Trump e il ribaltamento del mondo in trenta giorni

February 19, 2025, Miami, Florida, USA: FII PRIORITY Miami Summit kicked off today with an agenda featuring an address by U.S. President DONALD TRUMP, emphasizing the importance of investment with purpose in shaping the global economic landscape. The summit, hosted by FII Institute, reaffirmed its role as a leading force in convening global leaders, investors, and innovators to drive sustainable and inclusive growth. (Credit Image: ? Daniel Torok/White House/ZUMA Press Wire) Pictured: donald trump,[trump,donald] Ref: BLU_S8181244 210225 NON-EXCLUSIVE Picture by: Daniel Torok/White House/ZUMA Press Wire / SplashNews.com Splash News and Pictures USA: 310-525-5808 UK: 020 8126 1009 [email protected] World Rights, No China Rights, No Argentina Rights, No Mexico Rights, No Sweden Rights, No Slovenia Rights, No France Rights, No Hungary Rights, No Finland Rights, No Taiwan Rights, No Belgium Rights, No Peru Rights, No Norway Rights, No Japan Rights, No Netherlands Rights, No Portugal Rights, No Czech Republic Rights, No United Kingdom Rights

di Stefano Vaccara NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – In soli trenta giorni dal suo ritorno alla Casa Bianca, il presidente Donald Trump ha ribaltato sia la politica interna che quella estera degli Stati Uniti. Sin dal primo giorno, Trump ha dimostrato fretta e determinazione per realizzare il suo programma. Ha firmato una serie di ordini esecutivi per combattere l’immigrazione clandestina, bilanciare i dazi commerciali e per trasformare la pubblica amministrazione. Ha delegato a Elon Musk la supervisione di licenziamenti di massa tra i dipendenti federali, con l’obiettivo di snellire la burocrazia e ridurre la spesa pubblica. I suoi sostenitori vedono in queste azioni la realizzazione delle promesse elettorali e Trump le rilancia, proponendo di restituire ai cittadini una buona parte delle somme ricavate dai tagli alla burocrazia. Se sul fronte interno Trump ha seguito una linea acclamata dai sostenitori, in politica estera ha adottato un approccio decisamente più imprevedibile. Ha proposto l’annessione del Canada come 51º stato, l’acquisizione della Groenlandia e il ritorno al controllo statunitense del Canale di Panama.
Inoltre, ha avanzato l’idea di trasformare Gaza in una località turistica gestita dagli Stati Uniti, escludendo la popolazione palestinese. Queste proposte hanno sollevato critiche a livello nazionale mettendo in discussione anche le tradizionali alleanze internazionali degli USA. La questione ucraina rappresenta l’esempio più eclatante della “verità flessibile” adottata dall’amministrazione Trump. In un discorso a Miami, il presidente ha definito Volodymyr Zelensky un “dittatore senza elezioni”, accusandolo di aver provocato la guerra con la Russia e di avere solo il 4% dei consensi del popolo ucraino, suscitando indignazione. In risposta, Zelensky ha dichiarato che Trump vive in una “bolla di disinformazione russa”. Mentre i suoi sostenitori apprezzano la sua franchezza e la volontà di sfidare lo status quo, molti critici temono che queste posizioni possano isolare ulteriormente gli Stati Uniti sulla scena mondiale. Il coro di critiche sulle mosse di Trump riguardo all’Ucraina e alla Russia si ha avuto una voce inaspettata: quella del New York Post, che ricordiamo appartiene alla famiglia Murdoch. In un editoriale il quotidiano ha definito “spregevole” il diktak di Trump in cui chiede a Kyiv di concedere agli Stati Uniti lo sfruttamento delle sue terre rare per 500 miliardi di dollari, come compensazione per gli aiuti militari ricevuti sotto l’amministrazione Biden.
Intanto Trump invece di “aggressione russa”, preferisce parlare ormai di “conflitto in Ucraina”. E infatti all’ONU la Casa Bianca ha deciso di non co-sponsorizzare una nuova bozza di risoluzione a sostegno dell’integrità territoriale dell’Ucraina, che sarà votata dall’Assemblea Generale. Insomma Trump ribalta quella verità che la maggioranza del mondo aveva accettato votando più risoluzioni all’Assemblea Generale di condanna della Russia per “l’invasione dell’Ucraina”. Proprio questa settimana è venuto facile alla Cina ergersi alle Nazioni Unite come l’unica superpotenza “paladina” del diritto internazionale e della Carta Onu. Al dibattito mensile di alto livello, da presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, il ministro degli esteri cinese Wang Yi è apparso come il difensore della cooperazione internazionale. Appare chiaro che le ultime mosse di Trump oltre a favorire la Russia, rafforzano lo status internazionale della Cina, proprio quella che il presidente definisce l’avversario più pericoloso per l’America. Cosa accadrà nei prossimi 30 giorni? Mentre parliamo, il Senato approva la nomina di Kash Patel all’FBI, quindi Trump sembra ormai un treno inarrestabile lanciato nella corsa sfrenata a ribaltare tutte quelle verità accettate dall’Occidente. Fino alle elezioni di Midterm del 2026, solo i governatori degli Stati emergono come gli ultimi argini di resistenza al potere in espansione di Trump. Mentre il Congresso repubblicano lo sostiene e la Corte Suprema si mantiene cauta, da New York alla California, i governatori democratici cercano di resistere alla rivoluzione trumpiana.
All’annuncio del presidente Trump di aver annullato il programma di pedaggio urbano di New York, accompagnato dalla sua dichiarazione “LONG LIVE THE KING” sui social, la governatrice Kathy Hochul ha risposto: “New York non è stata sottomessa a un re per oltre 250 anni, e di certo non inizieremo ora”. Ben prima di Trump, la verità in politica ha avuto sempre caratteristiche del “Così è. Se vi pare” pirandelliano. Ma Trump è la conseguenza di un processo estremo maturato con l’avvento dei social media. Trump ci proietta tutti nel mito del mondo alla rovescia, dove il bianco diventa nero, il buono diventa cattivo a seconda di chi lo dichiara. Proprio in questi giorni si festeggia il Carnevale, che si fonda sull’antica tradizione del Mondo alla Rovescia: il sovvertimento per un giorno dell’ordine costituito. Il sovvertimento dell’America e del mondo causato da Trump quanto durerà? Quattro anni? Forse, se il trumpismo in corsa non travolgerà anche la democrazia.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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