Riduzione dei tempi di attesa e dei ricoveri ospedalieri, ampliamento delle prestazioni specialistiche di tipo chirurgico, incremento del numero di quelle ambulatoriali: il tutto, nel rispetto del decreto ministeriale 70 del 2015, che prende in considerazione il grado di complessità clinica del paziente “al fine di individuare la struttura appropriata dove effettuare una prestazione chirurgica, esaltando il concetto della massima sicurezza”. E’ quanto caratterizza la prima Struttura interaziendale complessa (Sic) di Oculistica – istituita in Basilicata alla fine del 2015 ed attivata tra Asp e Azienda regionale San Carlo di Potenza – i cui obiettivi raggiunti dopo il primo biennio di attività sono stati illustrati nel corso di un incontro con i giornalisti.
La conferenza stampa si è tenuta a Potenza, nella sala Verrastro del palazzo della giunta regionale, alla presenza, tra gli altri, dell’assessore regionale alle Politiche per la persona, Flavia Franconi, del commissario dell’Asp, Giovanni Chiarelli e del direttore della Sic Oculistica, Domenico Lacerenza.
“Grazie alla Struttura interaziendale complessa lucana – ha detto l’assessore Franconi – si è riusciti in questi due anni fare progressi enormi nell’oculistica in Basilicata, sia come incremento di appropriatezza sia per l’ampliamento della gamma di servizi specialistici erogati. Basti pensare all’oculistica pediatrica, all’incremento dei trapianti corneali, ed una serie di servizi che prima il cittadino non aveva. Tutto questo è avvenuto nell’arco di poco tempo, apportando tra l’altro una notevole riduzione dei costi. La nostra Sic di oculistica – ha detto ancora la Franconi – vanta anche un centro di riferimento regionale per alcune malattie rare come il cheratocono. Anche io – ha ricordato l’assessore Franconi – sono stata paziente nella struttura di Venosa, dove per due volte sono stata operata alla cataratta, con splendidi risultati”.
Il commissario dell’Asp, Giovanni Chiarelli ha sottolineato “l’importanza di mettere in rete le strutture” e di dare “risposte a quei pazienti che secondo il decreto ministeriale 70 del 2015 non posso più effettuare determinate prestazioni in presidi ospedalieri che non offrono una determinata sicurezza”.
“La sic in questi due anni – ha spiegato il direttore della Sic, Domenico Lacerenza – ha dimostrato che è possibile garantire prestazioni sanitarie in maniera sostenibile, anche di qualità, con un uso parsimonioso di risorse che consente ulteriori investimenti. Grazie a tale sostenibilità potremo avvalerci, ad esempio, di un laser che poche strutture pubbliche in Italia hanno. Vogliamo – ha proseguito – investire sull’eccellenza, ampliando la gamma di trapianti ed avviando una rete di controlli molto capillare per prevenire le patologie legate al diabete”.
Le Sic sono realtà complesse caratterizzate da autonomia professionale e gestionale di più strutture ospedaliere o territoriali per la tipologia di prestazioni erogate. Nelle diverse sedi si svolgono sia attività di diagnosi e di cura, sia di gestione di risorse umane, tecnologiche e finanziarie.
“Gli obiettivi – ha detto ancora Lazerenza – sono tanti: potenziare le attività di ricovero, contenere la mobilità passiva extraregionale, i tempi di attesa per le prestazioni chirurgiche e diagnostiche, i ricoveri ordinari e in day hospital, ma anche ampliare la gamma delle prestazioni”. La Sic di Oculistica lucana è suddivisa tra gli ospedali distrettuali di Venosa e di Chiaromonte (Potenza) ed il Dipartimento di emergenza ed accettazione (Dea) di secondo livello dell’Azienda regionale ospedaliera San Carlo di Potenza.
“I pazienti con complessità clinica bassa e patologie oculari di media e bassa complessità – è stato spiegato nel corso dell’incontro – vengono trattati negli ospedali distrettuali, mentre quelli con patologie oculari più complesse al Dea di secondo livello”. E’ stata sottolineata, inoltre, l’implementazione in Basilicata di alcune attività “come la chirurgia vitreoretinica (distacchi di retina, retinopatia diabetica, corpi estranei endobulbari, maculopatie tradizionali), i trapianti corneali, l’oftalmologia pediatrica”.
“A fronte di una riduzione dei posti letto – ha proseguito il direttore della Sic, Lacerenza – c’è stato un implemento delle attività chirurgiche di oltre il 100 per cento, con la conversione in modello ambulatoriale di molte procedure: questo ha consentito di ridurre i tempi di attesa (ad esempio per la patologia epidemiologica più diffusa come la cataratta, oggi sono nell’ordine di due mesi circa), di elevare l’indice chirurgico di un valore superiore al 90 per cento e di raddoppiare il numero di pazienti di fuori regione”.