“Non si può che essere soddisfatti della sentenza della Corte di Giustizia dell’UE che considera ‘atto giuridicamente illegittimo’ l’interpretazione che la Commissione Europea diede nel 2015 classificando come aiuto di Stato l’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi per salvare Banca Tercas. Quella interpretazione bloccò, di fatto, l’intervento con conseguenze fortemente negative per tutto il sistema bancario italiano”. Queste le parole del segretario generale di Assopopolari, Giuseppe De Lucia Lumeno, nel commentare la sentenza. “E’ divenuto palese come, a differenza di altri sistemi, quello bancario italiano ha dovuto sottostare a condizionamenti pesanti che lo hanno indebolito solo per una cieca ottusità e superficialità che regna in numerosi uffici della Commissione europea nei quali si è arrivati a negare ogni evidenza giuridica e di buon senso verso soluzioni ragionevoli a favore della stabilità del sistema bancario”, aggiunge.
“Non possiamo che apprezzare – sottolinea De Lucia Lumeno – anche la presa di posizione dalla Banca d’Italia e ringraziarla per le precisazioni circa l’effettivo andamento dei fatti, soprattutto quando ricorda come, a causa del pronunciamento della Commissione europea, sia stato necessario il sacrificio di azionisti e creditori subordinati e come ciò abbia anche impedito il possibile avallo, da parte della BCE, a un qualunque eventuale intervento di acquisizione. L’auspicio è che non solo sia possibile per i risparmiatori ottenere un giusto risarcimento per il danno subito ma anche che la lezione possa favorire una corretta comprensione dei fenomeni locali e delle specificità che contraddistinguono i sistemi dei diversi Paesi dell’Unione. E’, infatti, necessario cancellare ogni ombra di sospetto e scetticismo derivanti dall’evidente disparità di trattamento con l’uso della mano pesante in alcuni casi (soprattutto quelli italiani) e, al contrario, la maggiore comprensione in circostanze che riguardano altri sistemi bancari con problematiche potenzialmente ed enormemente più dannose e più gravi – conclude -. La credibilità delle istituzioni europee è ormai crollata ai minimi termini, e questo è un dato di fatto. Sta a loro recuperare una reputazione ridotta, in cinque anni, a brandelli senza scaricare le responsabilità sui singoli paesi”.