Una donna in gravidanza, alla 23esima settimana, malata di leucemia, e’ stata salvata insieme al suo bambino dai medici del Policlinico Paolo Giaccone di Palermo, grazie a una terapia innovativa. La cura veniva testata in Italia per la prima volta su una donna in così precoce stato di gravidanza.
“Siamo profondamente soddisfatti per questo importantissimo risultato, ottenuto con un eccellente lavoro di ricerca e di assistenza – ha detto il rettore dell’Universita’ Fabrizio Micari incontrando la stampa -. Il Policlinico Universitario si conferma sempre più come polo di eccellenza sanitaria e come punto di riferimento, anche a livello nazionale”.
Fabrizio De Nicola, commissario del Policlinico, parla di “uno straordinario lavoro di squadra, che ha coinvolto un nucleo interdisciplinare di grande qualità”.
“Ci siamo ritrovati davanti a un caso di leucemia acuta promielocitica, patologia che all’inizio registra una mortalità per emorragia quasi del 15 per cento. In Italia si registrano circa 150 casi all’anno. Sapevamo che la chemioterapia classica sarebbe stata tossica per il feto, per cui, con il consenso della madre, abbiamo sperimentato una terapia ‘chemio-free’ – afferma Sergio Siracusa, direttore dell’Unità di Ematologia del Policlinico -. Abbiamo somministrato un farmaco a base di acido retinoico, derivato dalla vitamina A. La cura ha avuto effetto: dopo un mese dal ricovero la paziente torna a casa, dove proseguira’ le cure. La terapia è ‘intelligente’ e mirata e viene presa per bocca. Dopo avere ripetuto le diagnosi del midollo, abbiamo scoperto che l’alterazione genetica della patologia non era più presente. E’ stato un doppio successo: madre e figlio stanno benissimo. Per la prima volta su una donna in gravidanza, è stata utilizza questa cura in Italia. Nel mondo ce ne sono stati quattro-cinque del genere a questa età di gestazione, ma nel 50 per cento non è andata bene”.
“Dopo mesi di trepidazione sapere che il bambino e la signora stanno bene è una grande soddistazione – afferma Renato Venezia, Ordinario di Ginecologia -. C’era pur sempre il rischio che la terapia senza chemioterapici desse problemi al feto, che nel nostro caso non sono si sono verificati. La signora Marzia ha portato a termine la gravidanza con un parto cesareo, alla 35esima settimana e 4 giorni. Il 23 aprile il bambino è nato, pesava due chili e trecento grammi”.