Intelligence italiana “Nel 2024 il maggior numero di conflitti dalla fine della seconda guerra mondiale”

ROMA (ITALPRESS) – Il quadro securitario mondiale è in costante deterioramento. E’ quanto emerge dalla Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza redatto dall’Intelligence italiana. Il 2024 è stato l’anno con “il maggior numero di conflitti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: 56” si legge, a cui si aggiungono “attacchi sempre più forti alle fondamenta delle democrazie liberali”.

Il documento evidenzia le principali direttrici di intervento lungo le quali, nel corso del 2024, gli Organismi Informativi hanno operato a tutela degli interessi nazionali, in aderenza ai principi costituzionali e agli obiettivi indicati dal Governo, e sotto il controllo del Parlamento. Come di consueto, riflette la diversificata gamma di minacce alla sicurezza nazionale che sono state alla prioritaria attenzione dell’Intelligence. Al moltiplicarsi degli scenari di crisi si associa, infatti, una loro sempre più profonda interconnessione. Ne derivano fenomeni di minaccia multiformi, sfide securitarie che attraversano domini e travalicano le tradizionali distinzioni operative. Dal rapporto emerge che la minaccia jihadista è tornata a riaffacciarsi in Europa: la guerra nella Striscia di Gaza ha influito non poco.

“Al Qaida e Daesh hanno sfruttato la crisi mediorientale per ispirare soprattutto i giovani – viene riportato -, in alcuni casi persino in età adolescenziale, già presenti in territorio europeo e spesso privi di legami diretti con le organizzazioni jihadiste, a compiere attacchi. Lo scorso anno sono stati 12 gli attentati, il doppio rispetto all’anno prima”. Gli attacchi sono stati prevalentemente compiuti attraverso l’utilizzo di armi bianche e, in misura minore, di armi da fuoco e ordigni esplosivi, da militanti che avevano in genere meno di trent’anni. Alcuni di loro addirittura minorenni.

E secondo l’Intel “anche l’Italia è nel mirino”: l’Italia, osservano i nostri 007, “continua a costituire oggetto di attenzione da parte della propaganda jihadista, in virtù della sua centralità nel mondo cristiano, l’impegno nella coalizione anti-Daesh (quindi la sua dichiarata posizione filo-israeliana) e la presenza, sul territorio nazionale, di luoghi simbolo della cultura e della storia occidentale”. In questo contesto vengono presi come chiari segnali “’attentato incendiario compiuto nella notte tra il 31 gennaio e il 1 febbraio 2024 contro il Consolato statunitense di Firenze” ma anche, pur se compiuta all’estero, “l’azione terroristica perpetrata il 28 gennaio 2024 contro la Chiesa cattolica italiana di Santa Maria a Istanbul, che ha causato un morto e un ferito; azione rivendicata dall’articolazione turca di DAESH come risposta alla chiamata della sua leadership a colpire ebrei e cristiani ovunque nel mondo”. I rischi arrivano soprattutto dal web, luogo in cui agisce la propaganda e la radicalizzazione, dove si “incita al compimento di atti violenti anche nel nostro Paese”. Un altro veicolo è la presenza o il passaggio “di cittadini centro-asiatici e nord- caucasici a vario titolo legati all’Isis della provincia di Khorasan”.

Capitolo conflitto russo-ucraino: la Russia, secondo l’Intelligence italiana, ha rafforzato il proprio ruolo di primo piano nelle offensive “ibride” nei confronti di governi che sostengono l’Ucraina.Il Cremlino sta ampliando la portata e il ritmo delle proprie operazioni asimmetriche contro gli Stati occidentali, compresi atti fisici di sabotaggio a siti militari o di aziende interessate al sostegno degli sforzi militari dell’Ucraina, affidandosi anche a persone che non hanno cittadinanza russa così da potere meglio argomentare la propria estraneità alle operazioni. La volontà russa di compiere azioni violente in Europa occidentale sarebbe il segnale di una strategia finalizzata alla manipolazione della percezione di sicurezza delle opinioni pubbliche europee e alla delegittimazione dei Governi schierati a fianco dell’Ucraina. La Comunità intelligence italiana non ha riscontrato casi accertati di azioni di sabotaggio da parte russa nel nostro Paese, né sono stati registrati eventi di natura violenta sul territorio italiano riconducibili a quella matrice”. Nel terzo anno di guerra, le forze di Mosca “hanno assunto l’iniziativa in quasi tutti i settori del fronte, concretizzando progressivi guadagni territoriali sempre più ampli, anche se al prezzo di perdite altissime, calcolate – lo scorso autunno – a oltre un migliaio di uomini, morti o feriti, al giorno”. Kiev di contro deve fare i conti con la propria “incapacità di reclutare e addestrare un numero di truppe sufficienti”, con le “gravi carenze nel munizionamento di artiglieria e di difesa aerea” e con la “debolezza delle linee difensive nel Donbass”.

Le organizzazioni terroristiche internazionali oggi dimostrano oltre una capacità di adattamento anche l’evoluzione nel modo di comunicare e operare. Le attività di propaganda, di reclutamento, di pianificazione ed esecuzione operativa vengono sviluppate in maniera efficace con l’Intelligenza Artificiale che “facilita e velocizza la creazione di messaggi e contenuti persuasivi personalizzati, utili ad attrarre nuovi sostenitori. Si tratta di un’opportunità a basso costo che permette di confezionare e diffondere discorsi d’odio, materiali di disinformazione, ideologie violente e appelli all’azione attraverso immagini, video e audio fake dall’alto livello di realismo. In relazione ai contenuti dottrinali, inoltre, l’IA agevola la creazione di testi meno complessi e maggiormente fruibili da un vasto pubblico, adattando il linguaggio ai target di destinazione”. Un ulteriore utilizzo dell’IA avviene per “il reclutamento in rete” si continua a leggere nel rapporto: “L’IA può infatti essere impiegata per identificare gli individui più vulnerabili alla radicalizzazione, effettuando poi una distribuzione mirata di contenuti e messaggi estremisti”.

Così, di fatto, l’aggressione arriva dalle reti, dall’uso strategico dell’informazione in un contesto geopolitico che vede l’occidente, Italia compresa, sempre più minacciato da un significativo aumento delle offensive cibernetiche portate contro obiettivi nazionali. E il dato che allarma è che i molteplici attori della minaccia appaiono “per capacità tecniche e disponibilità di risorse” verosimilmente “contigui ad apparati governativi stranieri”. Si parla di Advanced Persistent Threat (APT) o State sponsored: “operazioni particolarmente mirate e persistenti, in genere condotte mediante l’impiego di malware all’interno delle reti bersaglio al fine di mantenere attivi i canali impiegati per l’esfiltrazione di informazioni sensibili o confidenziali dalle infrastrutture di Information Technology (IT) del target”, riporta la Relazione annuale 2025 sulla politica dell’informazione per la sicurezza dal quale si deduce che la sicurezza dipenderà sì dalla difesa militare ma non solo: la strategia dovrà includere anche un piano economico e uno tecnologico.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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