“I gruppi autonomi nasceranno già questa settimana. E saranno un bene per tutti: Zingaretti non avrà più l’alibi di dire che non controlla i gruppi Pd perché saranno ‘derenzizzati’. E per il governo probabilmente si allargherà la base del consenso parlamentare, l’ho detto anche a Conte. Dunque l’operazione è un bene per tutti. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Il ragionamento è più ampio e sarà nel Paese, non solo nei palazzi”. Così, in un’intervista a la Repubblica, l’ex segretario del Pd Matteo Renzi formalizza lo strappo nel partito.
Poi, spiega: “Abbiamo fatto un capolavoro tattico mettendo in minoranza Salvini con gli strumenti della democrazia parlamentare. Ma il populismo cattivo che esprime non è battuto e va sconfitto nella società. E credo che le liturgie di un Pd organizzato scientificamente in correnti e impegnato in una faticosa e autoreferenziale ricerca dell’unità come bene supremo non funzionino più”. Quanto all’invito all’unità richiesto da Zingaretti, Renzi osserva: “Non ho un problema personale con Zingaretti, né lui ha un problema con me. Abbiamo sempre discusso e abbiamo sempre mantenuto toni di civiltà personali. Qui c’è un fatto politico. Il Pd nasce come grande intuizione di un partito all’americana capace di riconoscersi in un leader carismatico e fondato sulle primarie. Chi ha tentato di interpretare questo ruolo è stato sconfitto dal fuoco amico. Oggi il Pd è un insieme di correnti. E temo che non sarà in grado da solo di rispondere alle aggressioni di Salvini e alla difficile convivenza con i 5 Stelle”. Per il senatore del Pd “c’è una corrente culturale nella sinistra italiana per la quale io sono l’intruso”, ma “mi fa uscire la mancanza di una visione sul futuro”. Comunque, assicura che non è una vendetta. “Ho votato la fiducia persino al governo coi grillini, figuriamoci se mi preoccupano i risentimenti o le vendette. Mi hanno sempre trattato come un estraneo, come un abusivo, anche quando ho vinto le primarie”. Poi, chiarisce: “A Zingaretti lasciamo la maggioranza dei parlamentari. Mi avrebbe fatto comodo godere della rendita di queste ultime settimane per avere un potere d’interdizione nel Pd. Ma bisogna dire, non interdire. Fare, non bloccare. Proporre, non contrattare. E io credo che ci sia uno spazio per una cosa nuova. Che non è di centro o di sinistra, ma che occupa lo spazio meno utilizzato dalla politica italiana: lo spazio del futuro”.
Su quanti lo seguiranno in questa nuova avventura, Renzi dice: “I parlamentari saranno trenta, più o meno. Non dico che c’è un numero chiuso, ma quasi. La vera sfida saranno le migliaia di persone che sul territorio faranno qualcosa di nuovo e di grande. E la Leopolda sarà un’esplosione di proposte. Ci riconoscerete dal sorriso, non dal rancore. Voi la chiamate scissione, io la chiamo novità. E non mi sentirete mai parlare male di Zingaretti o Orlando o Franceschini: a loro mando un abbraccio e auguro buon lavoro. Quando una storia finisce, finisce”. Sul perché un Pd diviso dovrebbe essere più efficace contro il centrodestra, Renzi chiosa: “Io voglio fare la guerra a chi semina odio. I prossimi anni li voglio passare in contrapposizione frontale contro il populismo di Salvini. Voglio sperare che anche il Pd si preoccupi di lui e non di Matteo Renzi. Non ci sono più alibi, non c’è più il parafulmine, ognuno cammini libero per la sua strada. In mezzo alla gente, non solo nei gruppi parlamentari. La guerra voglio farla a Salvini, non a Zingaretti. Lascio la comodità e mi riprendo la libertà. Ma c’è da costruire un nuovo modello di comunità politica, innovativo, non legato agli schemi ottocenteschi. Io ci proverò con tutto il mio entusiasmo e la mia determinazione. Saremo in tanti”.