MILANO (ITALPRESS) – “Per anni solo l’idea di partecipare al Festival di Sanremo mi aveva frenato, ma ora mi sento pronto. E’ bello esporsi, rischiare anche di essere presi in giro o di leggere commenti tipo: Ma chi è questo?. E’ un modo per crescere e tornare al punto di partenza, con l’energia di chi ricomincia: mi sento più leggero. Questa cosa mi fa tornare a essere debuttante”. Con queste parole Brunori SAS racconta il suo stato d’animo a un mese dalla sua prima volta sul palco dell’Ariston, dove presenterà il brano ‘L’albero delle nocì. “E’ un pezzo che ho scritto in una notte, uno dei pochi che ho scritto tutto di getto, da solo, il sabato di Pasqua. Racchiude tante cose, legate al tempo, alle stagioni, alle inquietudini, al non sentirsi all’altezza, a chiedersi cosa posso trasmettere a mia figlia. Mi sono detto: devo sforzarmi di non mettermi nel ruolo di chi spiega tutto, ma di vivere questo percorso con lei, ammettendo cosa non ho capito e scoprendo insieme le risposte. Il ritornello manifesta la paura di proteggerla troppo dalle brutture del mondo, di mostrarle solo le luci. Questa è la mia inquietudine più grande ed è quello che ho cercato di raccontare nel brano: la paura della felicità”, anticipa il cantautore calabrese.
“Sono felice di partecipare a Sanremo, ma non ho intenzione di scardinare nulla. Non mi sembra ci sia una sacralità da rispettare. E’ un contesto che affronti con leggerezza ma con la consapevolezza che c’è sempre il rischio che l’ironia venga fraintesa. E va bene così, perchè fa parte del gioco. L’importante è rimanere fedeli a se stessi. Se non avessi quest’attitudine, non avrebbe senso partecipare, nè a Sanremo nè a tutto il circo intorno”, continua Brunori che il 14 febbraio pubblicherà per Island Records, il nuovo disco che prende il titolo dal pezzo sanremese e segna il suo ritorno a cinque anni dal precedente ‘Cip!’. Il disco, composto da dieci tracce, è frutto di un lavoro creativo che ha richiesto due anni di riflessione e sottrazione ed è stato realizzato con Riccardo Sinigallia che ne è il produttore.
“Con Riccardo abbiamo lavorato a stretto contatto, esplorando nuove possibilità e cercando sempre l’autenticità. E’ stato un percorso di grande arricchimento: lui non è solo un produttore, ma anche un autore e un cantautore straordinario, che mi ha accompagnato in tutte le fasi del lavoro. Avevo timore che la scrittura turbasse la mia felicità, lui mi ha spinto a togliere il tappeto e a guardare cosa c’era sotto, affrontando con coraggio le mie insicurezze e andando oltre la mia comfort zone. Cercavamo l’urgenza, la necessità, sfrondando tutto ciò che era superfluo. E’ stata un’esperienza incredibile, anche se spesso faticosa, ma sono convinto che si sentirà nelle canzoni”, spiega Brunori che per il titolo di pezzo e album si è fatto ispirare dall’albero di noce che è davanti alla finestra della sua casa di San Fili, in provincia di Cosenza. “Quell’albero è un osservatore silenzioso della mia vita. Mi sembrava giusto dedicargli una canzone che celebra la gioia e l’inquietudine che una nuova nascita porta con sè”, aggiunge.
La nascita citata è quella di Fiammetta che l’ha reso papà e ha segnato l’intero progetto. “Nel disco c’è l’amore che non chiede nulla in cambio, ma anche la paura di perdere questa felicità, il rimpianto per la vita di prima e la consapevolezza del tempo che scorre”, continua parlando dei pezzi del disco che vanno da ‘Per non perdere noì alla sperimentazione de ‘Il morso di Tyson’ scritto con Dimartino, passando per una novità assoluta come ‘Fin’ara lunà, un brano in dialetto cosentino che rappresenta un omaggio alle radici dell’artista. Le radici cantautorali di Brunori SAS, però, sono state in parte rivoluzionate in quest’album in cui esplora altre vie, anche quella dello stornello in ‘Pomeriggi catastroficì, uno dei brani registrati direttamente al cellulare per preservare l’autenticità del momento della creazione. “Volevamo catturare l’emozione genuina, anche a costo di lasciare imperfezioni. Il risultato è un album che rappresenta al meglio ciò che sono oggi”, sottolinea ancora Brunori la cui intenzione è stata fare un disco “che parlasse di gente della mia età ma che potesse anche essere trasversale, arrivare a un pubblico più ampio. Mi piace pensare che possa parlare anche ai miei nipoti, che ascoltano la trap. Volevo una rigenerazione, un punto di incontro tra ciò che siamo e ciò che possiamo diventare”. Pur senza alcuna citazione diretta a Tony F, non è mancato un riferimento alla riflessione sulla libertà degli artisti. “Penso che, quando si toccano determinati argomenti, il rischio peggiore sia scivolare nella retorica, sia da una parte che dall’altra – ha commentato Brunori -. E’ importante affrontare le cose con intelligenza, anche quelle che disturbano o che ti danno fastidio. Io, da ragazzo, ascoltavo Marilyn Manson, ma non per questo facevo riti satanici. Credo che, per comprendere qualcosa, tu debba guardarla in faccia, anche se ti mette a disagio. Questo vale anche per i testi: non credo si debba eliminare ciò che può disturbare, ma usarlo per aprire un dialogo vero e profondo. Buttare il bambino con l’acqua sporca non serve nè all’arte nè alla riflessione». Dopo il Festival, Brunori sarà impegnato in un tour che toccherà i principali palasport italiani e culminerà in un concerto-evento il 18 giugno al Circo Massimo di Roma, dove per la prima volta sarà accompagnato da un’orchestra. “Il concerto al Circo Massimo sarà un’occasione unica per celebrare la mia musica in una cornice suggestiva – ha concluso – unendo il mio repertorio cantautorale con l’energia di una grande orchestra”.
foto: ufficio stampa Goigest
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