SAVONA: “VOGLIO UE PIÙ FORTE MA PIÙ EQUA”

“Voglio un’Europa diversa, più forte, ma più equa”. Lo scrive in una nota pubblicata dal sito Scenarieconomici.it l’economista Paolo Savona che interviene così sulle polemiche che riguardano un suo eventuale ingresso in un governo Cinquestelle-Lega.

Savona nella nota sintetizza la sua posizione in particolare rispetto agli scenari europei: “Creare una scuola europea di ogni ordine e grado per pervenire a una cultura comune che consenta l’affermarsi di consenso alla nascita di un’unione politica”, “assegnare alla BCE le funzioni svolte dalle principali banche centrali del mondo per perseguire il duplice obiettivo della stabilità monetaria e della crescita reale”, “attribuire al Parlamento europeo poteri legislativi sulle materie che non possono essere governate con pari efficacia a livello nazionale”, “conferire alla Commissione Europea il potere di iniziativa legislativa sulle materie di cui all’art. 3 del Trattato di Lisbona”, “nella fase di attuazione, prima del suo scioglimento, assegnare al Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo compiti di vigilanza sulle istituzioni europee per garantire il rispetto degli obiettivi e l’uso dei poteri stabiliti dai nuovi accordi”.

“Per quanto riguarda la trasposizione di questi miei convincimenti nel programma di Governo non posso che riferirmi al contenuto del paragrafo 29, pagine 53-55, del Contratto stipulato tra la Lega e il M5S, nel quale vengono specificati gli intenti che verranno perseguiti dal Governo che si va costituendo ‘alla luce delle problematicità emerse negli ultimi anni’; queste inducono a chiedere all’Unione Europea ‘la piena attuazione degli obiettivi stabiliti nel 1992 con il Trattato di Maastricht, confermati nel 2007 con il Trattato di Lisbona, individuando gli strumenti da attivare per ciascun obiettivo'”, chiarisce Savona.

“Anche per le preoccupazioni espresse nel dibattito sul debito pubblico e il deficit, il riferimento d’obbligo – afferma l’economista – è il paragrafo 8 di pagina 17 del Contratto in cui è chiaramente detto che ‘L’azione del Governo sarà mirata a un programma di riduzione del debito pubblico non già per mezzo di interventi basati su tasse e austerità – politiche che si sono rivelate errate ad ottenere tale obiettivo – bensì per il tramite della crescita del PIL, da ottenersi con un rilancio della domanda interna dal lato degli investimenti ad alto moltiplicatore e politiche di sostegno del potere di acquisto delle famiglie, sia della domanda estera, creando condizioni favorevoli alle esportazioni’”.

 

 

 

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