TRENTA “CASERME AL SUD E PSICOLOGI”

“Occorre lavorare duramente per stare più vicino ai nostri militari e alle loro famiglie iniziando a incrementare il lavoro degli psicologi al fianco dei nostri soldati”. Così il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, in un’intervista su Il Messaggero e Il Mattino.
Oltre a un piano per aumentare le ore e i colloqui di “supporto”, il ragionamento del ministro si spinge anche più avanti: «La strada è lunga ma occorre intraprenderla se vogliamo davvero cambiare le cose». E qui il suo pensiero va al futuro con un piano ambizioso da mettere in cantiere in questa legislatura.

«La maggior parte dei nostri soldati proviene dal Sud e gran parte delle nostre caserme sono al Nord. Ma il nemico – ragiona Trenta – non viene più dalle Alpi, oggi le dinamiche sono più complesse e dobbiamo riadattare lo strumento della Difesa alle nuove minacce e ai nuovi sviluppi». Il ministro punta al riordino delle caserme, «che passa prima per un accurato monitoraggio», e a favorire dunque «i ricongiungimenti familiari».
Nei primi otto mesi del 2018 si sono verificati già 14 suicidi: 6 nell’esercito (2 dei quali all’interno di Strade sicure), 1 nella marina e 7 tra i carabinieri.

Tuttavia, il ministro mostra cautela e aggiunge che «bisogna fermare qualsiasi strumentalizzazione che accomuna tragedie del genere alle condizioni di lavoro dei nostri militari», poiché «chi porta avanti tali tesi compie un vero e proprio atto di sciacallaggio nei confronti della vittima e della sua famiglia, già profondamente colpita dal dolore». Dietro un suicidio, riflette Trenta, «le variabili purtroppo sono molteplici e complesse, politicizzare episodi così drammatici significa non avere a cuore i nostri militari, chi pensa di prendere qualche voto esprimendo queste posizioni davanti a sé troverà il mio muro».

 

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