Tra ironia e polemiche inaugurata a Napoli “Tu si ‘na cosa grande”

NAPOLI (ITALPRESS) – Ironia e polemiche social non hanno fermato l’inaugurazione di “Tu si ‘na cosa grande”, installazione d’arte pubblica concepita da Gaetano Pesce per Napoli contemporanea, il programma di mostre e installazioni voluto dal sindaco partenopeo, Gaetano Manfredi, e curato dal consigliere per l’arte contemporanea e l’attività museale, Vincenzo Trione. Uno spettacolo danzante e musicale che ha visto coinvolti i licei musicali della citta (Isis Melissa Bassi, Margherita di Savoia e Polo delle Arti Caselli Palizzi) ha accompagnato l’illuminazione dell’opera che a piazza Municipio, a pochi passi dal Maschio Angioino, ha preso il posto della non meno chiacchierata Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto.
“Tu si ‘na cosa grande” è l’ultima opera autografa del maestro Pesce, scomparso lo scorso 3 aprile, che ha dedicato a Napoli un monumentale intervento, composto da due sculture in dialogo fra loro. La prima rivisita l’abito di Pulcinella, appoggiandolo su una struttura metallica sottile alta 12 metri e mantenuta in equilibrio da cavi su cui si attorcigliano fiori sintetici di diversi colori (di notte questo grande vestito è illuminato dall’interno). Di fronte all’abito c’è la seconda scultura, un cuore rosso alto 5 metri, a sua volta illuminato internamente nelle ore notturne e trafitto da una freccia metallica che lo sostiene, conficcata su una piattaforma di legno di forma triangolare alta 50 centimetri. L’opera nel suo insieme simboleggia l’affetto che Gaetano Pesce provava per Napoli e per la sua regione, oltre che la ricerca delle sue radici lontane (i nonni paterni erano di Sorrento).
Un messaggio dal grande significato evocativo, ma che non è bastato ad evitare la grande ilarità causata dalle fattezze dell’installazione: a tantissimi napoletani ha fatto sorridere la forma apparentemente fallica del Pulcinella e non sono mancate le richieste di rimozione dell’opera costata 180mila euro circa e finanziata dalla Regione Campania con i fondi destinati all’arte contemporanea. “Quando l’ho vista ho pensato anche io quello che hanno pensato gli altri, un pensiero molto napoletano – ammette il sindaco Manfredi -. L’opera ha stimolato molte discussioni, ma da Gaetano Pesce, che è stato il massimo esponente del design radicale, con tante opere fortemente controverse e discusse, non ci potevamo aspettare cose molto diverse. L’arte fa discutere, fa commentare, si parla di Napoli e per noi è un fatto positivo perchè portiamo la città in un dibattito sull’arte”.
Un impegno a Roma con la Conferenza delle Regioni ha costretto il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, a dare forfait all’inaugurazione in cui, prima di Manfredi, hanno preso la parola il consigliere Trione e la curatrice dell’installazione, Silvana Annichiarico.
“Credo che Napoli in questo momento sia la città nella quale in Italia si discute più di arte, arte pubblica. Dopo i vari interventi che si sono succeduti nel corso del tempo, da Antonio Marras a Michelangelo Pistoletto, da Francesco Vezzoli a Marinella Senatore, adesso è la volta di Gaetano Pesce e, come era accaduto con la Venere degli stracci, anche in questo caso siamo di fronte a un’opera che già prima di essere inaugurata ha suscitato amplissimi dibattiti. Credo che vada salutato in maniera profondamente positiva. Quando l’arte entra nel dibattito pubblico è soltanto un arricchimento” sostiene Trione.
“Evidentemente l’interpretazione di un’opera è sempre soggettiva, ci si è probabilmente fermati alla prima reazione, alla prima figuratività di quello che uno vede” il commento della curatrice che spiega le intenzioni dell’artista.
“La tematica principale di Pesce è la preminenza del femminile sul maschile. Lui ci dice che tutti siamo abitati da un cotè femminile e da uno maschile che abita in noi. Quello maschile è forse più monolitico, rigido, dogmatico, imperativo. Quello femminile invece più accogliente, fluido, elastico, più creativo e rigeneratore. Lui con questo Pulcinella ha abbinato la veste bianca, fedele alla tradizione, a una colorata e variopinta per raccontare che Pulcinella ha mille identità, come le ha avute nella storia, in tutto il corso dei secoli. E poi non c’è una testa perchè c’è una lettura che dice che Pulcinella è ermafrodita e in testa è concentrata tutta la parte maschile, naso adunco, cappello, maschera nera, lui l’ha tagliata per evidenziare la parte femminile”. Annichiarico non si sottrae alla domanda sulle polemiche: “Ogni opera deve suscitare domande e mi piace anche che abbia strappato un sorriso ai napoletani e che ci sia anche un pò di bellissima ironia. Se poi vogliamo vedere la forma fallica… c’è una cultura millenaria in questa terra: abbiamo Pompei con simboli fallici, tintinnabula che sono posti di fronte alle case e cercano di allontare il malocchio, la fertilità, la fecondita. Evviva”.

– Foto: xc9/Italpress –

(ITALPRESS).

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