RIECCO MIHAJLOVIC “NON SONO EROE, BASTA LACRIME”

Il suo cerchio si è chiuso, uscendo finalmente da quella stanza d’ospedale. Il ritorno alla vita normale sarà graduale ma, “come canta Vasco Rossi, ‘Eh già, sono ancora qua’. E lo sarò ancora”. A oltre 4 mesi da quella conferenza stampa del 13 luglio in cui annunciava di essere affetto da leucemia acuta mieloide, Sinisa Mihajlovic torna a parlare. Lo fa in conferenza stampa allo stadio “Dall’Ara”, affiancato dai medici del Sant’Orsola che lo hanno curato, a un mese esatto dal trapianto di midollo osseo a cui è stato sottoposto. Per il tecnico serbo sono stati 4 mesi e mezzo “tosti”, in cui ha esaurito le lacrime (“mi sono rotto le palle di piangere”), ma in cui “mi sono sentito molto protetto e voluto bene, sentendomi parte di una famiglia ed è stato fondamentale. Sono stato rinchiuso in una stanza di ospedale, da solo. Il mio più grande desiderio era di prendere una boccata d’aria fresca e non potevo farlo. Non mi sono mai sentito un eroe, ma un uomo, sì forte, con carattere, che non si arrende mai, ma sempre un uomo con tutte le sue fragilità”. I medici hanno spiegato che le sue condizioni sono soddisfacenti ma che serve cautela e lo stesso tecnico ammette: “Ho ancora paura, è normale, ma è una paura che ti fa rigare dritto, devo prendere tutto gradualmente. Spero però di uscirne come un uomo migliore. Nella vita precedente la pazienza non era il mio forte ma ho migliorato anche quella e mi godo ogni minuto della giornata. Ora tutto quello che sembrava normale lo vedo in un’altra maniera. Andrò avanti per la mia strada, con le mie forze, sempre con cautela ma quando potrò esserci, ci sarò. Questo mi fa sentire vivo ma non posso andare oltre le mia possibilità: ho sempre ragionato col cuore, ora devo ragionare con la testa”. Mihajlovic sa anche di aver unito il mondo del calcio (“è stato commovente e bello sentire l’affetto delle persone per le quali magari, fino a qualche mese prima, ero il nemico numero uno”) ma ora vuole essere trattato solo ed esclusivamente da allenatore del Bologna. E per i suoi giocatori, presenti a inizio conferenza stampa (“Grazie di essere tornato”, le parole di Blerim Dzemaili), arriva la prima tirata d’orecchi. “Mi sarei aspettato di più dalla squadra. Ho lottato ogni giorno, ho cercato di essere presente, con Skype, con le telefonate, andando alle partite, tutti i giorni ho fatto dei sacrifici per arrivare a un certo obiettivo. Speravo di vedere in campo questo sacrificio ma non è sempre stato così e questo mi dispiace. Sono incazzato nero per i risultati, per il comportamento della squadra, per il gioco, per l’atteggiamento. Da adesso in poi bisogna dare il 200% e abbiamo già cominciato – aggiunge – Dobbiamo ricominciare a fare punti, conosciamo la strada da seguire e dobbiamo riprenderla. Chi non lo fa, avrà problemi con me e vi assicuro che non è una bella cosa. E presto rivedremo il Bologna che io voglio vedere”. Inevitabile, infine, parlare di Zlatan Ibrahimovic che ha aperto alla possibilità di vestire la maglia rossoblù visto il suo legame con Sinisa. “Ci siamo parlati un mese fa, ci siamo risentiti una decina di giorni fa e basta, ora vediamo quello che succede. Lui è interessato, se viene, verrebbe per me, per l’amicizia che ci lega, ma capisco che ci sono altre soluzioni. Prima di prendere qualsiasi decisione, comunque, mi chiamerà ma non credo accadrà prima del 10 dicembre. Nei prossimi giorni ci risentiremo ma per ora è tutto in stand-by”.
(ITALPRESS).

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