Un confronto tra avvocati tributaristi, esperti di diritto e rappresentanti dell’ordine dei commercialisti nel webinar organizzato dalla Camera Avvocati Tributaristi di Palermo con il Patrocinio dell’Uncat e degli Ordini degli Avvocati e dei Dottori Commercialisti di Palermo. Al centro del confronto nel seminario on line che ha visto la partecipazione di 150 professionisti da tutta Italia c’è stata “la responsabilità degli Enti ex D. Lgs. 231/01 e i reati tributari: novità normative ed esigenze di riforma”.
Dal 2020, infatti, sono stati inclusi nella 231 anche i reati tributari, fino ad oggi esclusi, dal modello che ogni impresa può attuare per prevenire tutta una serie di reati. La decisione di includere anche questi reati porta inevitabilmente alla necessita’ di implementare presidi di controllo che siano in grado di contrastare ovvero mitigare il rischio di commissione di tali illeciti.
Occorre, dunque, riconsiderare l’attività di risk assessment e di valutazione dei processi sensibili correlati, al fine di individuare le attività a rischio reato anche alla luce delle interazioni con le fattispecie di reato già esistenti, implementando un processo di gestione della tax governance.
Tra le ipotesi emerse nel corso dell’incontro una divisione dell’applicazione del modello in base alle dimensione delle imprese. Ma anche la richiesta di una riforma più radicale del sistema con la semplificazione delle fattispecie imponibili, il potenziamento dell’Amministrazione finanziaria accompagnata da una significativa riduzione dei costi della compliance (pressione tributaria e adempimenti fiscali).
“Quello di cui abbiamo discusso”, spiega l’avvocato Angelo Cuva “costituisce una ulteriore manifestazione della ‘eterogenesi dei fini’ in cui incorre, purtroppo spesso, il nostro legislatore”.
“Vi è un problema di verifica dell’efficacia delle leggi, di analisi del rapporto tra mezzi utilizzati e fini perseguiti, che spesso conduce a risultati opposti a quelli che si vorrebbero perseguire”, aggiunge il professionista palermitano.
“Se il legislatore non decide, finalmente, di rivedere la logica di contrasto dando maggiore rilievo alla azione sulla normativa sostanziale che disciplina i comportamenti economici rispetto a quella meramente punitiva si rischia che i provvedimenti adottati risulteranno inefficaci e demagogici”, spiega ancora Cuva. “Anzi, potrebbero ripetersi gli effetti negativi registrati con i precedenti provvedimenti in materia penale-tributaria volti ad abbassare le soglie di punibilità, che ha hanno ingolfato le Procure e i Tribunali, determinando, appunto, un effetto opposto alle finalità che si vogliono perseguire e realizzando, così, nel nostro ordinamento, una ulteriore ipotesi di eterogenesi dei fini”.
(ITALPRESS).