L’utilizzo della robotica pervade sempre di più la nostra vita, la nostra quotidianità. Ed è su questo che è incentrato il volume “I Robot e noi” scritto da Maria Chiara Carrozza, ex Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel governo Letta e ordinario di Bioingeneria Industriale nella Scuola Superiore Sant’Anna.
“Forse – ha detto Carrozza a Bari ai giornalisti a margine della presentazione del volume nell’Aula Magna del Dipartimento di Economia, dell’Università – la novità più grande è questa: che la robotica avendo già dominato nel mondo manifatturiero e nella produzione industriale sta entrando nelle nostre case, nelle nostre strade o a scuola con la robotica educativa. Quindi – ha spiegato – ci dobbiamo confrontare con questi alter ego, con l’intelligenza artificiale, ma anche – ha sottolineato – con il corpo del robot, che è un po’ il corpo dell’intelligenza artificiale. Il libro – ha aggiunto Carrozza – si interroga proprio sul nuovo rapporto che si crea fra la robotica e la persona e sul loro dialogo”. “I robot oggi sono una realtà ineludibile – ha detto il magnifico rettore dell’Università degli Studi di Bari, Antonio Uricchio – ma credo che assumeranno sempre più importanza nel futuro. Il rapporto uomo macchina – ha continuato – è cambiato, l’uomo ha dominato la macchina, l’ha utilizzata rendendo la strumento per la propria utilità, ora – ha aggiunto – attraverso l’intelligenza artificiale, attraverso Industria 4.0, il rapporto uomo macchina è profondamente cambiato, ma soprattutto il rapporto macchina macchina”.
“Questo – ha sottolineato Uricchio – determina una profonda modificazione degli assetti sociali, degli assetti economici, e ovviamente offre delle opportunità straordinarie con riferimento anche a settori che hanno una rilevanza per la condizione dell’uomo. Pensiamo – ha spiegato – alla salute dove l’utilizzo della robotica può offrire delle prospettive terapeutiche e chirurgiche assolutamente straordinarie. La sensoristica, le opportunità dei big data – ha ribadito Uricchio – promuovono un utilizzo sempre più spinto della robotica, ma – ha precisato – ovviamente dobbiamo anche valutare gli impatti sull’occupazione e sulla condizione umana. Credo che oggi – ha concluso – quest’incontro offra delle opportunità per un approfondimento senza dubbio particolarmente significativo”.
Il libro si interroga anche su come la quarta rivoluzione industriale avrà un impatto sulla società e come cambierà il lavoro. “Oggi – ha detto Carrozza – parliamo molto del lavoro. C’è chi parla di fine del lavoro. Non sono convinta – ha sottolineato – che i robot ci sostituiranno completamente nel mondo del lavoro, però certamente entreranno nell’industria dei servizi, nella logistica, si trasformerà anche a livello di business della mobilità e dobbiamo pensare a una società differente”. “Occorre ripensare il lavoro – ha detto durante il suo intervento Uricchio – per poter essere in grado di affrontare le sfide del futuro. Occorrono – ha continuato – delle competenze nuove, che probabilmente oggi non sono del tutto presenti. Gli effetti sull’occupazione – ha concluso – sono fondamentali in questa prospettiva, ma possono essere anche affrontati attraverso una capacità di costruire i lavori del domani e formare i giovani”.
Come tutte le innovazioni logiche anche la quarta rivoluzione industriale avrà un impatto importante dal punto di vista sociale. “Sarà più una rivoluzione sociale – ha precisato Carrozza – che una rivoluzione industriale. La maggior parte della ricerca oggi più avanzata – ha sottolineato – si interroga sulle frontiere della ricerca artificiale, su cosa è l’intelligenza. Ancora non abbiamo trovato una definizione. Credo – ha continuato – che la robotica da questo punto di vista si faccia filosofia, perché è un modo per l’uomo di riflettere sulla propria identità nel rapportarsi alle macchine, all’artificiale che poi fa l’uomo stesso. E’ un paradosso – ha sottolineato – costruiamo robot per replicare noi stessi, poi ne abbiamo paura, si crea un antagonismo. Discuterne con i giovani – ha concluso – è un modo per dare misura, concretezza a questa discussione e averne meno paura”.