Appare ancora lontana la conclusione dell’iter burocratico per lo stadio della Roma. Dopo l’incontro all’Eur tra i proponenti e i tecnici del Campidoglio, sembrano ancora lontane le soluzioni perche’ la delibera di variante urbanistica e la convenzione urbanistica, possano essere portate in aula dalla maggioranza pentastellata per farle digerire anche a quei consiglieri contrari all’opera.
Il nodo principale da cui sembra partire tutto sono i fondi disponibili per le opere pubbliche.
Il sindaco Virginia Raggi ha evidenziato che suo “unico interesse e’ che la Roma mantenga gli impegni presi con la citta’: prima le opere pubbliche per i cittadini, poi il campo di calcio”.
Frase che farebbe intendere: prima devono essere pronte le opere pubbliche e poi la Roma potra’ partire con i lavori e la posa della prima pietra dello stadio. Cosa facile a dirsi, difficile a
farsi, perche’ le opere in questione – potenziamento della Roma-Lido, Ponte di Congressi, unificazione della via del Mare e della via Ostiense – sono opere che dovrebbero essere fatte da
Stato, Regione e Comune, proprio per la loro funzione pubblica, seguendo le normative nazionali che prevedono gare d’appalto europee.
Alla Roma spetta il finanziamento totale per l’unificazione di via del Mare e via Ostiense, e in parte della Roma-Lido, con il versamento di 45 milioni di euro. Discorso a se’ stante per il
Ponte dei Congressi, opera a carico dello Stato e del Comune i cui finanziamenti sono stati inseriti nell’assestamento di bilancio di Roma Capitale, per un totale di 144 milioni di euro, di cui 28
dalle casse di Palazzo Senatorio.
Per il presidente della commissione Mobilita’, Pietro Calabrese, intervenuto in una radio romana “ci sono delle cose che devono accadere al momento della firma della Convenzione. I 45 milioni di
euro di extra oneri per la Roma Lido, ad esempio, devono essere versati subito, al momento della firma, non a rate come leggo sui giornali e vorrebbero fare i proponenti”.
E sul passaggio della variante urbanistica in aula Giulio Cesare aggiunge: “Se loro pensano di andare avanti cosi’, credo che fatichera’ a ottenere l’ultimo passaggio”. Nella delibera di interesse pubblico della giunta Marino, risalente al 2014 era stata inserita l’obbligatorieta’ della costruzione delle opere pubbliche contestualmente allo stadio e l’apertura di questo soltanto a opere pubbliche completate.
Con la “novazione” del 2017, voluta dall’attuale giunta, in realta’ questa obbligatorieta’ e’ sparita, cosi’ come il 60% delle opere pubbliche a carico della Roma, a fronte di una riduzione delle cubature del 50%. Questo puntare i piedi sul “prima le opere pubbliche” sembrerebbe quindi dettata dalla relazione del Politecnico di Torino, voluta dal sindaco Raggi, dove si specificava che senza il potenziamento della Roma-Lido e i lavori sulla via del Mare e sulla via Ostiense gia’ in fase di costruzione si rischiava il collasso della zona in termini di traffico.