Sharing economy, cos’è e sua definizione. Esempi di sharing economy in Italia e significato pratico oltre che un po’ di cifre sul fenomeno.
Sharing economy, cos’è
Il significato del termine sharing economy sta per “consumo collaborativo“. La definizione è molto semplicistica:
La sharing economy è un modello economico basato su un insieme di pratiche di scambio condiviso di beni materiali, servizi o conoscenze.
Questo modello economico si pone in contrapposizione al classico consumismo basato sull’individuo. Riduce l’impatto che il consumismo ha sull’ambiente e ammortizza i costi per il singolo.
Sharing economy Italia
In Italia la sharing economy vale ben 3 miliardi e mezzo di euro. A rivelarlo è stata la ricerca della commissionata da PHD Italia al Dipartimento di Scineze economiche e aziendali dell’Università degli Studi di Pavia. Con un capitale del genere, non è un caso che la sharing economy si al centro di dibattiti, tesi di laurea e nel mirino di chi fa impresa.
L’Italia è il primo paese in Europa ad aver presentato una proposta di legge sulla sharing economy. La proposta di legge n. 3564 del 27 gennaio 2016. Tra i punti principale della legge sulla sharing economy figura l’aliquota fiscale del 10% su tutte le transazioni per i redditi generati dagli operatori entro 10.000 euro.
Sharing economy, esempi
Tra gli esempi più immediati di sharing economy c’è la mobilità sostenibile. La sharing economy dei mezzi di trasporto promuove la mobilità sostenibile con tre attività ormai ben conclamate soprattutto in determinate città d’Italia. Stiamo parlando di bike sharing, car poolin e car sharing.
Il bike sharing consiste nel noleggio di biciclette (automatico) distribuite su una fitta rete di postazioni in ambito urbano. L’utilizzo avviene dietro un corrispettivo economico che consiste in un abbonamento mensile o annuale. Il car sharing funziona in modo analogo solo che qui l’auto può essere parcheggiata e lasciata ovunque senza raggiungere postazioni prestabilite.
Il car pooling è una ulteriore evoluzione del car pooling. Può essere considerato il successore del vecchio autostop. Con il car pooling si può trovare un “passaggio” sfruttando apposite piattaforme online e condividere semplicemente la spesa carburante con l’automobilista che si offre di dare un passaggio.
Per fare degli esempi pratici, il servizio di bikesharing BikeMi (Milano) conta ben 3.650 biciclette tradizionali e 1000 biciclette elettriche. Nel 2016, il servizio bikesharing BikeMi ha superato i 55.000 abbonati e questo numero sta crescendo esponenzialmente se si considera che nelle prime due settimane di gennaio 2017 si sono registrati 555 utenti con abbonamento annuale e 60.000 prelievi di biciclette nonostante le temperature tipiche di un inverno a Milano!
Per fare alcuni esempi meno intuitivi, possiamo segnalare il progetto “Viviconstile” di Legambiente dove, i sostenitori dell’ambiente, hanno messo in condivisione il loro sapere per educare il condominio di Via San Gregorio,49 (Milano) a eseguire correttamente la suddivisione dei rifiuti. Non solo, la sharing economy, nello stesso condominio, ha raggiunto ottimi livelli con l’allestimento della “stanza dello scambio” dove i singoli condomini hanno messo a disposizione attrezzature tecniche ed elettrodomestici da cucina con un principio di scambio molto utile: fa salvare spazio in casa e protegge dagli acquisti inutili dato che possiamo usare liberamente gli oggetti del vicino che a noi servirebbero solo per poco tempo. Molto utile se consideriamo che un buon trapano elettrico, in casa, si usa un paio di volte all’anno e per l’acquisto si arrivano a superare i 150 euro!
Il bookcrossing è un altro esempio di sharing economy anche se l’esempio più ancestrale di consumo collaborativo è costituito proprio dalle vecchie bibilioteche. Oggi, con le biblioteche online, si parla di biblioshare dove gli ebook sono fruibili in modo gratuito.
Altri esempi di sharing economy raggiungono il settore alimentare e vertono sul risparmio di risorse e salvaguardia degli sprechi. Non si parla solo di volontariato e di banco alimentare, anche qui novità arrivano con il web e l’avvento delle app su smartphone. Grazie ad apposite piattaforme e comunità web, negozianti e ristoratori aderenti all’iniziativa scontano il cibo fresco in prossimità di scadenza o mettono in offerta l’eccedenza alimentare che rischia di essere invenduta. L’iniziativa si chiama “Last minute sotto casa”.