“Salute al nuovo anno”, pochi 9 miliardi per il sistema sanitario

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    MILANO (ITALPRESS) – La bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnr) presentata dal Governo non prevede risorse sufficienti per cambiare il sistema della salute in Italia, in quanto riserva agli investimenti sanitari solo 9 miliardi, ovvero il 4,6 % delle enormi risorse messe a disposizione con il Next Generation UE, 200 miliardi di euro. E’ il messaggio principale emerso dall’evento virtuale intitolato ‘Salute al Nuovo Annò, che oggi pomeriggio ha unito diverse regioni italiane sul tema della salute, mai come quest’anno di pandemia percepita come bene primario da tutelare.
    Promossa dall’associazione ‘Prima la comunità’, rete nazionale di oltre cento realtà del Terzo settore, la streaming ha avuto come base l’Adriano Community Center, nella periferia nord-ovest di Milano, attualmente operativo come “Covid Hotel”. Il dibattito ha coinvolto medici, accademici operatori sociali e rappresentanti delle istituzioni, tutti concordi nella richiesta di un nuovo paradigma in materia di salute, capace di incrociare politiche sanitarie con quelle sociali.
    “Nove miliardi per la sanità sono del tutto insufficienti- afferma don Virginio Colmegna, presidente di ‘Prima la comunità’-. Oggi vogliamo ribadire l’urgenza di una svolta radicale nelle politiche sanitarie che devono difendere il servizio pubblico e promuovere la cittadinanza attiva. Tra gli interventi necessari per la medicina territoriale, chiediamo l’istituzione delle “Case della comunità” e la sperimentazione di nuovi strumenti come i budget di salute di comunità”.
    A riconoscere le scarse risorse destinate al comparto sanità è la stessa Sandra Zampa, sottosegretario al Ministero della salute, che, nel suo intervento, rivela: “Quello che mi ha colpito molto dolorosamente è scoprire che quello che avevamo chiesto si è trasformato in 9 miliardi, che in realtà sono 15, se si calcolano tutti i punti in cui ci sono investimenti previsti in quella bozza di piano del Recovery che abbiamo potuto computare, ma sono però pochissimi”.
    Un segnale, continua Zampa, che il ricordo delle debolezze emerse nella sanità italiana in quest’anno di Covid, “si sta già sbiadendo, e se questo accade nel 2020, lo sforzo di tutti deve essere quello di tenere una memoria molto viva”. Il sottosegretario enfatizza anche la necessità di ridurre le diseguaglianze, che, spiega “in grande misura dipendono dalla organizzazione sostanzialmente federalista del sistema sanitario”. Da qui la necessità di “mettere mano a questo tema, altrimenti- conclude il sottosegretario- noi parleremo sempre di qualche realtà eccellente, anche magari al Sud, ma non avremo quello che serve perchè le persone vivano nel benessere”.
    Da parte sua, l’europarlamentare Patrizia Toia sostiene l’importanza di creare “una sola politica, che metta insieme sia l’aspetto produttivo che quello della salute e del Welfare”. Di fronte alla “grande ondata di digitale che investirà il nostro Paese”, anche nella sanità, Toia evidenzia “che la mole di dati che ne uscirà, dovrà essere un patrimonio comune che deve essere utilizzato dal sistema pubblico” e non privato.
    Se Valeria Negrini, portavoce Forum Terzo Settore Lombardia, ricorda il ruolo svolto dalle organizzazioni del privato sociale, per lo psichiatra Franco Rotelli, tra i protagonisti della Riforma Psichiatrica in Italia segnata dalla legge Basaglia, oggi l’obiettivo è “cambiare le regole con cui viene amministrata la sanità pubblica”. Rotelli cita quindi l’appello intitolato “Uno schiaffo alla sanità” lanciato da una vasta coalizione di associazioni e da Cgil, Cisl, Uil, che rivendica almeno 30 miliardi di euro per finanziare un Piano nazionale dedicato al potenziamento dell’assistenza sociale e sanitaria territoriale.
    “Culturalmente bisogna far capire che la soddisfazione dei bisogni è più facile se siamo una comunità”, afferma Graziano Delrio, capogruppo del Partito democratico alla Camera dei deputati, sottolineando l’importanza “non solo di mezzi appropriati” o di una efficiente “tecnica sanitaria”, ma ” di un’attenzione alla fragilità sociale”. Un ruolo svolto, conclude Delrio, da strutture socio-assistenziale e residenziali come le “Casa di Comunità”, le cui esperienze vanno ampliate.
    (ITALPRESS).

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