di Stefano Vaccara
NEW YORK (ITALPRESS) – “Shock and awe”, “Scioccare e stupire” fin dal primo giorno alla Casa Bianca: Donald Trump lo aveva promesso ai suoi elettori e così è stato.
Il 20 gennaio, col discorso inaugurale e poi gli ordini esecutivi firmati nello stesso giorno, Trump ha confermato che la sua amministrazione “scioccherà e stupirà” per il suo nazionalismo, il suo protezionismo dei “valori tradizionali”.
Trump ha dichiarato l’inizio di una “età dell’oro” per l’America, affermando che il declino della nazione è terminato e si è impegnato a difendere agli interessi americani in tutti i settori strategici dell’economia e dell’energia, riassunto nella dottrina “America First”.
Contro la cultura cosiddetta woke, Trump ha dichiarato: “Esistono solo due generi: maschio e femmina,” segnalando le imminenti direzioni politiche in materia.
Firmando decine di direttive, Trump ha dimostrato di voler rapidamente attuare la sua agenda, indipendentemente dalla controversia o dalla resistenza che avrebbe potuto generare.
Tra i principali ordini esecutivi: ritiro dagli accordi internazionali, come quello di Parigi sul clima e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; repressione dell’immigrazione: dichiarando un’emergenza nazionale al confine meridionale, ordinando la deportazione di immigrati illegali, dando l’autorizzazione all’agenzia ICE di entrare nelle chiese, nelle scuole e negli ospedali per eseguire le deportazioni.
Trump ha firmato ordini che smantellano i programmi di diversità, equità e inclusione (DEI).
Ovviamente anche i dazi con cui Trump colpisce subito Canada e Messico, ma che è pronto a colpire anche l’Europa. Al vertice di Davos, in collegamento video, giovedì Trump ha ribadito alle aziende europee che se non vogliono subire i dazi dovranno investire, produrre e creare lavoro negli Stati Uniti.
I sostenitori di Trump hanno visto in queste azioni le promesse subito mantenute “per fare di nuovo grande l’America”.
Ma le sfide legali contro diversi ordini esecutivi si moltiplicano in tutti gli Stati Uniti. In particolare, le politiche che riguardano l’immigrazione e la ridefinizione dell’identità di genere sono diventate oggetto di cause legali. Alcune azioni di Trump violano principi costituzionali (come l’ordine esecutivo contro il diritto alla cittadinanza per nascita ai figli degli immigrati, protetto dal 14esimo emendamento della Costituzione).
Nell’esecuzione l’azione dell’amministrazione Trump ora appare più disciplinata, calcolatrice. Cioè i poteri della Casa Bianca in mano a un Trump “più esperto” nel suo ruolo presidenziale rispetto a quattro anni fa.
Tuttavia, il ritmo aggressivo dei cambiamenti e le sfide legali che ha già provocato sollevano interrogativi sulla sostenibilità dell’approccio di Trump.
Il terreno dove la decisione del presidente è stata la più controversa, “scioccante ma senza stupire” e che ha fatto barcollare anche alcuni senatori repubblicani, è quando Trump ha concesso la grazia e commutato le pene a oltre 1.500 individui coinvolti nell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio, inclusi i capi dei rivoltosi condannati a 20 anni di galera.
Questo uso del potere di grazia ha scioccato gli americani senza farli applaudire. Concedere la grazia a persone condannate per reati gravi e violenti, come l’aggressione agli agenti delle forze dell’ordine, mina lo stato di diritto e organizzazioni delle forze dell’ordine come il Fraternal Order of Police, hanno affermato che queste grazie inviano un messaggio pericoloso.
Come ha scritto su Politico Ankush Khardori, già procuratore federale, “Trump ha inviato un messaggio inquietante ai suoi sostenitori: se ti impegni in atti di violenza politica in mio nome, io ti proteggerò”.
Oltre all’accusa di voler normalizzare la violenza politica, i critici ci vedono il tentativo di “azzeramento della storia” recente degli Stati Uniti per ribaltarla a piacimento di Trump. Anche la creazione da parte del Congresso a maggioranza repubblicana di una nuova commissione di indagine sul 6 gennaio, sembra servire a questo, per cancellare le conclusioni della precedente.
Alla domanda se inviterà alla Casa Bianca qualcuno dei rivoltosi del 6 gennaio a cui ha concesso la grazia, Trump ha risposto: “Non lo so. Sono sicuro che probabilmente piacerebbe loro. Ho fatto qualcosa di importante per loro”. Ha poi aggiunto: “Sarei aperto a questa possibilità, certamente.”
Intanto, tra gli executive ordire che Trump continua a firmare anche al suo quarto giorno di presidenza, ecco che arriva quello sulla desecretazione degli ultimi file rimasti coperti e relativi all’assassinio del presidente John Kennedy, avvenuto nel 1963. E con lo stesso ordine, Trump ha ordinato che siano resi disponibili al pubblico anche tutti i documenti relativi agli omicidi del leader dei diritti civili Martin Luther King e del senatore Robert Kennedy – fratello di JFK e ucciso nel 1968 mentre era candidato alla Casa Bianca.
Nel firmarlo davanti alle telecamere, Trump ha detto di regalare la penna a Robert Kennedy Jr, nipote di JFK e figlio di RFK, da lui nominato alla Sanità e al quale aveva promesso che avrebbe reso pubblici gli ultimi documenti mancanti della CIA e dell’FBI. Vedremo cosa verrà fuori da questo tentativo che potrebbe correggere la tragica storia americana degli anni Sessanta.
Il ritorno di Trump alla Casa Bianca appare come un evento epocale e non solo per l’America: l’impatto delle sue azioni si sentirà dappertutto ben oltre i prossimi quattro anni.
-foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).
Trump mantiene la promessa di “scioccare e stupire”
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