MILANO (ITALPRESS) – Il 90% dei lavoratori del trasporto pubblico locale ha incrociato le braccia questa mattina in Lombardia. Al centro della mobilitazione il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale, fermo al 2017, e l’esigenza di una riforma del settore. La decisione, fanno sapere i sindacati, “è stata assunta in seguito al rifiuto delle associazioni datoriali Asstra, Agens e Anav, di proseguire il confronto negoziale avviato a Novembre del 2020”. In Lombardia i dipendenti puntano i piedi “per una ragione in più”: pesa il silenzio da parte della Regione, “grande assente”, secondo i sindacati, nel coordinamento e nella gestione dei servizi di trasporto pubblico. Completamente ferme le linee metropolitane: lo sciopero, indetto dalle organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa, Cisal, Ugl, ha registrato una partecipazione del 100% da parte del personale di Atm delle linee sotterranee e del 70% di quelle in superficie.
“Un’altissima adesione che dimostra che il settore è esasperato dall’atteggiamento delle controparti” dice all’agenzia Italpress il segretario generale di Filt Cgil Lombardia, Luca Stanzione. “Nella sostanza – continua – da anni rifiutano il dialogo e in questo momento, in maniera miope, non stanno riconoscendo che i lavoratori in tutti questi mesi di pandemia hanno tenuto aperto il paese, hanno consentito agli operatori sanitari, ai lavoratori della logistica e a tutti i lavoratori essenziali di recarsi sui propri posti di lavoro”. Anche Giovanni Abimelech segretario generale di Fit Cisl Lombardia, evidenzia “l’indifferenza delle aziende sul confronto del rinnovo contrattuale dopo che molti lavoratori sono stati messi in cassa integrazione, sospesi o hanno visto ridotto il proprio reddito”.
Secondo il segretario di Filt Cgil è “inaccettabile”, dice all’agenzia Italpress, che siano “fermi al palo nella discussione del contratto nazionale” e aggiunge: “Speriamo che il segnale di oggi riapra questa trattativa. Sono miopi – continua a dire – se c’è una cosa sicura è che il trasporto pubblico locale dopo la pandemia, anche quando ci sarà la ripresa, non tornerà quello di prima: abbiamo bisogno di ripensare completamente un trasporto pubblico in chiave ecocompatibile e che prediliga gli spostamenti individuali”. C’è bisogno, segnala Stanzione, “di nuove professionalità e di nuove organizzazioni del lavoro, tutti i temi che le controparti dovrebbero affrontare per tempo, discutendo con noi del contratto collettivo nazionale”. Necessità di coordinamento che sottolinea anche Antonio Albrizio, segretario generale di Uiltrasporti Lombardia: “Non si può indebolire ulteriormente il settore che presenta tutta una serie di piccole imprese prive della capacità di affrontare forti investimenti”.
Poi c’è il tasto dolente: Regione Lombardia, che è stata “la grande assente in questi mesi e in questo anno” spiega Stanzione all’agenzia Italpress. Duro il segretario di Filt: “Regione Lombardia si è girata dall’altra parte, non ci ha ascoltato, e risultati sono sotto gli occhi di tutti” dice. Stanzione ricorda: “Abbiamo fatto delle proposte alla giunta, su alcune all’inizio non ci ha dato retta e poi ha dovuto rincorrerle, su altre abbiamo visto che sono dovuti intervenire i prefetti per tentare di costruire un’armonizzazione dei tempi e degli orari nel trasporto pubblico locale”. I sindacati, in maniera congiunta, avevano chiesto che le agenzie di trasporto pubblico locale fossero “dotate di linee guida, perché potessero essere un luogo di armonizzazione”.
Oggi le pretese sono chiare: “che dica come pensa di contribuire ai ristori nei confronti del settore del trasporto pubblico e, visto che c’è stata la proroga del contratto di Trenord (nel dicembre scorso, fino a fine 2021), chiediamo a Regione Lombardia di dirci che idea ha di trasporto pubblico in questa regione”. Anche in considerazione del fatto che, nota il segretario, “la seconda voce di spesa della regione dopo la sanità pubblica è proprio il trasporto pubblico locale”.
Infine, la questione vaccini: “Regione Lombardia ha deciso di fare diversamente rispetto al resto d’Italia e ha detto che ci sono delle categorie professionali che vengono prima di altre. E non sto parlando del personale sanitario ma, per esempio, dei docenti universitari: non si capisce perché il personale che è a contatto col pubblico nel trasporto locale deve essere lasciato indietro. Nel momento in cui si privilegia una categoria professionale rispetto ad un’altra – conclude – non si capisce perché noi siamo fuori”. Amarezza acuita dall’intenzione di Regione Lombardia di affidare le vaccinazioni alle aziende: ‘una scelta – scrivono i sindacati in una nota – che se compiuta amplificherebbe ulteriormente le disuguaglianze fra occupati e non e fra lavoratori delle aziende più grandi e più strutturate e quelle più piccole e più fragili’.
(ITALPRESS).
Sciopero del trasporto pubblico. Alta l’adesione in Lombardia, i sindacati: “Ora riforma del settore”
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