Roberto Mancini è l’uomo giusto per ripartire, Mario Balotelli ha la chance di diventare finalmente il campione che tutti si aspettano ma la strada per rivedere una Nazionale competitiva e vincente è ancora lunga. Lo sa bene Cesare Prandelli, arrivato su quella panchina dopo il flop in Sudafrica e andato via quattro anni dopo, con l’uscita dell’Italia di nuovo alla fase a gironi di un Mondiale ma in mezzo la finale di Euro2012 persa contro la Spagna. “Quando abbiamo ripreso il cammino, la Nazionale aveva ancora giocatori di grandissima personalità e caratura tecnica come Buffon, De Rossi, Pirlo, avevamo ancora una buona base – ricorda il tecnico di Orzinuovi ai microfoni di ‘Radio Anch’io Sport’ su RadioUno – Mancini invece deve ripartire da capo, con quei giocatori a cui avevamo dato la possibilità di esordire. Il problema è sempre quello, molti giocatori devono fare esperienza con la Nazionale mentre prima arrivavano giocatori che avevano già esperienza internazionale. Abbiamo sempre avuto una buona base, vedi le finali dell’under 17, dell’under 18, fino ai 20 anni siamo molto competitivi, è il dopo che diventa problematico. La differenza è che gli altri vanno all’estero mentre i nostri restano in Italia e questo può essere un limite. I nostri calciatori dovrebbero fare come i sudamericani o come gli altri europei che arrivano da noi giovani. Le seconde squadre? Assolutamente favorevole”. Per Prandelli in Italia ci sono ancora “giovani interessanti, come i giovani che ha convocato Mancini, ma bisogna avere la forza e la capacità di scegliere e programmare”.
Di sicuro l’arrivo in panchina del tecnico jesino è un buon punto di partenza. “Mancini merita tutti i riflettori. Ha messo sul tavolo un valore che non è economico ma nazionale, di prestigio, di rappresentanza. Non è facile rinunciare a un contratto e riproporsi in una situazione molto complicata. Complimenti al Mancio, sta portando grande entusiasmo, grande voglia di ricominciare per cui la base c’è”. E nella nuova Italia di Mancini c’è ancora spazio per Balotelli, uno in cui Prandelli ha creduto molto. “La cosa più importante l’ha detta lui qualche mese fa, dicendo di sentirsi maturo. È padre di due figli e quando sei padre ha delle responsabilità in più. Il talento è sempre stato lì, ora si deve tramutare in qualcosa, deve diventare campione e ha ancora i tempi e i margini per farlo, dipende soprattutto da lui. Quando lo convocammo otto anni fa avevamo visto in lui qualità che pochi in Europa avevano”. Chissà che in Nazionale non torni anche Buffon, vicino all’accordo col Paris Saint Germain: “è uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi, ha superato tanti momenti di crisi dimostrando che con determinazione e talento puoi vincere qualsiasi battaglia. Forse ha ancora qualche sogno, qualcosa da dare e se deciderà di fare questa scelta, vedremo un Buffon ancora protagonista”. Il futuro del calcio italiano passerà anche da quello della Figc: Ventura, per esempio, si è lamentato dello scarso sostegno ricevuto in via Allegri. “Nei miei 4 anni il clima è stato molto sereno e la Federazione molto vicina alla Nazionale, c’erano persone competenti, sensibili”, racconta Prandelli. “C’è stato qualche attrito con la Lega ma non abbiamo vissuto momenti particolari come quelli raccontati da Ventura. Io poi ho dato le dimissioni, l’unica cosa che un allenatore può fare quando non ha potere e non ha la possibilità di fare il proprio lavoro. Un ritorno di Abete? Mi farebbe piacere, è riuscito a portare la Nazionale ai grandi vertici, ha gestito il movimento in maniera straordinaria. Siamo riusciti a fare cose impensabili con lui, anche fuori dal rettangolo di gioco”.
Detto che si aspetta un Mondiale “molto equilibrato” e che le uniche due squadre che a detta sua hanno portato qualcosa di nuovo sono “Manchester City e Liverpool perchè sanno pressare e sanno ripartire in tutte le zone del campo”, Prandelli ritiene che la Champions abbia dimostrato come le italiane “stiano tornando a essere grandi, con le big non partono battute. Il calcio italiano è vivo, dobbiamo essere convinti ancora di più che possiamo fare un ulteriore passo. La nuova Champions? Magari fra qualche anno proporrano un campionato europeo e vedremo cosa succederà al nostro calcio. E’ lì che dovremo essere forti come movimento e ogni volta che c’è la possibilità di dire la propria, gli allenatori dovrebbero esporsi”. Pro Var (“il mezzo più democratico in assoluto che il calcio potesse avere”), dopo le esperienze con Galatasaray, Valencia e Al Nasr Prandelli ha voglia di rimettersi in gioco, preferibilmente in Italia: “mi manca il calcio italiano. Le panchine delle big sono tutte occupate? Ma tutte le panchine sono onorevoli, ricomincerei anche dalla provincia”. Non però da quella friulana: “mi hanno fatto molto piacere queste voci perchè stimo molto la famiglia Pozzo ma sfortunatamente con l’Udinese non c’è nulla”
(ITALPRESS).