Segreto bancario: i Paesi aderenti

segreto bancario

Come funziona il segreto bancario in Svizzera, Austria e in Italia. Paesi e leggi al confronto e la tutela della privacy in caso di accertamento fiscale.

In caso di accertamento fiscale l’organo preposto (Guardia di Finanza, Commissione tributario o Agenzia delle Entrate) senza alcun preavviso, possono eseguire controlli sul conto corrente. In Italia, la lotta all’evasione fiscale ha distrutto quasi completamente il segreto bancario.

Tutela della privacy e segreto bancario nel nostro paese

Le autorità preposte  (Guardia di Finanza, Commissione tributario o Agenzia delle Entrate) , stando a quanto prescritto nell’articolo 255 del Codice di Procedura Penale, al fine di reprimere un reato, hanno la facoltà di accedere alle informazione degli istituti di credito e bypassare il segreto professionale.

“L’autorità giudiziaria può procedere al sequestro presso banche di documenti, titoli, valori, somme depositate in conto corrente e di ogni altra cosa, anche se contenuti in cassette di sicurezza, quando abbia fondato motivo di ritenere che siano pertinenti al reato, quantunque non appartengano all’imputato o non siano iscritti al suo nome”.

In particolare, in Italia gli organi preposti possono eseguire controlli su conti correnti, titoli, carte di credito, carte prepagate, libretti, conti deposito, conti risparmi e qualsiasi altro prodotto finanziario.

L’unica arma per tutelare il proprio diritto al segreto bancario passare per il GDPR. L’Agenzia delle Entrate così come la Guardia di Finanza e la Commissione Tributaria, per eseguire un controllo debbono avere dei sospetti fondati che possano giustificare l’accesso ai dati finanziari. A patto che i sospetti siano realmente fondati, sembra che la questione sul fronte tutela privacy sia molto fitta e ingarbugliata.

Gli istituti bancari, nel caso specifico di controlli su conti correnti, trasferiscono dati sensibili alle autorità richiedenti (Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza…) ma potrebbero essere soggetti a reclamo per violazione delle normative sulla privacy e, in questo caso, dovranno dimostrare come sono riusciti ad adempire alle norme prescritte dal GDPR. Tale cavillo legale non può restituire il segreto bancario ma apre le porte a possibili cause dibattute nelle aule dei tribunali.

Segreto bancario Svizzera

In Svizzera, dal 2017, non esiste più il segreto bancario. Questa scelta è stata fatta in seguito a una serie di scandali finanziari e sotto forti pressioni esercitate da Stati Uniti e UE. La Svizzera ha beneficiato del segreto bancario fin dal 1934 ma il segreto bancario è stato abrogato a partire dal 1° gennaio 2017. Da questa data, insieme alla Svizzera, anche altri 100 paesi del globo hanno abolito in segreto bancario in favore dello scambio automatico di informazioni fiscali.

Ad oggi, il segreto bancario svizzero non esiste più. Oggi le banche svizzere raccolgono i dati relativi ai propri clienti che risiedono all’estero in modo che l’amministrazione fiscale, dal 2018, possa provvedere allo scambio automatico di informazioni con le autorità fiscali estere.

Paradiso fiscale: in quali paesi esiste il segreto bancario?

Prima del 2015 (quando sono stati avviati i primi scambi di dati bancari tra il Fisco italiano e quello svizzero), la Svizzera per noi Italiani era considerata un autentico paradiso fiscale dove ogni correntista era protetto dal segreto bancario. Negli ultimi anni le cose sono cambiate e anche le vecchie Cayman e Singapore hanno abrogato il segreto bancario sui conti.

Allora in quali paesi c’è ancora il segreto bancario? 
In Austria vi è ancora il segreto bancario ma anche tale ipotesi sta per sfumare. L’Austria, infatti, e tra i paesi che firmeranno a breve l’accordo che porterà alla fine del segreto bancario.

Tra i paesi che non sembrano voler aderire allo scambio di informazione segnaliamo: Bahamas, Barbuda, Isole Cook, Isole Marshall, Libano, Maldive, Oman, Polinesia francese e Liberia.

L’idea di aprire un conto corrente all’estero per evitare accertamenti del fisco non è sempre saggia. Bisogna considerare le spese di apertura e di mantenimento del conto corrente, nonché i cambi di bandiera degli stessi paesi che man mano aderiscono a un principio di maggiore trasparenza.

La cosa più saggia da fare è dichiarare quanto incassato e versare le dovute imposte all’erario.