ROMA (ITALPRESS) – “Questa guerra traccia un confine tra due popoli che la storia aveva in qualche modo cancellato”. Lo ha detto Ugo Poletti, direttore di “The Odessa Journal”, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress, parlando della guerra in Ucraina. Nel paese “non c’erano ragioni per cui ci fosse questo scontro perché etnicamente era molto meticciato: secoli di impero russo e decadi di Unione sovietica avevano creato un miscuglio”, ha spiegato.
Per il direttore di Odessa Journal, ora “questa guerra è militarmente ormai totalmente dalla parte dell’Ucraina. Militarmente significa anche che un’intera società è rimasta compatta. I soldati in prima linea non combattono se non hanno una motivazione forte e se non hanno dietro una popolazione che li ama e li sostiene. I russi – ha proseguito – non hanno questa forza perché sono stati mandati lì senza spiegare al popolo russo cosa andavano a fare. La guerra ormai è vantaggiosa per gli ucraini e i russi sono in una crisi organizzativa cronica”.
Poletti, che ha scritto il libro “Nel cuore di Odessa”, edito da Rizzoli, ha ripercorso parte della sua storia, da quando si è trasferito dall’Italia nella città ucraina e alcuni momenti del conflitto. “Odessa è stata attaccata e mi sono svegliato sotto i bombardamenti”, ha raccontato. “Nella strategia militare russa, però – ha continuato -, Odessa doveva rimanere intatta: hanno colpito obiettivi militari e non il centro storico. Credo che ci siano diverse motivazioni. Sicuramente è una città emblematica storicamente e culturalmente anche per il mondo russo”.
“Questa guerra – ha sottolineato – sta cambiando tante cose, anche dal punto di vista tecnologico. I partigiani di oggi usano il cellulare e non più il fucile. Ogni contadino ucraino o casalinga faceva i video dei carri e dei mezzi nemici che passavano e li trasmetteva sul canale Telegram all’esercito ucraino. È una cosa nuova che rende ogni civile un partigiano”, ha aggiunto. Oltre alla “grande abbondanza di immagini”, però, ci sono “anche due propagande molto affilate”.
Per Poletti “la propaganda russa ha vincoli fortissimi a livello politico quindi una volta che decide una linea – ha detto – ha una scarsa flessibilità e deve rimanere rigidamente con quella linea. Gli ucraini – ha proseguito – hanno una propaganda che col tempo abbiamo visto cambiare perché anche loro hanno esagerato. Gli ucraini hanno capito che le brutte figure con i paesi occidentali non pagano e allora hanno iniziato ad abbassare il tono”.
In questo conflitto emergono due figure, quelle dei presidenti di Ucraina e Russia, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. “Non è Zelensky che decide cosa fa l’Ucraina – ha evidenziato – ma l’Ucraina che decide cosa fa Zelensky. Non deve essere confuso come un Putin ucraino perché deve rispecchiare, come presidente democraticamente eletto, i voleri del suo popolo. Anche perché è un popolo molto difficile da controllare. Quindi Zelensky – ha continuato – deve stare attento a non scollegarsi. Gli ucraini si identificano in lui però ci sono alcuni oppositori politici, non russi ma ucraini, che sperano in qualche passo falso per rivoltargli contro la popolazione”.
“Per quanto riguarda Putin – ha proseguito -, sappiamo che il sistema di potere russo si basa su un sistema di potere verticale, centralizzato, minaccioso che tiene insieme tutta la Russia. È questa la cosa che spaventa il mondo occidentale, se mettiamo in crisi quel potere nasce il caos. C’è anche un altro problema: la Russia ha una lunga storia di invasioni, occupazioni, persecuzioni e stragi. Per una volta dovrà rendersi conto che c’è una sconfitta e fare un esame di coscienza. Se vogliamo salvare la faccia ai russi, l’aggressività russa rimarrà un pericolo latente”, ha aggiunto.
Infine, una riflessione sul futuro di Odessa e dell’Ucraina. “Questa città – ha affermato – è destinata a un futuro molto interessante. Se parliamo di ricostruzione, sarà un momento magico per l’Ucraina, come lo è stato con l’Italia: abbiamo fatto il miracolo economico, che si fa se ci sono soldi e una classe dirigente motivata e organizzata. Credo che gli ucraini oggi, grazie anche alla guerra – ha spiegato -, abbiano creato una classe dirigente giovane, con ministri molto giovani e motivati. Odessa è il posto ideale dove un’azienda italiana potrebbe arrivare. Vedo una guerra che non durerà a lungo, una possibilità per le nostre aziende e Odessa che avrà un po’ di prestigio: mostrerà all’Ucraina – ha concluso – come si dialoga con l’Europa perché così è nata”.
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