MILANO (ITALPRESS) – Con un Impact Factor 2021 pari a 41.787, la rivista medica Intensive Care Medicine si colloca al secondo posto al mondo tra le pubblicazioni della categoria Critical Care, al primo tra quelle che trattano solo argomenti di terapia intensiva. Il dato diffuso dal Journal Citation Report attesta la crescita del valore della rivista diretta dal professor Giuseppe Citerio, che dal 2019 ha sede presso l’Università di Milano-Bicocca. L’incremento dell’IF è un importante riconoscimento per il lavoro svolto dal comitato editoriale composto composto da Silvia Malosio, Valeria Brancolini e Alessia Vargiolu, e da tutto il team di autori, revisori ed editori che è riuscito a garantire un lavoro di elevata qualità nonostante un’attività professionale resa più gravosa dall’impegno in prima linea sul fronte della pandemia.
“Gli ultimi due anni – sottolinea Citerio, professore afferente al Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università Milano-Bicocca – sono stati straordinari sotto molti aspetti, inclusa la letteratura medica. Nonostante le sfide della pandemia, che hanno colpito il cuore stesso della nostra professione, Intensive Care Medicine ha mantenuto la sua mission, assicurandosi che le linee guida essenziali e gli articoli di ricerca fossero pubblicati in modo tempestivo per assistere la nostra comunità durante questa crisi. Nel febbraio 2020, quando la malattia non si era ancora diffusa in Europa, ICM è stata una delle prime riviste a pubblicare una lettera dei nostri colleghi cinesi che descrivevano le caratteristiche dei pazienti affetti da malattia da COVID-19 in Terapia Intensiva”.
“Il prestigio acquisito dalla rivista Intensive Care Medicine, attestato dall’IF ottenuto, è per noi motivo di grande soddisfazione – afferma la rettrice Giovanna Iannantuoni -. Solo mettendo tempestivamente a disposizione della comunità scientifica ricerche solide è possibile progredire in tutti i settori. In campo medico, ICM ha offerto un prezioso contributo in un momento di grande incertezza dovuto al nuovo coronavirus e continua a farlo in un settore delicato come quello delle Critical Care. E questo è il frutto del lavoro rigoroso di chi conduce le ricerche e di chi ne cura la revisione e la pubblicazione”.
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