudici che ostacolano la sua agenda.
Ma qui è arrivata la risposta più potente della settimana: il presidente della Corte Suprema, John Roberts, ha spezzato il silenzio e ha attaccato Trump con parole durissime. “L’impeachment non è una soluzione alle sentenze sgradite”, ha dichiarato Roberts, ribadendo che negli Stati Uniti esiste un processo di appello per queste decisioni, ricordando anche al presidente che i giudici federali sono nominati a vita e non eletti – come quelli della Corte Suprema – proprio per non poterli condizionare politicamente. Uno scontro frontale tra poteri dello Stato che per ora vede Trump agire con prudenza rispetto alla “tirata d’orecchie” ricevuta dal più importante giudice della Corte Suprema, ma che se andasse avanti potrebbe provocare un terremoto istituzionale mai visto prima nella storia degli Stati Uniti.
Negli stessi giorni, l’amministrazione Trump si è trovata a gestire una crescente ondata di proteste contro Elon Musk, oggi a capo del DOGE, il Dipartimento per l’Efficienza Governativa. Manifestazioni violente hanno preso di mira la sua Tesla, con attacchi incendiari ai concessionari dell’azienda di automobili in diverse città. L’Attorney General Pam Bondi ha reagito senza mezzi termini: gli atti vandalici contro Tesla saranno trattati come “terrorismo interno”.
Ma può davvero il governo equiparare atti di vandalismo alla minaccia terroristica? Se la libertà accademica aveva già subito colpi sotto questa amministrazione, l’ultima settimana ha segnato un’escalation. Badar Khan Suri, un ricercatore della Georgetown University munito di visto e di nazionalità indiana, è stato arrestato dalle autorità federali con l’accusa di diffondere propaganda pro-Hamas. Per il suo avvocato è una persecuzione politica, e il vero motivo del suo arresto è la moglie palestinese. Questo caso ha sollevato un’ondata di indignazione nel mondo accademico, con professori e studenti che parlano di una caccia alle streghe in stile McCarthy. Il rischio? Un clima di paura che potrebbe soffocare il dibattito libero nelle università americane.
E se tutto questo non bastasse, Trump ha deciso di chiudere due istituzioni storiche della comunicazione americana: Voice of America e Radio Liberty – Free Europe. Queste emittenti, nate per contrastare la propaganda dei regimi totalitari, non trasmetteranno più. La Casa Bianca difende la decisione dicendo che sono sprechi inutili, ma il Wall Street Journal ha attaccato duramente Trump: “Vuole la pace attraverso la forza, ma senza le idee”. Un colpo al cuore della diplomazia americana, che fino ad oggi usava la voce della libertà come un’arma potente nel mondo.
In questo clima da resa dei conti, quella che è stata presentata come una vittoria seppur parziale della Casa Bianca sembra arrivare dal fronte estero. Trump ha parlato a lungo e separatamente con Vladimir Putin e Volodimir Zelensky, cercando di mediare un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina. Il risultato? Un accordo c’è: per 30 giorni Mosca non colpirà più le infrastrutture energetiche ucraine. Lo stesso farà Zelensky che ha definito il colloquio con Trump “positivo e concreto”, ma gli analisti restano scettici: è davvero il primo passo per la pace o solo una tregua tattica di Putin per riorganizzare le sue forze? In cinque giorni, Trump ha dichiarato guerra alla magistratura, stretto il pugno contro accademici e manifestanti, chiuso storiche emittenti e provato a imporre il peso della sua amministrazione nella politica globale.
Alcuni pensano che sta smantellando il “deep state”, lo “stato profondo”, altri vedono in questi eventi un pericoloso assalto alla democrazia americana. Così mentre la Casa Bianca intensificava la sua “rivoluzione” dell’apparato federale, ecco che Trump rilasciava anche tutti i documenti rimasti top secret sull’assassinio di JFK, MLK e RFK. Cosa rivelano? C’è stata davvero una connessione tra le agenzie federali e i delitti dei fratelli Kennedy e di Martin Luther King? O è solo fumo negli occhi per distogliere l’attenzione da quello che sta accadendo oggi? Ci vorranno ancora dei giorni per capirlo, sperando che qualche documento non sia stato fatto già sparire per sempre. Dopo due mesi dall’inizio del secondo atto della presidenza Trump, gli equilibri di potere nella democrazia americana non sono mai stati così fragili.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).