Sanità, Quici “Su risorse e strategie la politica ascolti i medici”

ROMA (ITALPRESS) – “Facendo diagnosi e terapia sappiamo con precisione quali sono i malanni dei pazienti ma conosciamo bene anche i malanni del nostro Servizio sanitario nazionale. Allora ci chiediamo: per quale motivo non ci contattate e chiedete cosa ne pensiamo?”. Così Guido Quici, presidente nazionale di Cimo (Coordinamento Italiano Medici Ospedalieri), intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress.
“Nelle dinamiche che andranno da oggi in poi nel prendere atto di alcune cose, perché non chiedono il nostro parere? Poi la politica farà quello che ritiene, ma” al momento “ci sentiamo ignorati del tutto”.
“Mi trovo – ha spiegato – di fronte a due contesti: da un lato l’Agenas sta facendo le dotazioni organiche e non ci ha mai convocato, dall’altro lato non ho visto una commissione istituita a livello del ministero o delle Regioni in cui magari ci avessero almeno invitato a dire qualcosa. Avrei tanto da dire sul Pnrr, per esempio”.
“Mi rendo conto che un’organizzazione sindacale di 18 mila medici ha un suo peso ma non ha la necessaria forza se non supportata dai mass media e da chi condivide i nostri punti di vista”, ha poi evidenziato. Però “ho un documento pronto – ha aggiunto – e, quando vogliono, lo consegno al ministro e alle istituzioni perché tecnicamente siamo in grado di dare il nostro apporto”.
Per il presidente di Cimo “la sanità avrebbe bisogno di tre gambe: fondo sanitario nazionale, Pnrr e magari Mes. La politica ha detto che il Mes lo mettiamo da parte e utilizziamo le altre due gambe. Per la verità, però, una gamba è un po’ sganghera e l’altra ha un’artrosi ben consolidata. L’artrosi ce l’ha il fondo sanitario nazionale”, ha aggiunto. “Se nel fondo mettiamo il costo della siringa, del personale, dei farmaci e dell’ospedale – ha spiegato – e poi lo ripartiamo a livello regionale con modalità di distribuzione che andrebbero riviste, è chiaro che è come un rubinetto che perde acqua: alla fine esce una sola goccia contesa dal cittadino, che ha sempre meno servizi, e dai sanitari, che non hanno i diritti derivanti, per esempio, dalle norme contrattuali che sono inattuate. Si mette in competizione – ha sottolineato – il terminale, ovvero pazienti e sanitari, mentre a monte c’è una dispersione ma soprattutto un’insufficienza di risorse”.
Quici ha sottolineato il tema della carenza del personale. “Durante il periodo Covid è successo che oculisti siano dovuti andare urgentemente nei pronto soccorso perché medici internisti sono dovuti andare a lavorare nelle terapie subintensive proprio perché non c’erano medici – ha spiegato -. La carenza di personale ci preoccupa”.
Il presidente di Cimo si è poi soffermato sul Pnrr: “15,6 miliardi più 5 miliardi di fondi complementari, tutta tecnologia e struttura. Si può riformare un territorio senza riformare contestualmente l’ospedale? La vedo difficile. Vogliamo parlare di prevenzione? Non c’è molto nel Pnrr”, ha affermato. “Le tecnologie sono tantissime ma se non assumiamo i radiologi e i tecnici chi le fa funzionare?”, ha proseguito. Inoltre, “se viene meno l’organizzazione a filiera ma viene rimarcata l’organizzazione per compartimenti stagni, l’allocazione delle risorse rischia di essere fatta in modo inappropriato. La mia preoccupazione – ha sottolineato – è che vengano messe risorse dove non servono giusto per poter spendere i soldi. E poi l’allocazione delle risorse presuppone la formazione del personale ma soprattutto il personale, che manca”. Per i medici c’è anche un altro problema, quello delle “altre professioni che hanno acquisito competenze e pian piano tendono a sottrarle ai medici” perché “il personale non medico costa di meno e di conseguenza si tende sempre di più a ridurre il numero dei medici all’interno delle strutture sanitarie”.
Per Quici “occorrerebbe che il mondo medico si ricompattasse in maniera più strutturata e questo è il motivo per cui – ha detto – da Cimo siamo diventati Federazione e stiamo cercando di aggregare più forze”.
Durante la pandemia i medici sono stati impegnati in prima linea. “Si sono create – he evidenziato – storie veramente importanti che hanno rinsaldato il rapporto medico-paziente che negli ultimi anni era andato alla deriva. Veniamo da una sanità sottofinanziata, disorganizzata, fatta a macchia di leopardo e tutti i punti negativi sono emersi improvvisamente”.
Di fronte alla quarta ondata il presidente di Cimo si dice “molto prudente”: “Se guardo i dati dello scorso anno e quelli di quest’anno c’è una netta differenza. Immagino che ci sarà una recrudescenza ma spero che non sia come negli anni trascorsi. I dati sono confortanti, nel senso che il virus è meno aggressivo in questa fase. Però occorre fare la terza dose, avere molta prudenza, fare molti controlli e soprattutto un’uniformità di intenti. Bisogna resistere e conviverci, nella speranza che in un anno e mezzo o due anni si risolva il problema”.
(ITALPRESS).

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