TEDxUNICATT, gli studenti della Cattolica smascherano le illusioni con il sapere

L’Università Cattolica si presenta “Uncovered”. Il titolo della seconda edizione di TEDxUNICATT, che si è svolto oggi al Museo della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, è partito dalla celebre frase del drammaturgo Luigi Pirandello “Così è, se vi pare”. L’evento è stato organizzato da LIGHTS OFF, associazione studentesca composta da 70 studenti dell’Ateneo, che ha voluto mettere a tema l’illusione, declinata in aree del sapere affrontate ogni giorno in aula. Sul palco si sono alternati docenti dell’Ateneo e altre personalità come lo sciatore Giuliano Razzoli, medaglia d’oro alle Olimpiadi Invernali di Vancouver 2010, o Susanna Di Pietra, interprete della lingua dei segni che si è occupata di tradurre in diretta i bollettini della Protezione Civile durante i mesi più duri della pandemia da Covid-19.

A presentare gli speaker lo stand-up comedian Stefano Rapone. “Oggi vediamo l’università che si svela in modo diverso rispetto all’immagine fatta di aule, docenti e accademia – ha sottolineato Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettrice vicaria dell’Università Cattolica, aprendo l’evento-. Essa ha una sola ragion d’essere: gli studenti, non può esistere senza loro. È bello sperimentare che gli studenti possono essere protagonisti di un’esperienza di sapere. Questi anni complessi impongono la ricerca di soluzioni adeguate che mettano al centro l’Uomo. L’Università in questo ha un grande compito, sia dentro le sue aule sia fuori. E oggi, attraverso il vostro progetto si vede bene la nostra idea di Università”.

Per Fiorenzo Galli, direttore del Museo, cultural partner e ospite dell’evento, TEDxUNICATT è “L’occasione con cui l’Ateneo non solo sceglie di raccontarsi ma anche di riflettere sul suo ruolo. Noi siamo il Museo del “divenire del mondo” e la cultura serve proprio a renderci capaci di conoscere noi stessi per poter entrare in dialogo con chi non sa chi siamo. È uno strumento di pace perché contrasta la paura dell’ignoto, vero carburante dei conflitti”. Durante i primi mesi di pandemia questa paura ha colpito tutti. I bollettini della Protezione Civile sono diventati un momento quotidiano e Susanna Di Pietra è diventata la voce dei non udenti, traducendo ogni giorno attraverso la LIS, la lingua dei segni italiana, i dati sull’andamento pandemico.

“Sono una CODA, ovvero una figlia udente di genitori sordi – ha raccontato dal palco -, non mi sentivo diversa mi ci hanno portata gli altri. Spesso ho sentito di bambini Coda che devono difendere i loro genitori davanti ad altri bambini udenti mentre oggi tanti genitori mi raccontano che i loro figli hanno provato ad imitarmi nei bollettini e posso dire che è una rivalsa, perché se da piccina mi sentivo debole oggi tutto ciò si è trasformato in risorsa. Avevo un superpotere e non lo sapevo”.

Il senso di delusione e di sconfitta è stato una costante anche per Giuliano Razzoli: “C’è una parola con cui tutti gli sportivi devono scontrarsi prima o poi, essa è “stop”. Sembra comunicare dolore e rabbia ma è una finzione linguistica. Essa è solo un’occasione per ripartire: la strada alternativa bisogna cercarla, è diversa da come ce la aspettiamo ed è dura ma c’è sempre”.

La sua carriera parla per lui: a 15 anni era sul punto di smettere per problemi alla schiena. Poi grazie all’incontro con una dottoressa di Bologna è potuto tornare a sciare. La strada è stata ripida ma lo ha portato fino all’oro in slalom speciale a Vancouver. Non di illusioni, ma di strumenti che aiutano a entrare nella realtà del nostro cervello ha parlato Alessandro Olivi, professore di Neurochirurgia presso l’Università Cattolica: “Lo sviluppo di strumenti sempre più avanzati consente un percorso verso trattamenti sempre più personalizzati, dove il paziente è valutato non solo dal punto di vista meramente fisico ma anche dal punto di vista cognitivo e relazionale”.

Per Guendalina Graffigna, docente di psicologia del lavoro e delle organizzazioni dell’Università Cattolica, la pandemia ha dimostrato come i nostri comportamenti siano solo la punta dell’iceberg della nostra psiche. Il Covid-19 ha sconvolto la nostra quotidianità: “Il concetto stesso di abitudine sottolinea come le persone percepiscano una forma di gratificazione da quella condotta ripetuta. Gli studi psicologici hanno dimostrato come il cambiamento sia emotivamente faticoso e frustrante, la pandemia ci ha mostrato che il gioco di squadra, il concetto psicologico di engagement, è decisivo”.

Finzione e illusione sono un campo importante quando si parla di marketing. Secondo Sebastiano Grandi, docente di Brand Management dell’Ateneo, “Molti pensano che lavorare sulla forma sia solamente un trucco manipolatorio degli uomini di Marketing per persuadere le persone ad acquistare beni ma la forma è sostanza”. Nel suo speech Grandi ha raccontato come tanti prodotti abbiano avuto successo perché le loro forme erano funzionali per la sostanza e il funzionamento del prodotto.

Le storie di Iphone, della bottiglia del Bitter Campari disegnata dall’artista Fortunato Depero o dei Pavesini lo dimostrano: “Nel Marketing la forma è perlopiù associata all’estetica del prodotto e al packaging ha concluso Gradni-. Sono le leve più sottovalutate ma più importanti del Marketing. Perché noi scegliamo con gli occhi e soprattutto giudichiamo con gli occhi prima che con il tatto, che con l’olfatto o con il gusto”. I Bitcoin e la centralità dei dati per informarsi sono i temi trattati nei loro speech da Paolo Magnani, Coordinatore Area Wealth del Gruppo Credem, e da Mariangela Pira, giornalista di SkyTg24 e alumna della Cattolica. Un altro alumnus dell’Ateneo, il fisico dei materiali Luca Bignardi, ha riflettuto su come la fisica in fondo parli dello svelamento della realtà della natura, mossa dal bisogno umano di comprenderne i suoi meccanismi.

L’attrice teatrale Cecilia Vecchio ha raccontato come portare sul palco la sua storia personale la abbia aiutata ad accettarsi e a far accettare ad altre persone il rapporto con sé stessi e il proprio corpo.

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