Ranieri salvatore di un torneo alla deriva

Esistono tanti modi per celebrare l’ennesima impresa di Claudio Ranieri. Ha salvato anche il Cagliari, condannando alla retrocessione il Sassuolo. I suoi ragazzi lo hanno portato in trionfo, i suoi tifosi gli hanno dedicato una corale manifestazione di gratitudine, i dirigenti lo hanno gratificato di pur tardivi sorrisi e complimenti, i critici lo hanno applaudito come il maestro che ha offerto spettacolo con un’orchestra felicemente affiatata. Io, che queste note le ho rese pubbliche già da decenni, avendo seguito Claudio nella sua vita di calciatore e nei suoi trentott’anni di tecnico, oggi mi sento di chiamarlo il Salvatore di un campionato che sta andando moralmente alla deriva. Questo gioco non è – come dicono gli snob – venti uomini in mutande che si contendono un pallone (due stanno in porta) ma un’arte popolare, una narrazione favolosa, un evento sociale. E i suoi nemici non praevalebunt. Il calcio è anche produttore di emozioni eterne. Ma qualcuno ha deciso di profanarlo organizzando la fase più delicata del torneo – la zona salvezza – in modo scorretto, negando l’opportunità delle partite contemporanee. Rivedere Udinese-Empoli. Sospetti? Esistesse un ufficio inchieste certe partite si rigiocherebbero. E il Var? Era già uno strumento ingiusto, si è rivelato una buffonata. E cosa vuol dire presentare al lunedì sera la partitissima Bologna-Juventus che non ha peso tecnico decisivo ma è lo show di punta del Giravolta degli Allenatori? Un esempio: Conte o Gasperini a Napoli? E perchè non Allegri? Fossi De Laurentiis lo chiamerei: con immense difficoltà aziendali ha portato la Juve in Champions (un regalo da 100 milioni) e con il finale di Coppa Italia le ha offerto il modo di liberarsi di un vincitore grande ma troppo scomodo. Un suo “Diario juventino” venderebbe milioni di copie.
Adesso – stando ai ben informati – tocca a Motta. Che sarebbe il cinquantesimo allenatore della Signora. Da ammiratore (interessato) gli rivelo una storia che non conosce. Nell’88 diventò tecnico bianconero Dino Zoff, sostituì Rino Marchesi. Superdino guidò i bianconeri per due stagioni senza tituli tricolori ma centrando il double continentale Coppa Italia-Coppa UEFA. Secondo usanza consumata anche con Allegri, il Vittorioso non fu confermato perchè il suo gioco non era abbastanza emozionante e il nuovo vicepresidente esecutivo, Luca di Montezemolo, tifoso del Bologna, decise di portare a Torino nel ’90 il tecnico rossoblù Gigi Maifredi, il Mister balzato alla ribalta con una stagione di bel giuoco che aveva riportato lo Squadrone in Serie A. Amatissimo dai critici giochisti per il suo Calcio Champagne, Maifredi finì la stagione senza portare la Juve in Europa. Anche Thiago ha esibito un Bologna eccellente – Champagne o Prosecco cambia poco – l’ha portato in Champions applaudito dai critici. Sappia che troverebbe una Juve più disastrata di quella che accolse Maifredi. C’era ancora l’Avvocato che richiamò subito Trapattoni. Non è facile “essere da Juve”.

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