“C’è analogia tra l’arrivo di Reagan alla Casa Bianca e quello che sta succedendo oggi con la pandemia, perché Reagan arriva alla presidenza degli Stati Uniti quando il mondo occidentale è in una profonda depressione”. Lo ha detto Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia di Stampa Italpress, parlando del suo nuovo libro “Reagan. Il presidente che cambiò la politica americana”.
Per Sangiuliano, Ronald Reagan è arrivato in un “frangente di grande depressione e, con una grande carica di ottimismo, è riuscito a ribaltare questa condizione di enorme sfavore, non solo per gli americani ma per tutto l’Occidente. Anche per l’Italia furono anni molto positivi”. Il presidente americano, che “era stato per due mandati governatore della California”, “credeva nelle potenzialità del ceto medio e non faceva altro che metterlo nelle condizioni migliori per svilupparle”, ha spiegato Sangiuliano. Si tratta di “una grande iniezione di fiducia supportata anche da strumenti normativi che potessero liberare queste forze che ci sono nella società ma che vogliono essere messe in condizioni di potersi esprimere. In Italia – ha aggiunto – ci sono tante forze positive, devono avere la possibilità, la libertà di potersi muovere”.
Il direttore del Tg2 ha spiegato di aver dedicato il libro alla storia del presidente Reagan perché si tratta di “un mito controcorrente della mia gioventù”, ha detto. È, quindi, “un saggio politologico sul mondo conservatore e sulla destra” ma con dentro “la storia umana”. Reagan per Sangiuliano, era “figlio dell’America profonda” e “pian piano, mattoncino dopo mattoncino, ha costruito la sua vita che lo ha portato alla Casa Bianca. Quella di Reagan è stata una rottura”, ha affermato.
Anche grazie alle sue precedenti esperienze il presidente americano ha sviluppato “una forte empatia, un’empatia umana – ha detto – che oggi è un ingrediente imprescindibile della politica. Oggi, se non si ha una capacità di leadership empatica – ha proseguito -, non si va da nessuna parte. L’essere stato attore lo ha aiutato tantissimo. Quando è stato eletto alla Casa Bianca gli hanno chiesto se potesse un attore diventare presidente degli Stati Uniti. Ribaltando la battuta ha risposto: ‘Può un presidente non essere anche un po’ attore?’. Anche nella politica italiana – ha aggiunto Sangiuliano – sono tutti lì a interpretare un ruolo”.
“Con Reagan – ha poi evidenziato – per la prima volta il paradigma cambia ed è un uomo di comunicazione che diventa soggetto politico”.
Fra Ronald Reagan e Donald Trump “esiste un’enorme differenza”. “Reagan – ha sottolineato – era molto rispettoso delle istituzioni, della liturgia istituzionale americana, del Congresso, era un uomo della mediazione, del dialogo, non aveva l’irruenza che ha avuto Trump”. In Italia, invece, Silvio Berlusconi “è stato certamente il politico italiano più vicino a Reagan”. “Forse – ha continuato – gli è mancato l’ultimo miglio, cioè la capacità di non ascoltare le sirene che ti circondano quando sei al potere e di fare le cose che ti sei prefisso di fare”. Però “Berlusconi, come Reagan, ha portato l’empatia in politica”, ha spiegato.
Sangiuliano, citando Giuseppe Prezzolini, si è soffermato anche sull’etimologia del termine ‘conservatore’ che “viene da un’antica parola indoeuropea” che indicava “colui il quale la notte guardava il fuoco e faceva attenzione che non si spegnesse. È una metafora – ha continuato – in cui il fuoco sono i valori di una società, quindi il conservatore è colui il quale presidia i valori di una società. Prezzolini dice – ha proseguito – che il progressista è la persona di domani e il conservatore è la persona di dopodomani perché i grandi conservatori devono essere anche grandi innovatori cioè devono modernizzare la società salvaguardando un nocciolo fondante di valori. Questo è quello che ha provato a fare Reagan”.
Infine, una riflessione sull’attualità di casa nostra: “L’Italia ha accumulato ritardi, ha perso gran parte della sua capacità produttiva, know-how tecnologici, ha una scuola in enorme difficoltà e certo non può essere Draghi con la bacchetta magica a risolvere problemi che si sono accumulati negli ultimi trent’anni. Certamente può essere l’inizio di una fase nuova che però deve vedere la collaborazione di tutti”.
“Sono molti anni che ho abbandonato i giudizi – ha precisato il direttore del Tg2, rispondendo alle domande di Brachino -, adesso mi limito a raccontare i fatti. Di Draghi posso dire che ha un curriculum ineccepibile e abbiamo già visto effetti positivi perché abbiamo avuto un abbassamento dello spread che non avevamo mai avuto. Significa un risparmio per tutti gli italiani sul debito. Abbiamo una persona seria, che ha studiato e che è passata per grandi esperienze internazionali. Già questo nell’Italia di oggi è tantissimo”.
(ITALPRESS).
Sangiuliano “Reagan un esempio per la ripartenza post pandemia”
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