Un noir con sentimento, trovato nel sottobosco di Roubaix, nelle Fiandre francesi, al confine col Belgio, un tempo città industriale, oggi uno dei centri più poveri della Francia. È la scena di “Roubaix, une lumière”, che il francese Arnaud Desplechin porta in Concorso a Cannes 72. Uno dei film più belli del festival, sicuramente il migliore della compagine d’Oltralpe sulla Croisette di quest’anno. Un noir nella piena tradizione del polar francese, ma percorso da una vena sentimentale e da una dolcezza che promana da una visione umanistica della vita, dall’attenzione per i personaggi, buoni o cattivi che essi siano. Tutto sta nello spirito con cui si muove il protagonista, il commissario Douad (interpretato da un Roschdy Zem che si candida per un posto in Palmarès), arabo francese in servizio nel commissariato della città. La vigilia di Natale diffonde un sentimento soffuso per le strade, ma le miserie della vita non cessano certo per questo di attraversare la città. E il commissario, che è un solitario tanto duro quanto interessato alla vita delle persone, si trova a dover risolvere il caso di una ottantenne trovata strangolata nel suo letto, in un quartiere molto popolare della città.
Le due indiziate sono due giovani donne, due sbandate innamorate vicine di casa della vecchina, interpretate dalle straordinarie Léa Seydoux e Sara Forestier: la loro innocenza o la loro colpevolezza sono la doppia faccia di una realtà di fronte alla quale il commissario Douad e i suoi uomini si trovano determinati. E l’incchiesta per risolvere il mistero, gli interrogatori, le indagini, le ricostruzioni, sono il baricentro instabile della narrazione. Intanto altri piccoli casi animano la scena: una ragazzina scappata di casa, un’altra che ha subito violenza in metropolitana, il nipote del commissario finito in carcere… Desplechin diffonde sulla misera scena della città il suo sguardo caldo, ricco di un classicismo cinematografico che attinge alla migliore tradizione noir francese, in particolare al cinema di Jean-Pierre Melville. “Roubaix, une lumière” è un dramma corale scritto nelle pieghe dell’umanità disumana che si agita nel sottobosco delle nostre città: tutte le tensioni, le paure, le violenze sono per il regista lo schema di una fiaba natalizia in cui la colpa è schiacciante e il perdono non lascia scampo alla verità, per quanto terribile essa sia. Ma tutto ciò non porta con sé rabbia, solo compassione. Una lezione di cinema di altissimo livello, che conferma in Arnaud Desplechin uno dei talenti più alti del cinema contemporaneo, non solo francese.
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