MILANO (ITALPRESS) – “La musica è ancora per me un mezzo per divertire e comunicare cose intelligenti”, spiega Enrico Ruggeri che domani pubblicherà per Sony Music il nuovo album, ‘La caverna di Platonè. Il progetto prende il nome dal celebre mito filosofico, scelto in sostituzione di ‘Arrivederci Addiò, ultimo pezzo del disco da cui originariamente doveva prendere il nome. “Era un titolo non certo sorridente”, ammette il cantautore. “Poi è arrivata questa canzone, ‘La caverna di Platonè, e ho riflettuto su quanto sia incredibile che una figurazione di migliaia di anni fa sia attualissima anche oggi. Parla di persone chiuse in una caverna che vedono solo immagini proiettate e pensano che quella sia la realtà. Mi sembra una metafora perfetta per il nostro tempo”. Le 13 tracce dell’album spaziano tra riflessioni filosofiche e storie personali. Tra queste spicca ‘La bambina di Gorlà, dedicata al bombardamento che colpì il quartiere milanese di Gorla nel 1944, inclusa la scuola in cui insegnava la madre di Ruggeri. “E’ un pezzo che affronta la tragedia, ma anche la memoria e il dolore collettivo”.
In ‘Cattiva compagnià, invece, Ruggeri esplora il tema della solitudine: “Per me la solitudine vera è un regno. E’ un momento benefico in cui si spengono le luci, tacciono le voci, e si creano le condizioni per scrivere canzoni o avere idee. Non è mai un isolamento sterile”. L’autore di ‘Quello che le donne non diconò non dimentica il tema femminile e quello dell’amore, affrontandolo con uno sguardo critico. “Non ci sono molte canzoni d’amore nell’album, ma in ‘Come prima più di primà uso un approccio diretto: è uno sguardo affettuoso verso un personaggio femminile che combatte per trovare la propria felicità. Perchè poi nella vita si combatte per cercare di stare bene e trovare la propria collocazione”. Nel disco il cantautore milanese riflette anche sull’Europa cantata anche nella nuova ‘Das Ist Mir Wùrst’, scritta con l’ex Decibel Silvio Capecchia, definita con un “grido di dolore e affetto. L’Europa per secoli è stata un faro per il mondo, con la sua arte, la sua cultura, la sua musica. Oggi invece la vedo come un continente di affari e regole, non quella che ci immaginavamo quando sognavamo l’Europa unita. E’ un’Europa decadente, fatta di corporazioni e sotterfugi”.
L’album sarà presentato in due concerti speciali, l’1 aprile ai Magazzini Generali di Milano e il 3 aprile al Largo Venue di Roma. “Non saranno concerti particolari. Io sono una persona semplice: salgo sul palco e suono. Come cantava Battiato ‘non è colpa mia se esistono spettacoli con fumi e raggi laser’. Saranno concerti essenziali, dove suoneremo e magari racconterò qualcosa a chi verrà a vedermi”. Oltre alla musica, Ruggeri continua il suo percorso televisivo con ‘Gli occhi del musicistà, programma tornato su Rai 2 il 17 dicembre, che andrà avanti fino al 4 febbraio. “In televisione, come nella musica, cerco di fare cultura e divulgazione in modo divertente, senza essere superficiale”, sottolinea Ruggeri, che nel programma ha affrontato anche il tema della comunicazione padri-figli. “E’ qualcosa che mi sta a cuore, anche perchè ne ‘La caverna di Platonè ho collaborato con mio figlio Pico Rama: è un uomo spirituale e un professionista meticoloso, molto attento ai dettagli e, anche se a volte ci scontriamo come capita tra padri e figli, riesce a portare valore al mio lavoro. Abbiamo cantato insieme in ‘Benvenuto chi passa da quì, un brano sull’accettazione di sè. E’ l’unico feat dell’album, perchè non mi interessano marchette o ospiti di facciata”.
Sul Festival di Sanremo, che ha vinto sia in trio con Morandi e Tozzi sia da solista, osserva: “Il Festival è un gioco di società al quale partecipiamo tutti. Mi interessa poco chi vince o quanto ascolti farà. La vera domanda è: cosa resterà tra venti o trent’anni? Ci sono brani di Sanremo che vivono ancora a quarant’anni di distanza. Quella è la misura del successo di un Festival”. A proposito dell’edizione di quest’anno, aggiunge: “Sarà interessante capire quali saranno le canzoni buone in mezzo a trenta. E’ una sfida per chi scrive musica che vale la pena ricordare”. Guardando al futuro, Ruggeri resta lucido e ottimista. “Credo ancora nella comunicazione, nella possibilità di unire cultura e spettacolo. Ma oggi viviamo in una società che ci spinge a essere infelici, perchè quando siamo infelici consumiamo di più. In realtà, la felicità non dipende dai beni materiali – conclude -. Basta guardare New York, dove tutti vanno dallo psicologo, mentre in Africa lo psicologo non esiste”.
foto: Agenzia Fotogramma
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