L’Africa è un Continente in ritardo strutturale anche in campo agricolo, con problemi organizzativi e tecnologici. Ne deriva una crisi di sistema della filiera che si evidenzia nella produzione di un’economia che sebbene rappresenti il 24% della superficie agricola utilizzabile mondiale, in termini di valore si ferma al 6%. È il combinato disposto di un’area gigantesca dalle forti contraddizioni, in cui le grandi potenzialità, frutto anche di una notevole ricchezza naturale, e le sconfinate aree rurali fanno a pugni con l’emergenza denutrizione e con un’agricoltura di pura sussistenza, mentre vola il deficit commerciale dell’agroalimentare e, paradossalmente, aumentano gli sprechi alimentari (al 15%) a causa di perdite lungo la filiera produttiva e distributiva.
Un Continente, infine, che rappresenta comunque il futuro in termini demografici (con oltre 1/4 della popolazione mondiale entro trent’anni), ambientali e commerciali. È il quadro di sintesi offerto dal report dell’Osservatorio Fieragricola-Nomisma “Agribusiness in Africa e le relazioni commerciali con Ue e Italia”, presentato oggi a Veronafiere in apertura della 114^ edizione della manifestazione agricola scaligera. Al convegno, moderato dal direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, hanno partecipato la ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, la ministra dell’Agricoltura della Croazia Marija Vuckovic, che presiede il Consiglio dei ministri agricoli dell’Ue nel primo semestre 2020, il professor Giulio Tremonti, giurista, già ministro dell’Economia e delle Finanze; padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi, Denis Pantini, responsabile Area Agricoltura e Industria alimentare di Nomisma, e in collegamento da Bruxelles l’europarlamentare Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale e relatore per il Parlamento europeo della proposta di riforma della Pac post 202.
Pur con un quadro economico-demografico ancora in via di sviluppo, nonostante i trend positivi della ricchezza prodotta in particolare in alcune aree del Nord e del Sud, l’Africa è in assoluto l’area a maggior potenziale tasso di sviluppo agricolo. Basti pensare che i 232 miliardi di dollari di valore della produzione discendono in gran parte da colture a seminativo (epicentro mondiale di coltivazioni di mais e sorgo), mentre le colture a maggior valore aggiunto (frutta e ortaggi) rappresentano ancora solo il 3% della superficie coltivata (1,1 miliardi di ettari la Sau complessiva).
Anche l’allevamento, pur rappresentando il 20% della produzione mondiale di carne ovina e bufalina, non riuscirà a tenere il passo del fortissimo incremento demografico, facendo sempre più del Continente africano un importatore netto di alimenti di origine animale. Infine, anche sul piano dei macchinari – evidenzia il report – i margini sono enormi. A oggi infatti il rapporto tra macchine agricole e trattrici per ettaro coltivato è infinitesimale: un macchinario ogni 31 in Europa e addirittura uno ogni 50 in Italia.
(ITALPRESS).