Prima di tutto il nome, Han Solo: è una delle prime cose che impariamo del mitico eroe alternativo della saga di Star Wars grazie a “Solo: A Star Wars Story”, lo spin-off messo in cantiere dalla Disney e lanciato su scala globale al Festival di Cannes. La nominazione dell’eroe è del resto cosa fondamentale, questo lo sappiamo, sicché fa il suo effetto scoprire che Han fa di cognome Solo perché non ha mai conosciuto i suoi genitori: è cresciuto da solo e quindi l’ufficiale dell’esercito imperiale che lo arruola gli affibbia quel nome. Bella scoperta per chi ama questo classico ‘lone hero’ creato da George Lucas e ora incastonato nelle trame parallele della saga stellare in versione disneyana.
La giovinezza dell’eroe è importante e il film firmato da Ron Howard che sbarca nei cinema di tutto il mondo ne esalta le caratteristiche, retrodatando il suo celebre carattere fatto di ironia, avventurismo, fedeltà, temerarietà. L’icona di ieri, Harrison Ford, si riflette nell’icona di oggi, Alden Ehrenreich, che di sicuro non è altrettanto carismatico, ma quanto meno mantiene la figura e ripropone fedelmente le pose plastiche di Harrison, come fosse un action figure in scala 1:1. Ma, niente paura, non c’è da esser cinici ne sfiduciati rispetto al film: “Solo: A Star Wars Story” funziona come si deve, tiene il ritmo con energia e simpatia, forse accumula troppo materiale narrativo e spreca qua e là qualche personaggio, ma that’s ok.
Quel che conta, per la continuity dei fan, è che accanto a lui c’è il fido Chewbacca, che all’epoca di questo primo incontro con Han ha già 190 anni ma dopo una scazzottata iniziale, nel fango di una lurida prigione imperiale, diventa già il fidatissimo compagno di avventure che tutti amiamo. La storia, senza dover spoilerare troppo, si colloca prima ancora che prenda corpo la Ribellione alle mire dell’Impero. Han è un ragazzo cresciuto per le strade del pericoloso pianeta Corellia assieme all’amata Qira (una raggiante Emilia Clarke), ragazzina di strada non meno di lui, insieme alla quale cerca di trovare una via di fuga dal pianeta, dominato dalla capoclan Lady Proxima, creatura anfibia tutt’altro che gradevole e pacifica. La fuga dei due, pagata con una dose di coaxium, un raro minerale usato come combustibile per le astronavi, riesce però a metà: Qira viene catturata e Han le promette che tornerà a prenderla. Come? Coronando il suo sogno di diventare un pilota stellare arruolandosi nell’esercito Imperiale.
Brutto inizio d’avventura per il giovane eroe, che in realtà dal sogno delle stelle si ritrova nel fango del campo di battaglia come un semplice soldato. Ed è proprio qui che incontra la cricca di avventurieri con la quale farà subito comunella, quella guidata da Beckett (sempre al top Woody Harrelson) e dalla sua temeraria compagna Val (Thandie Newton). Il coaxium – da rubare – tornerà al centro della loro storia, perché sarà il combustibile dell’intera avventura, in cui si sommano immancabilmente, amore, tradimento, pericolo, eroismo, sacrificio e l’intera formula della saga di “Star Wars”. La regia di Ron Howard garantisce la solidità, del resto chi può conoscere Han Solo meglio di lui, che è stato compagno di giochi di George Lucas ai tempi di “American Graffiti”?
cau