“Aspettiamo di vedere chi saranno gli eletti”. Nicoletta Spelgatti è la candidata in pectore della Lega alla regione Valle d’Aosta. Corre da solo il partito di Matteo Salvini alle regionali all’ombra del Monte Bianco, e non ha voluto fare alleanze preventive, nemmeno con Fratelli d’Italia e Forza Italia. Da lunedì sera comincerà il lavoro di tessitura per la 49enne avvocato aostana, che già nel 2018 uscì vincitrice dalle elezioni, salvo venir sfiduciata pochi mesi dopo, dando il via a una serie di ribaltoni che sono la prassi nella Vallée. La legge elettorale è un proporzionale purissimo, preferenza singola e premio di maggioranza, che scatta solo se una lista arriva al 42%. Nessuno ce la farà nemmeno stavolta, ma la Lega dovrebbe risultare il partito più votato, quindi anche per la Spelgatti, serviranno degli alleati.
“Il panorama politico in Valle d’Aosta è incredibile. C’è stato un terremoto che abbiamo creato noi della Lega. Da sola nel 2013 ho iniziato a ricostruire il partito, nel 2015 siamo entrati in due in consiglio comunale ad Aosta, e nel 2018 eravamo in 7 in consiglio regionale. Rispetto a quelle elezioni solo noi, l’Union Valdotaine e il Movimento 5 Stelle abbiamo mantenuto il simbolo. Ma grandi forze del passato non esistono più, e l’Union ha raccolto solo 23 candidati sui 35 massimi presentabili, in tanti hanno dato vita a partiti personali, noi invece siamo entrati in 7 e siamo usciti dal consiglio gli stessi 7, e ora ci ricandidiamo” spiega.
Spelgatti non rinnega quanto fatto nel 2018, quando lasciò dopo pochi mesi. “Dopo un mese e mezzo di presidenza, arrivò il dossier Casinò di Saint Vincent, alla fine, abbiamo anticipato quanto avvenuto a livello nazionale per la Lega, che governava in quel momento. Abbiamo fatto saltare il tavolo, poi sono serviti quattro mesi per avere una nuova maggioranza. Noi abbiamo fatto un’opposizione durissima, e alla fine ci hanno offerto nuovamente di governare, con più assessori di prima, ma abbiamo detto no. Perché tutto il sistema politico locale si stava sgretolando”.
Eppure, nelle liste di tutti abbondano gli ex, compresa la Lega. “C’è stato un cambiamento spaventoso, in questa prateria, vogliamo vedere chi saranno gli eletti, vogliamo guardarli in faccia al di là dei simboli, e poi vedremo cosa fare. Noi guarderemo dappertutto, non vogliamo fare alleanze a monte ma solo dopo il voto parleremo con chi ha voglia di cambiamento”.
La Spelgatti, stando ai sondaggi dovrebbe contare su 10-12 consiglieri con l’obbligo di arrivare a minimo 19 ma meglio abbondare, anche per poter dar vita a una stagione di riforme, partendo proprio da una nuova legge elettorale. “E’ la priorità. L’ideologia della Lega è il nostro collante. In lista ci sono professionisti di tanti settori, in questi mesi c’è stato l’assalto alla diligenza ma abbiamo chiuso porte” garantisce Spelgatti.
E Salvini, cosa dice? “Nel percorso di crescita della Lega, che dura da alcuni anni, Matteo ci è sempre stato vicino, e di questo lo ringrazio. Anche quando mi offrirono nuovamente la presidenza, gli ho chiesto il permesso di rifiutare e lui non ha avuto dubbi appoggiando la mia scelta. Non ci ha pensato due volte, la nostra carta vincente è la coerenza. Siamo la prova provata che in Valle d’Aosta due meno uno fa quattro: qui si premia la coerenza, e chi rinuncia a qualcosa oggi, viene ripagato”.
Un principio alla base anche della formazione delle liste, e del programma che è di ben 54 pagine.
“Sono tutti punti concreti, frutto dell’ascolto che ci arriva dalle professionalità che abbiamo candidato. Sono la nostra carta vincente, rappresentano un pezzo della società. Servono competenze per governare, è un programma realizzabile che si basa sul rilancio economico e sociale”.
Anche la Valle d’Aosta, infatti, attraversa un momento non semplice. “Qui c’è un problema di soldi distribuiti a pioggia in passato. Soldi facili che hanno fatto di ‘mamma Regione’ un ente assistenzialista, che ha coperto l’assenza di un’economia reale. Ci sono 74 partecipate, si deve ripensare il sistema nel suo insieme. Dobbiamo rilanciare il patrimonio culturale e ambientale, collegare i settori economici ai capitali privati. Non si può puntare su un solo aspetto della nostra economia ma si deve creare un volano circolare che generi lavoro e imprenditoria. Si deve pensare alle infrastrutture, dalle società di gestione dell’autostrada, alla ferrovia che è ancora a binario unico”.